108 anni fa il Piave mormorò. Ricordiamo gli eroi che si sacrificarono per la Patria

l 24 maggio del 1915 l'Italia entra in guerra contro l'Austria-Ungheria puntando alle terre irredente: il Trentino, il Friuli orientale, Trieste e l’Istria (che insieme componevano la regione detta Venezia Giulia); la Dalmazia, e la città di Fiume.

«Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio

dei primi fanti il ventiquattro maggio;

 l’esercito marciava per raggiunger la frontiera

 per far contro il nemico una barriera!

Muti passaron quella notte i fanti,

 tacere bisognava e andare avanti.

 S’udiva intanto dalle amate sponde

 sommesso e lieve il tripudiar de l’onde.

 Era un presagio dolce e lusinghiero.

 Il Piave mormorò: “Non passa lo straniero!”»      

Giovanni Ermete Gaeta, nome d’arte E. A. Mario, racconta così l’entrata in guerra dell’Italia del 24 maggio 1915. Una canzone, “Leggenda del Piave”, che è diventata essa stessa una leggenda, divenendo non solo il vero e proprio inno della Grande Guerra, ma resistendo allo scorrere del tempo e della storia e rimanendo ancora oggi un caposaldo dell’unità italiana.

Una canzone che ancora adesso viene cantata perché ricorda il sacrifico di tutti gli italiani che andarono in trincea a combattere una guerra lunga e dolorosa.

L’entrata in guerra è uno dei momenti chiave della nostra storia nazionale. Con questa decisione il Regno d’Italia decide di ritagliarsi quello status di grande potenza nell’area adriatica e balcanica sempre ambito, entrando in maniera attiva nella storia mondiale. Ma questa è anche e soprattutto una guerra combattuta e voluta per rendere l’Italia libera.

La storia ci insegna che ogni guerra porta distruzione, morte, sangue. Ed è così, perché la guerra non è che la forma più alta di violenza e di aggressione tra popoli.
La Grande Guerra, con i suoi quasi 700.000 morti, è una storia di sofferenza, di brutalità e di logoramento, ma è anche una guerra di unità del nostro paese e dei suoi cittadini.
Perché dal 1915 tutti, dal nord al sud, si riconoscono come italiani e agiscono in nome e per l’amore nei confronti dell’Italia.

108 anni dopo quel 24 maggio ricordiamo quelle giornate del “maggio radioso” non per giustificare o esaltare le brutalità belliche, ma per ricordare come l’Italia e tutti gli italiani si misero a totale disposizione, chi un modo chi in un altro, per il bene del paese.
Era veramente l’inizio di una nuova Italia, pronta a battersi per la propria libertà e per la propria indipendenza. Una nuova Italia, fatta di nuovi italiani che avevano imparato a mettere da parte le diversità linguistiche, culturali, regionali perché erano, semplicemente, italiani. I lunghi anni in trincea avevano fatto emergere un nuovo senso di fratellanza e di condivisione, ancora oggi alla base della nostra Repubblica.

108 anni dopo quel 24 maggio ricordiamo tutte le vittime che nel corso della Grande Guerra persero la vita, fornendo la più alta dimostrazione di amore per la Patria e per la libertà. Un esempio che va ricordato e onorato, perché anche attraverso di loro l’Italia riuscì ad emergere da quel conflitto con coraggio e sacrificio.

Occorre, sempre, ricordare quanti hanno contribuito a rendere grande l’Italia. E bisogna ricordare, ancora e soprattutto oggi, che l’Italia è una e unita, e va difesa. Nel 2023 i nemici dell’Italia sono molti di più rispetto a quell’Impero dell’Austria Ungheria nella Prima Guerra Mondiale.
Sono nemici subdoli, che si presentano sotto forme diverse e nascoste.
In questi tempi di crisi sono molteplici le sfide da affrontare: c’è innanzitutto la necessità di battersi per ottenere di nuovo un assetto geopolitico giusto, così come bisogna proteggere i confini dalle invasioni migratorie. Ma occorre proteggere anche l’economia e l’industria nazionale dalle interferenze esterne, occorre trovare soluzioni alle crisi ambientali, ponendo tra l’altro un limite a quanti millantano di voler proteggere l’ambiente causando più danni che benefici. C’è la necessità di proteggere la famiglia e i figli, così da garantire a quei figli un futuro libero e indipendente. E c’è bisogno di tutelare e amare sempre di più le nostre radici, permettendo agli anziani di vivere una vecchiaia serena e in salute.

Ora come allora l’Italia saprà vincere queste sfide, per quanto complesse e impossibili possano sembrare.

Viva l’Italia, Viva gli italiani!

 

 

 

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.
Redazione
Redazione
La Redazione de La Voce del Patriota

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.