260 milioni di cristiani perseguitati nel mondo. Ecco i dati – shock della World Watch List 2020

Cresce ancora la persecuzione anticristiana nel mondo in termini assoluti, da 245 a 260 milioni di persone vittime di violenze discriminazioni di natura religiosa. Questo è quanto emerge dall’edizione 2020 della World Watch List, la lista dei primi 50 paesi dove più si perseguitano i cristiani al mondo, pubblicata dalla Ong Porte Aperte / Open Doors.

I dati, frutto di un lavoro lungo un anno, sono stati presentati oggi presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati su iniziativa del Presidente dell’Intergruppo parlamentare per la tutela della libertà religiosa dei cristiani nel mondo, On. Andrea Delmastro delle Vedove.  A completare il panel dei relatori anche il Direttore di Porte Aperte Italia, Cristian Nani, il giornalista e scrittore Gian Micalessin e il Reverendo George Mouchi, pastore protestante proveniente dalla Siria e testimone delle atrocità della guerra in quelle aree.

Quello che emerge da rapporto è molto simile ad un bollettino di guerra. 1 cristiano ogni 8 subisce un livello alto di persecuzione a causa della propria fede. Su circa 100 paesi potenzialmente interessati dal fenomeno monitorati dalla ricerca, 73 hanno mostrato un livello di persecuzione definibile alta, molto alta o estrema.

Il numero di cristiani uccisi per ragioni legate alla fede scende da 4.305 dello scorso anno a 2.983 del 2019, 8 ogni giorno. La Nigeria guida la classifica dei massacri per mano soprattutto degli allevatori islamici Fulani, ben più letali dei terroristi di Boko Haram. La Repubblica Centrafricana e, in particolare, lo Sri Lanka, con il terribile attentato di Pasqua 2019, sono rispettivamente il 2° e 3° paese per numero di uccisioni.

Al di là delle uccisioni legate alla fede, sconcerta anche il notevole aumento della “pressione” sui cristiani, in un mix di vessazioni, aggressioni, violenze e discriminazioni.

11 le nazioni che rivelano una persecuzione definibile “estrema”, di fatto le stesse dell’anno scorso. Al primo posto, sin dal 2002, troviamo ancora la Corea del Nord, dove non cambiano le stime sui cristiani detenuti nei campi di lavoro per motivi legati alla fede (tra i 50 e i 70 mila). Anche Afghanistan (2°), Somalia (3°) e Libia (4°) totalizzano un punteggio uguale o superiore ai 90, ma con fonti di persecuzione diverse rispetto alla Corea del Nord, connesse a una società islamica tribale radicalizzata e all’instabilità endemica di questi paesi: la fede va vissuta nel segreto e se scoperti (specie se ex-musulmani), si rischia anche la morte.

Salta all’occhio anche l’impennata di chiusure, attacchi e distruzioni di chiese ed edifici connessi (scuole, ospedali, ecc.): ben 9.488 (contro 1.847 dell’anno precedente), 26 ogni giorno, di cui oltre 5.500 nella sola Cina. La Cina sale dal 27° al 23° posto, attuando tra le altre cose una sempre più stringente sorveglianza, anche tecnologica, sulle attività cristiane. Il numero di cristiani cinesi è cresciuto molto, al punto che si sostiene superino il numero dei membri del partito comunista.

E ancora: 1.052 Cristiani rapiti, 2 ogni giorno;  8.537 Cristiani violentati o abusati sessualmente, 23 ogni giorno

“Continua a peggiorare la condizione dei cristiani nel mondo: 1 cristiano ogni 8 sperimenta un alto livello di persecuzione – dichiara  Cristian Nani, direttore di Porte Aperte/Open Doors – Fuoriuscire dalle mere dichiarazioni per agire concretamente diventa un imperativo di governi e istituzioni o saremo ricordati per aver chiuso gli occhi di fronte a una delle più imponenti persecuzioni di massa mai sperimentate in questa terra In Iraq dal 2003 ad oggi è sparito l’87% dei cristiani, mentre in Siria dal conflitto civile il 66%. È emergenza assoluta: il Risiko di interessi economici e geopolitici in Medio Oriente deve lasciare spazio alla causa dei cristiani perseguitati!”

“260 milioni di cristiani perseguitati nel mondo, 8 cristiani uccisi ogni giorno per la loro fede. È genocidio ed è ora di dirlo – chiosa Andrea Delmastro delle Vedove, Capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione affari esteri alla Camera dei Deputati e Presidente dell’Intergruppo parlamentare per la libertà religiosa dei cristiani nel mondo – È  ora di reagire: bisogna subordinare i fondi per la cooperazione a precise garanzie di libertà religiosa per i cristiani, specifici fondi ai cristiani d’Oriente per il diritto a non emigrare, nessun trattato bilaterale con Paesi che perseguitano i cristiani. Tutto il contrario di un Governo che, a partire dalla Via della Seta, dimostra di subordinare diritti religiosi a presunti e non dimostrati vantaggi economici. È ora di esercitare un vero e proprio ‘hard power’ per difendere il diritto dei cristiani ad esistere”.

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