Abbandono scolastico bambine islamiche. La Meloni interroga il ministro Bianchi.

Si avvicina il momento del rientro a scuola e lo spauracchio della DAD aleggia nuovamente sul capo degli studenti italiani.

Sarebbe il terzo anno consecutivo che la popolazione studentesca affronta il percorso scolastico alternando fasi in presenza e fasi di didattica a distanza, con tutte le conseguenze negative che questo metodo ha determinato.

Uno degli effetti più rovinosi è stato l’incremento sensibile dei casi di abbandono scolastico, che in Italia già supera di molto la media europea e, in base a dati non ancora ufficiali, nel settembre dello scorso anno non avrebbero fatto rientro in classe almeno 200.000 studenti.

Le statistiche del MIUR degli scorsi anni hanno registrato una pericolosa rilevanza del fenomeno della dispersione scolastica tra i bambini stranieri, ed in particolare tra bambini provenienti da nazioni prevalentemente musulmane come l’Egitto, il Pakistan, il Bangladesh, il Senegal e la Costa d’Avorio. Inoltre, una ricerca effettuata nel 2017 dall’Associazione ACMID – Donna Onlus, che tutela i diritti delle donne musulmane in Italia, segnalava che in Italia sessanta bambine musulmane su cento sono costrette dai genitori ad abbandonare la scuola tra la quinta elementare e la prima media, un dato estremamente preoccupante, che è verosimile che la DAD abbia contribuito ad incrementare.

Le bambine che vengono strappate all’obbligo scolastico sono destinate a diventare totalmente dipendenti dalle famiglie, avvinte a queste da un vincolo di soggezione, con scarsissime possibilità di emancipazione materiale e culturale. Queste bimbe sono in buona sostanza destinate a diventare NEET “Not in employement, education and training”, ossia giovani che non studiano e non lavorano;  un esercito di invisibili che non ha tutele, che non è garantito, che non è monitorato, ciò che rischia di generare vere e proprie sacche di  moderna schiavitù.

Tutto questo accade nel silenzio generale della politica, che però se c’è da brigare per il DDL Zan per lo ius soli è in prima linea, facendosi latrice di battaglie ideologiche che nulla hanno di aderente ai bisogni del popolo e delle fasce deboli della società. Ma nel quadro desolante disegnato dalla sinistra, in buona compagnia di vessilliferi assoldati tra le fila di chi forse vive la politica con un latente complesso di inferiorità, c’è una voce fuori dal coro: Fratelli d’Italia. E’ di ieri un’interrogazione a prima firma dell’On. Giorgia Meloni, con la quale si chiede conto al Ministro dell’Istruzione, esigendo che monitori, valuti l’entità del fenomeno e sensibilizzi le comunità islamiche al problema. E non le manda a dire la Meloni, chiedendo senza mezzi termini di  sapere se c’è volontà di intervenire con azioni concrete, affinché sia garantito il diritto fondamentale all’istruzione e la tutela dell’infanzia, presupposto fondamentale di ogni stato di diritto.

Così, ancora una volta, a difendere i più deboli ci pensa quella che nella narrazione mainstream è la destra arcigna e xenofoba, sprezzante di diritti e valori, che tuttavia sembra davvero stare in beata solitudine ad occuparsi dei bisogni dei più fragili.

E nella speranza che dal prossimo autunno per tutti gli studenti d’Italia si riaprano con continuità le porte delle scuole, l’auspicio è che siano proprio le istituzioni scolastiche a garantire i percorsi di emancipazione e affrancamento da quei modelli culturali devianti, che vogliono le donne sottomesse, schiave, senza diritti e senza futuro.

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