44 anni fa la strage di Acca Larentia, due giovanissimi missini falciati dal terrorismo rosso e il terzo caduto poco dopo sotto i colpi della polizia. Una ferita che sanguina ancora perché non è stata neanche alleviata dalla giustizia, che non ha mai individuato i colpevoli. ANPI oggi che fa? Chiede di vietare le commemorazioni, perché atti squadristi, fascisti, sediziosi, e pericolosi anche sotto il profilo sanitario.
Ed è la prova che i comunisti di oggi di si stiano adattando bene all’andazzo autoritario che giustifica ogni stretta ai diritti ed alle libertà sulla base di un pericolo per la salute pubblica. È un chiaro segnale del fatto che nel marasma che da due anni a questa parte sta investendo la nostra povera Italia, la libertà, in ogni sua forma ed espressione, sia messa a durissima prova.
Ma in disparte l’analisi del contesto, che avrebbe bisogno di un approfondimento ben diverso, ciò che balza prepotentemente all’occhio è la sfacciata volgarità della posizione di ANPI. Chiedere di vietare le commemorazioni per tre giovani di destra, morti per mano del terrorismo comunista, va al di là di ogni immaginazione e si colloca nell’alveo della pretesa arrogante e ingiustificata. Un comunicato stampa delirante in cui senza mezzi termini si chiede di imbavagliare le espressioni, di censurare le convinzioni, di negare i diritti, di soffocare i ricordi, di sopprimere i sentimenti, di incatenare le idee, di annientare la memoria. In perfetto stile stalinista.
Sarebbe preoccupante davvero se non fosse che a dirlo è un’associazione che ormai appare in strada con qualche banchetto a sparpagliare spillette e cappellini una volta all’anno e che ha più addetti stampa che iscritti. Tuttavia è la spia di quanto ci si stia pericolosamente abituando al fatto che chiedere di negare i diritti altrui sia normale, che sia giusto e quasi doveroso imporre un modello e ricacciare nell’illegittimità il modello inverso.
Ma questa tendenza è proprio l’humus in cui quel delitto ancora impunito è maturato, lo stesso odio cieco che ha portato dei diciottenni a cadere sul selciato. Condizioni diverse, ma stessa attitudine ed è da questo pericolo che ci dobbiamo in ogni modo difendere. E per difenderci occorre ricordare, qualunque cosa blateri ANPI, occorre tenere viva la memoria, per quei giovani figli d’Italia, morti troppo presto, falciati da una raffica di mitra perché avevano nel cuore un’idea, in tempi difficili e bui, forse a volte con un po’ di paura – quella che si ha da bambini – ma con immenso coraggio – quello dei veri uomini – lottavano per la libertà e fino all’estremo sacrificio si donavano alla comunità.
A Franco, Francesco e Stefano, il loro sacrificio non è stato vano.
Cosa si può dire per commentare, che non sia già risaputo e stato detto? Sono comunisti, gli stessi comunisti che nel primo dopoguerra in provincia di Reggio Emilia hanno terrorizzato le campagne con delitti ributtanti, e tutta l’Italia cercando di procedere ad una pulizia etnica : di chi non la pensava come loro. A Viadana prov. di Mantova, mio padre che stava suonando con la sua orchestra in una balera all’aperto chiamata Rotonda Giardini fu intimato di suonare Bandiera Rossa. Se non l’avesse fatto tornando a casa la notte non avrebbe trovato ne moglie ne figli. Oggi questo potrebbe far ridere, ma a quell’epoca imperversando il Triangolo della Morte nel vicino reggiano, con le notizie che ci raggiungevano quotidianamente, fummo aiutati dai Carabinieri a vegliare di notte per diverso tempo. Questo sono i comunisti, quelli di ieri, quelli di oggi e così saranno sempre.