Nel fantastico mondo del Sindaco grillino di Acireale il Coronavirus è argomento quasi ironico meritevole di un bel post su Facebook. Un matrimonio civile, in piena emergenza, con il blocco delle celebrazioni religiose e i divieti di assembramento, i feretri spesso accatastati nelle camere mortuarie, in attesa che gli operatori cimiteriali vengano dotati di dispositivi di protezione individuale; un matrimonio civile mentre si chiede ai cittadini di non muoversi da casa, si invoca l’Esercito per far rispettare le disposizioni governative, si linciano a mezzo social i cittadini che non comprendono la gravità del momento e si abbandonano a uscite inutili o pratiche ludiche.
L’ineffabile Stefano Alì, ingegnere prestato alla politica, pubblica il post e lo difende a spada tratta, fra gli insulti degli Acesi (anche di fede pentastellata) e l’incredulità di chi legge la notizia sui social e guarda le foto: tutti con le mascherine, abbracciati, a pochi millimetri l’uno dall’altro, persino un bacio fra gli sposi “mascherina contro mascherina”. Incredibile. E non tanto per la legalità o meno dell’atto o per la sua “differibilità”, quanto per l’irrispettosa incontinenza social del primo cittadino, impaziente di mostrare questo fenomeno del “matrimonio al tempo del Coronavirus”. Il tutto a poche ore di distanza dalle immagini del corteo di mezzi militari che lascia Bergamo per trasportare i feretri altrove per la cremazione, così come nel bel mezzo di un probabile inasprimento delle misure di contenimento e del blocco totale di ogni attività su modello cinese.
Uno scivolone, mediatico, culturale, politico, umano e, forse, anche una violazione ostentata delle norme emergenziali.
Caro Sindaco, accenda la televisione e spenga i social: nel mondo reale i cittadini tengono le distanze in pubblico, anche con le mascherine, escono solo per estrema necessità e piangono nel vedere il disastro delle terapie intensive di tutta Italia.
E non siamo ancora certi che loro, gli Italiani, vivranno felici e contenti.