Classe 1969, indipendente di centro-destra, laureata in Giurisprudenza e Avvocato, modella di livello internazionale negli anni passati, poliglotta, oltre ad essere una bella signora, il sindaco di Savona, Ilaria Caprioglio, sta mostrando anche una tempra da combattente.
Prova ne è che sotto la sua guida in Consiglio Comunale è passata la linea voluta dalla Lega che chiede di alzare la Tari a chi affitterà case a migranti o a richiedenti asilo, considerando così anche le abitazioni private come residenze alberghiere. Una decisione che ha immediatamente scatenato le lamentazioni dell’opposizione, tanto che i Verdi sono arrivati a presentare un esposto in procura, chiedendo di verificare “se gli atti compiuti non configurino ipotesi di reato volte al compimento di atti di discriminazione razziale“. Il tutto schierandosi a fianco della Diocesi di Savona-Noli, della Fondazione Caritas, dell’Arci e, più in generale, di tutti quelli che, siano privati o cooperative o enti, sono giornalmente impegnati nella collocazione dei migranti in tutte le strutture possibili.
In pratica, il provvedimento equiparerebbe le case anche private messe a disposizione “dell’accoglienza”, ai bed&breakfast, alle case vacanza o, più in generale a impianti alberghieri visto che anch’esse generano elargizione di denaro, siano pure fondi pubblici destinati ai migranti. L’aumento della Tari sarebbe dunque di notevole impatto soprattutto per le cooperative e finirebbe per mettere in difficoltà il sistema accoglienza così come oggi ancora concepito in Italia. Intanto, per calmare le acque subito agitate, è intervenuta Silvana Montaldo, assessore al Bilancio, che ha detto: “Siamo ancora nella fase dell’atto generico perché per mettere in pratica la mozione bisognerà comunque intervenire sul regolamento della Tari per decidere come cambiarlo”.
Tutti tranquilli, dunque? Nemmeno per sogno, soprattutto perché ormai sono più di uno i comuni italiani che cominciano a immaginare simili svolte. A Febbraio fu il sindaco di Turbigo, in provincia di Milano, a lanciare una proposta simile, tanto che il Corriere della Sera si prese la brida di effettuare qualche conto, per vedere come sarebbero potute cambiare le cose. Venne fuori, sempre secondo il quotidiano di via Solferino, che chi pagava attualmente 159 euro per una casa di un centinaio di metri quadri, avrebbe visto lievitare la spesa fino a 900 euro se avesse deciso di affittare a un migrante, demolendo così quell’idea malsana di un “business più lucroso della droga”.
Seguiremo la questione e vedremo in futuro come evolverà.