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Cara Giorgia
Lei è una delle poche persone (forse l’unica) che stimo in questo marasma politico. Detto questo devo però spiegare perché non sono d’accordo nella sua analisi sull’Afghanistan. Intanto fu Trump a volere il ritiro delle truppe americane, addirittura fissato prima della data poi indicata da Biden, mi sembra maggio 2021, Biden se mai l’ha prolungato il ritiro delle truppe al 21 settembre 2021. Poi in Afghanistan ci siamo andati mica tanto di nostra volontà, ma tirati per i capelli dagli Stati Uniti che pretesero l’applicazione dell’articolo dell’alleanza Nato che imponeva l’intervento degli aderenti al Patto ad una aggressione ad un paese membro (Gli U.S.A. affermarono di essere stati attaccati dall’Afghanistan, per il fatto delle Torri Gemelle, affermazione abbastanza ridicola, ma visto che proveniva dal Padre Padrone della Nato, ossequiosamente accettata, con le conseguenze del caso, 53 morti, a parte 9 miliardi di euro buttati per niente). Dopo vent’anni di “occupazione militare” (gli invasori eravamo noi) i tanto vituperati Talebani ora si sono ripresi semplicemente quello che era loro l’Afghanistan. Adesso si sentono cose terribili: le donne torneranno nel medioevo islamico, saranno date in sposa ai guerriglieri contro la loro volontà, i progressi della democrazia (loro non la vogliono!) annullati, l’oppio inonderà il mondo occidentale (il Mullà Omar fu l’unico nel 2000-2001 a azzerarne la produzione). Il terrorismo ritornerà (ma se i talebani combattono Al-Quaeda, e in vent’anni non hanno mai organizzato un atto di terrorismo al di fuori dell’Afghanistan, a parte il Pakistan). Sembra quasi che il nostro sia stato un intervento per portare la democrazia e liberare le donne dal burqa, non un intervento per combattere un terrorismo (per altro inesistente). E finisco qua per non tediare oltre anche se ci sarebbero altre cose da dire per un’analisi più approfondita.
Crolla l’Afghanistan e con esso tante illusioni. Parte la ridda delle responsabilità e dei commenti. Biden scarica sul passato e i suoi predecessori; Trump dice che è colpa di Biden. Certo è che l’orgogliosa Stars and Stripes viene ancora ammainata di corsa e portata ingloriosamente a casa dopo aver versato invano fiumi di sangue (anche di 53 italiani) e di denaro in una “sporca” guerra. Già qualcuno di questo occidente vigliacco comincia a chiedere se si sia fatto abbastanza per “capire” i talebani. Forse era meglio pensarci prima.
Si è ripetuto un errore tante volte commesso. Quello di pensare alla dea democrazia come ad un modello universalmente valido da esportare/imporre dappertutto. E’ uno sbaglio già fatto (involontariamente ?) da Obama in Tunisia, Libia, Egitto, che doveva assicurare democrazia per tutti e ci ha dato un Mediterraneo assolutamente instabile con la crescente influenza della Turchia di Erdogan. Dovremmo forse chiederci perché questo sistema attecchisce in nazioni di tradizioni cristiane e quasi mai altrove.
Si è ritenuto che il sacerdote di questa impareggiabile dea sia il denaro e che armando , stipendiando, corrompendo e foraggiando alcuni “indigeni” sia realizzabile l’incontrastata affermazione del suo culto.
Oggi i talebani ci dimostrano per l’ennesima volta il contrario. L’hanno già fatto gli afgani contro inglesi e sovietici, come l’avevano fatto i viet contro gli americani. E’ la loro rabbia e determinazione a farli vincenti. E’ la loro motivazione “ideale”, religiosa, che li porta ad affrontare sacrifici e morte, contro nemici più armati e più potenti, e che consegna loro la vittoria finale. Ma, ancor più, è la mancanza di tali idee-forza sul fronte opposto che spiega il velocissimo dissolvimento di quello stato afgano che gli occidentali in 20 anni avevano messo in piedi con grande dispendio di uomini e denari. Dove sono gli afgani ben armati ed addestrati che dovevano difendere la democrazia a cui si erano convertiti? Alzano le braccia e consegnano le armi o scappano per salvare la pelle.
Non intendiamo certo fare l’apologia degli studenti (?) coranici, ma una lezione dovremmo trarlo una volta per tutte. Il fattore decisivo di una guerra rimane l’uomo e la sua capacità di dare la vita per un ideale. E’ qualcosa di cui l’occidente dovrebbe ricordarsi e cominciare a chiedersi perché questa preziosissima merce sia ormai così rara dalla nostre parti. E’ un’analisi che ci porterebbe lontano ma senza la quale la trama storia, anche quella ancora da scrivere, rimane incomprensibile.