Agricoltura È, Hansen: “Concedere a Stati membri flessibilità per politiche adeguate ad esigenze locali”

“È un grande piacere essere con voi. Siamo qui oggi, il 25 marzo, 68 anni dopo la firma del Trattato di Roma. Credo sia molto importante ricordare anche i tre obiettivi stabiliti, quelli che sarebbero poi diventati i fondamenti della Politica Agricola Comune. Aumentare la produttività e stabilizzare i mercati, assicurare la disponibilità di cibo a prezzi ragionevoli e garantire un giusto tenore di vita agli agricoltori”. Così il Commissario UE per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale Christophe Hansen nel corso del punto stampa in occasione della conferenza ‘Agricoltura E’ che domani chiude i battenti a Roma. Per il Commissario UE per l’Agricoltura, in sintesi, questi obiettivi siano validi come lo erano 68 anni fa, perché “vediamo che il settore agricolo è sotto pressione per ragioni geopolitiche, ne siete tutti consapevoli, ma anche per ragioni interne. E credo che sia molto importante ridare speranza al settore”. 

In buona sostanza, per Hansen il settore è stato messo in un angolo come parte del problema quando si tratta di cambiamenti climatici e altre sfide. “Io, invece, vedo il settore agricolo come parte della soluzione, perché gli agricoltori sono le prime vittime del cambiamento climatico quando si tratta di inondazioni e siccità. Ma sono anche la nostra migliore linea di difesa. E credo che dobbiamo prendere in considerazione gli agricoltori e cambiare anche le nostre politiche, in modo che si basino più sugli incentivi e meno sugli obblighi imposti dall’alto. Inoltre, è molto importante avere un approccio territoriale, perché l’agricoltura da nord a sud, da est a ovest non è la stessa. Le strutture delle aziende agricole sono diverse. Le condizioni geografiche e climatiche sono molto diverse”.

Che fare, allora? Per il Commissario europeo: “Dobbiamo concedere agli Stati membri la flessibilità necessaria per elaborare politiche adeguate. E questo vale anche per i grandi Paesi come l’Italia dove, da una regione all’altra, possono esserci enormi differenze nella struttura, ma anche nelle diverse condizioni di produzione. Ed è per questo che abbiamo rappresentato anche noi, e l’ho fatto insieme al Vicepresidente esecutivo, Raffaele Fitto, una visione per il futuro dell’agricoltura e dell’alimentazione”.

“Questa visione ha alcuni punti centrali. Uno di questi, quando parliamo di sicurezza, è anche quello di porci la domanda: chi coltiverà le nostre terre tra 20 anni, per esempio? E poi c’è un problema enorme quando si parla di rinnovo generazionale. Solo meno del 12% degli agricoltori dell’UE ha meno di 40 anni, mentre l’età media è di 57 anni. Quindi, se non cambiamo rotta oggi, mancheranno gli agricoltori che coltivano la nostra terra e perderemo la produttività e l’indipendenza nella produzione alimentare. Perciò è molto importante cambiare ora il punto di vista sulla politica agricola. E la grande domanda è: cosa facciamo per creare un ambiente di lavoro e di vita per le giovani generazioni che sia valido oggi, ma anche nel 2040? Ed è questo che volevamo fare con questa nuova visione per il futuro dell’agricoltura e dell’alimentazione, che abbiamo appena discusso con il ministro, ma anche con tutti gli stakeholder, le organizzazioni e i settori agricoli, ed è stata ben accolta perché tutti dicono che il tono di Bruxelles è cambiato. E credo che questa sia anche la nuova impronta della nuova Commissione, che ha un punto di vista diverso per riportare l’agricoltura e il settore agricolo al centro, per rimettere al centro della discussione termini e parole come produttività e competitività”.

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Giovanni Curzio
Giovanni Curzio
Giovanni Curzio, 21 anni, napoletano, studente alla facoltà di Giurisprudenza della Università degli Studi Suor Orsola Benincasa. Da sempre è appassionato di giornalismo sia di cronaca che sportivo. Collabora anche con agenzie di stampa ed emittenti radiofoniche e televisive della Campania.

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