Al via la riforma fiscale: l’obiettivo “fisco amico” del governo Meloni

Si può dire che sia partito oggi l’anno della nuova fiscalità targata centrodestra. I decreti attuativi pubblicati durante le festività natalizie danno il via a un nuovo percorso del fisco italiano, nell’intento di creare, nel tempo, una nuova idea di fiscalità, che non assilli chi produce ma, al contrario, sia più vicino alle esigenze di famiglie e imprese. I primi benefici arriveranno già in questo mese. I decreti riguardano materie importanti: Fiscalità internazionale, Contenzioso tributario, Adempimento collaborativo, Nuovo statuto del contribuente, Adempimenti-versamenti e prima revisione dell’Irpef. “Dopo i sei decreti legislativi approvati in maniera definitiva e già entrati in vigore – ha dichiarato il viceministro dell’Economia Maurizio Leo a Il Messaggero – puntiamo a portare a casa anche quelli riguardanti il Concordato preventivo biennale e la disciplina dei giochi a distanza”.

“E – continua Leo – non ci fermiamo qui: presenteremo anche i decreti su sanzioni e riscossione, altri due temi sui quali urge un intervento normativo”. Nodo indiscusso della riforma è la revisione dell’Irpef, che prevede l’accorpamento dei primi due scaglioni Irpef passando da quattro a tre, dopo che una diminuzione si ebbe già con la legge di Bilancio 2023. L’accorpamento ha portato a una riduzione dell’aliquota da 25% a 23% per i redditi da 15.000,01 a 28.000 euro; riduzione che si aggiunge al taglio del cuneo fiscale previsto fino al 7%. Queste due misure sono le due più corpose della manovra 2024, con un valore rispettivamente di 4,1 e di 10,7 miliardi di euro. Il governo è intenzionato a continuare su questa strada allargando la platea a cui è diretta la decontribuzione. “Sono convinto – dice ancora Leo – che non si può pensare di tassare chi ha 50 mila euro lordi di reddito con un’aliquota che, comprendendo anche le addizionali regionali e comunali, raggiunge in alcuni casi anche il 50%”. Oltre i redditi bassi a cui si è rivolto già questa legge di Bilancio, c’è l’intento dunque di incidere anche sulla fascia media.

Importanti le misure anche a favore della maternità e della natalità: saranno tagliati i contributi previdenziali per le madri con almeno due figli assunte a tempo indeterminato; è previsto il secondo mese di congedo parentale retribuito all’80%; rafforzato il bonus asilo nido per chi con due figli ha Isee fino a 40.000 euro. Il lavoro del governo così deve andare avanti, soprattutto per rendere strutturali quelle misure che, tra queste, ancora non lo sono. La strada imboccata però è quella giusta, quella che vede finalmente un fisco a misura di cittadino, non più vessatore ma vicino alle esigenze degli italiani.

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1 commento

  1. Santi propositi.
    Speriamo che alla parole seguano i fatti.
    Giustamente si addita allo scandalo quando si afferma che un reddito di 50.000 euro lordi è razziato al 50% dal fisco, ma per superare le riduzioni da zero virgola occorre dire e fare una sola cosa: tagliare la spesa pubblica.
    Tagliare l’enorme trasferimento di risorse da chi produce a chi vive alle spalle degli altri.
    Mi rendo conto che un politico non possa esprimersi in questo modo, ma la sostanza non cambia: se vogliamo ridare dignità al lavoro, degli imprenditori, degli stipendiati, dei lavoratori autonomi, dobbiamo tagliare la spesa pubblica e la platea di chi vive di tasse.
    Il taglio al reddito di cittadinanza è stato un primo – piccolo – passo, andiamo avanti.
    Le possibilità ci sono, la gente lo sa e lo vede tutti i giorni chi lavora e chi vive del lavoro degli altri.

    Con affetto

    Alessandro

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