Ieri, in qualità di Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni ha presieduto una riunione sull’emergenza maltempo in Emilia Romagna. Tanto ancora ci sarebbe da discutere: insieme al fango delle esondazioni, stanno venendo a galla sempre più verità che mettono a nudo la Giunta regionale e molti amministratori locali che, una volta ricevuti i fondi emergenziali, per la ricostruzione e per la manutenzione all’indomani dell’alluvione dello scorso anno, non sono stati capaci di spenderli, lasciando tutto così com’è: e infatti al ritorno delle piogge, i corsi d’acqua maggiormente in pericolo sono esondati di nuovo. Giorgia Meloni, malgrado l’inefficienza di quella sinistra che non ha mai lasciato il controllo della Regione, è pronta a fare nuovamente la sua parte e a stanziare altri milioni per l’emergenza: “Non appena giungerà al governo la richiesta dello stato di emergenza dalla Regione – ha detto al vertice – sarà convocato un Consiglio dei ministri che provvederà a stanziare 20 milioni per le prime necessità e il ripristino dei servizi essenziali”. Altri soldi, dunque, erogati dal centrodestra: la sinistra adesso sarà capace di spenderli?
I 600 milioni mal spesi
Nelle ultime ore, però, l’amministrazione regionale ha faticato a prendersi le sue responsabilità. Responsabilità non solo legate alla gestione e all’utilizzo dei fondi arrivati dall’esecutivo dopo l’alluvione dello scorso anno, ma riguardo in generale la manutenzione dei corsi d’acqua che doveva essere completata già prima del 2023. In conferenza stampa, il ministro della Protezione Civile Nello Musumeci ha spiegato come l’Emilia Romagna abbia ricevuto 600 milioni di euro per l’emergenza, ma non certo soltanto da questo esecutivo: si tratta di elargizioni arrivate nel corso degli anni, da governi di destra e di sinistra, che la Regione non è riuscita a spendere. Molto critico, però, contro il ministro, Michele De Pascale, sindaco dem di Ravenna e candidato alla Regione per il centrosinistra: “I 600 milioni in 14 anni citati dal ministro della Protezione Civile Nello Musumeci sono una cifra risibile per la manutenzione del territorio. Dov’è il piano del generale Figliuolo?”. Al sindaco di Ravenna ha risposto Galeazzo Bignami, viceministro delle Infrastrutture: “De Pascale ha ragione a dire che manca un vero piano contro l dissesto idrogeologico. Lo doveva realizzare la Regione e in particolare l’ex presidente Bonaccini, che è il commissario per il dissesto”. In particolare, Bignami ha chiarito che “dobbiamo tenere separate le vicende alluvionali del 2023, che sono fatti straordinari, rispetto alla messa in sicurezza del reticolo idrografico che è precedente”.
Fondi sprecati
Come detto, la negligenza della Regione si è fatta vivissima nell’ultimo anno. Prendendo ad esempio proprio Ravenna e la Giunta comunale di De Pascale, si scopre, come riportato da Libero, che dei 780mila euro assegnati per le somme urgenze, il dem ne ha spesi solo 187mila, che 10 milioni di euro assegnati per la rete viaria sono rimasti inutilizzati, che la provincia non ha speso neppure la metà dei 3,2 milioni assegnati per le somme urgenze. I fatti degli ultimi giorni ci dicono che quei fondi servivano e se non sono stati spesi, è stato soltanto colpa di inefficienza. D’altronde, i ritardi della Regione raccontati da Bignami testimoniano una negligenza da parte dei dem che ha portato di nuovo allo stesso risultato di un anno fa: “Il governo – ha spiegato il viceministro – ha chiesto quattro volte di poter conoscere qual era lo stato di salute del reticolo idrografico e del dissesto del versante, cioè fiumi, argini e frane, e lo abbiamo fatto a maggio 2023, a giugno 2023, a luglio 2023 e anch’io l’ho fatto con una Pec, e non mi è mai stato risposto”. In 7 anni, la Regione di Bonaccini ha a malapena completato la metà delle casse d’espansione che occorreva e che, probabilmente, avrebbero ridotto la portata delle due inondazioni. Dunque speriamo che almeno adesso, con i nuovi fondi annunciati dalla premier