Il 25 settembre scorso, con un video sul proprio profilo Twitter, l’Organizzazione Mondiale della Sanità elogiava l’Italia presa come Paese modello per serietà, prontezza e spirito di sacrificio per come aveva risposto alla pandemia da Coronavirus. Lo fece con la pubblicazione di un video, divenuto poi virale in tutto il mondo e ovviamente ricondiviso sui profili social del presidente del Consiglio Giuseppe Conte e del ministro della Salute Roberto Speranza.
In questi giorni però, dopo l’inchiesta della trasmissione Report qualche dubbio è venuto a molti.
Dall’inchiesta di Report infatti scopriamo dell’esistenza di un documento redatto proprio dall’OMS e risalente ai primi mesi dell’emergenza sanitaria che smonterebbe pezzo per pezzo il simulacro tirato su dall’OMS: un rapporto indipendente molto dettagliato, redatto da dieci ricercatori della sede veneziana dell’Oms che qualcuno ha fatto subito sparire a 24 ore dalla sua pubblicazione, avvenuta l’11 maggio scorso. Eppure il rapporto era stato redatto, revisionato e persino firmato da personalità autorevoli e di vertice dell’OMS (tra i quali Hans Kluge, capo della divisione europea dell’OMS). Cosa c’era di così compromettente da farlo ritirare?
Il documento rivela che il Piano anti-Covid italiano ricalca (con un preciso copia-incolla) il Piano pandemico anti-influenzale del 2006, quindi superato e mai aggiornato, e infatti definisce la risposta del Paese all’epidemia «caotica e creativa». Da qui l’inchiesta della trasmissione Report che sostiene che la decisione di farne sparire tutte le copie sarebbe stata presa da Ranieri Guerra, numero due dell’Oms, per non far fare brutta figura all’Italia, lodata per la gestione dell’emergenza proprio dalla costola dell’Onu.
Partiamo dal principio. Il 13 maggio scorso è finito sul sito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità un rapporto dal titolo “Una sfida senza precedenti, la prima risposta dell’Italia al Covid”.
In 100 pagine, 10 ricercatori che lavorano presso il distaccamento dell’Oms, in un palazzo storico di Venezia, hanno fotografato la risposta italiana alla pandemia. Quella che ne viene fuori è una fotografia impietosa. L’Italia era impreparata: i ricercatori confermavano che il nostro Paese non aveva un piano pandemico aggiornato ed adeguato. L’obbligo di avere un piano per eventuali pandemia veniva assolto riconfermando un piano del 2006, come dimostrato da Report grazie ad uno scambio di email.
Il dossier sosteneva che medici ed infermieri si contagiavano perché mancano i dispositivi di protezione e racconta anche i grandi ritardi sui tempi di reazione delle autorità sanitarie, con una guida che è arrivata in estremo ritardo. “Come dire, Ministero della Salute e Regioni non pervenuti”, si dice testualmente nel servizio di Report.
In una email in possesso di Report Guerra scriveva a Zambon, coordinatore dei ricercatori dell’Oms autori del dossier: è un “lavoro sicuramente pregevole”, concedeva Guerra a Zambon a proposito del rapporto. Ma lo invitava a riflettere sulle “questioni politiche”. Scriveva:
“Uno degli atout di Speranza è stato sempre il poter riferirsi a Oms come consapevole foglia di fico per certe decisioni impopolari e criticate (…). Se anche Oms si mette in veste critica non concordata con la sensibilità politica del ministro (…) non credo che facciamo un buon servizio al Paese. Ricordati che hanno appena dato 10 milioni di contributo volontario sulla fiducia e come segno di riconoscenza”.
Da queste parole si intende di un presunto tacito accordo tra l’Oms e il governo italiano.
E poi ancora, l’11 maggio, poco prima della pubblicazione: “Devi correggere subito”. Non andava bene la data, il 2006 appunto: bisognava aggiungere “ultimo aggiornamento dicembre 2016”. “Non fatemi casino su questo – scrive ancora Guerra –. Stasera andiamo sui denti di Report e non possiamo essere suicidi (…) Adesso blocco tutto (…). Così non può uscire. Evitate cazzate. Grazie e scusa il tono. Ranieri”. Il testo non cambierà e sarà ritirato subito.
Il dossier è stato acquisito dalla Procura di Bergamo, che indaga per epidemia colposa e falso, partendo dalla mancata chiusura, a febbraio, dell’ospedale di Alzano Lombardo. Il sospetto, avvalorato da esperti, è che la denuncia degli scienziati al lavoro a Venezia e lanciata subito, prima della conclusione del rapporto, se raccolta avrebbe potuto salvare migliaia di vite. Guerra è stato già sentito come testimone. Per Zambon e per i ricercatori suoi colleghi, l’Oms invoca invece l’immunità diplomatica per proteggere “l’imparzialità e l’oggettività dell’Oms”. Il sospetto è che protegga, piuttosto, equilibri politici.