C’è una nuova serie di Black Mirror (la celebre serie che racconta di realtà e futuri distopici), parla di “destra ed antisemitismo”, deve essere stata però mandata in onda solo per gli utenti di sinistra. È un’ipotesi azzardata, è vero, ma almeno si spiegherebbe la nostra di realtà. Ovvero quale realtà nella quale il perno centrale dell’antisemitismo è incardinato saldamente a destra, quando persino da ogni parte di arriva notizia del contrario: il terreno fertile per i sentimenti contro Israele e gli ebrei è fornito dalla sinistra e dall’islam.
Nessuno vuol negare, intendiamoci, che ci sia stata una forte vena di antisemitismo nei movimenti di destra del ‘900, culminata con l’abominio delle Leggi raziali, che ha toccato anche l’Italia e il fascismo; quello che invece andrebbe ribadito oggi è che questo fenomeno, tutt’altro che sopito, è di diretto appannaggio di altri ambienti, come appunto la sinistra italiana ed europea e gli islamici che continuano ad aumentare nel vecchio continente, e con loro gli episodi di intolleranza verso gli ebrei ed Israele.
Ma esempi e documenti ce ne sono molti.
Uno studio recentissimo dell’Eurospes, ad esempio, ha riportato che “la credenza che la Shoah non abbia mai avuto luogo vede il picco di intervistati “molto” d’accordo tra chi si riconosce politicamente nel Movimento 5 Stelle (8,2%), concordi complessivamente nel 18,2% dei casi; la più alta percentuale di soggetti concordi (abbastanza o molto) si registra però tra gli elettori di centrosinistra (23,5%); i revisionisti risultano più numerosi della media a sinistra – per il 23,3% l’Olocausto degli ebrei è avvenuto realmente, ma ha prodotto meno vittime di quanto si afferma di solito – ed al centro (23%), meno a destra (8,8%)”.
Il Centro Studi Machiavelli ha pubblicato e divulgato, in data 22 settembre 2018, il Rapporto «L’antisemitismo nell’Europa contemporanea», realizzato da Fiamma Nirenstein – giornalista, scrittrice, membro dell’ Israeli council of foreign relations del World Jewish Council – nel quale si evidenzia come «ai vecchi stilemi antisemiti» del passato «se ne sono aggiunti oggi di nuovi, travestiti da critiche a Israele ma in realtà motivati da odio verso gli ebrei in quanto tali», e attualmente riconducibili a tre matrici:
- il fondamentalismo islamico;
- alcune frange di estrema sinistra;
- alcuni movimenti di estrema destra;
Nel rapporto viene sottolineato come a pesare, oggi, sia soprattutto «l’antisemitismo di matrice islamica, la cui origine affonda nell’odio religioso e si nutre dell’ideologia islamista».
Ma soprattutto fuori dall’Italia il fenomeno è attenzionato: il “Rapporto sulle tendenze e gli episodi di antisemitismo nel 2017”, presentato dal ministro della Diaspora, Naftali Bennett, durante la Giornata della Memoria, ha dichiarato: “la popolazione di rifugiati in Europa è diventata un fattore di rischio per la comunità Ebrica” e “oltre il 50% dei rifugiati nell’Europa occidentale sostengono opinioni antisemite”.
E sullo stesso tema si torna l’anno dopo: secondo “Rapporto sulle tendenze e gli episodi di antisemitismo nel 2018”, presentato dal governo israeliano il 27 gennaio 2019, il fenomeno dell’antisemitismo vede anche una sorta di patto tra l’integralismo islamico e frange dell’estrema sinistra, “i cui interessi sono apparentemente incompatibili, ma che cooperano contro Israele e gli ebrei”.
Anche in Francia qualcuno inizia a porsi delle domande. E fa bene, considerando il clima che lì spira per i cittadini francesci di fede ebraica. Il 21 aprile 2018, dopo gli ultimi episodi di violenza, più di 300 persone hanno reagito firmando un “manifesto contro il nuovo antisemitismo”, scritto da Philippe Val e pubblicato sul quotidiano Le Parisien: è stato sottoscritto, tra gli altri, dallo stesso Philippe Val, ex direttore di Charlie Hebdo, dall’ex presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy, dall’ex primo ministro socialista Manuel Valls, da altri due ex primi ministri, dall’ex sindaco di Parigi Bertrand Delanoe, da politici sia di destra che di sinistra, da rappresentanti di diverse religioni e da intellettuali e artisti come Gérard Depardieu, Charles Aznavour, Françoise Hardy, Alain Finkielkraut o Bernard-Henri Lévy.
Sullo stesso quotidiano che ha pubblicato il Manifesto si legge: “gli ebrei francesi hanno 25 volte più probabilità di essere attaccati rispetto ai loro compagni musulmani. Il 10% dei cittadini ebrei dell’Ile-de-France – vale a dire circa 50.000 persone – sono stati recentemente costretti a trasferirsi” e ancora: “Perché questo silenzio? Perché la radicalizzazione islamista – e l’antisemitismo che trasmette – è considerata esclusivamente da alcune delle élite francesi come espressione di una rivolta sociale […] perché al vecchio antisemitismo dell’estrema destra, si aggiunge l’antisemitismo di una parte della sinistra radicale che ha trovato nell’antisionismo l’alibi per trasformare i carnefici degli ebrei come vittime della società”.
Non stupisce quindi che molti cittadini francesi di religione ebraica risultano aver lasciato la Francia: dal 2007 al 2017 si stimano 40.000; dati parlano, nel dettaglio, di 2.000 partenze nel 2012; 3.000 nel 2013; 7.231 nel 2014; oltre 8.000 nel 2015; 5.200 nel 2016; 3.500 nel 2017.
E così anche in altri Stati europei: nel Rapporto «L’antisemitismo nell’Europa contemporanea» realizzato da Fiamma Nirenstein, sono evidenziati molteplici casi di antisemitismo da parte della sinistra in Europa che rifiuta la definizione basata sulla teoria delle “3 D” (i criteri con i quali si definisce l’antisemitismo “Delegittimazione di Israele, Demonizzazione, e Doppio standard”, coniati da Nathan Sharansky); su tutti l’atteggiamento del leader laburista Jeremy Corbyn, che del suo antisemitismo ha fatto quasi un bandiera, facendosi fotografare con Fatima Bernawi, che tentò di far saltare per aria il cinema Sion a Gerusalemme nell’Ottobre del ’67, oppure chiamando orgogliosamente “fratelli” gli uomini di Hamas, od ancora avendo sostenuto, dopo un viaggio a Gaza, di aver visto lo stesso tipo di distruzione che i nazisti avevano portato a Stalingrado.
Così come vengono combattute, giustamente, sacche residuali idioti di estremista destra che ancora compiono atti vigliacchi e ridicoli (basti pensare anche alla recentissima cronaca nostrana), altrettanto veemente andrebbe combattuto ed eradicato questa piaga sia a sinistra che presso le popolazioni di immigrati che mirano ad integrarsi in Europa. Così da non dover vedere più scene di inaudita violenza come quelle viste in Francia negli ultimi anni; così da non dover più assistere, ad esempio, alla vergognosa contestazione della Brigata ebraica ogni 25 aprile, perché Ampi e compagnia bella – decisamente appiattita su posizioni filopalestinesi – non vuole riconoscere l’impegno degli ebrei nella seconda guerra mondiale sul territorio italiano, il tutto nel silenzio più assordante delle anime belle della sinistra italiana. Le stesse anime belle che spesso nelle giunte comunali o anche nei salotti “buoni” ospitano persone che non esitano un attimo a paragonare lo stato di Israele ad Hitler, senza che ci sia qualcuno pronto a mettere alla porta questi fomentatori di odio.
Ecco, quanto da destra a sinistra si scatenerà la stessa reazione immunitaria verso questo fenomeno, allora potremmo considerare l’antisemitismo come una malattia in via di guarigione, invece di usarlo come una clava, come fa la sinistra che – spudoratamente – cerca di mantenere la sua (da sempre presunta) superiorità morale verso la destra, accusandola ad ogni occasione di razzismo, fascismo, xenofobia, antisemitismo, ecc ecc, pur essendo lei stessa la prima fomentatrice dell’antisemitismo.