Assunzioni, più soldi in busta paga, taglio delle tasse e tutele sociali. Il 1° maggio del Governo Meloni.

Approvato il DL Lavoro per far ripartire l'Italia.

0

Durante la seduta del Consiglio dei Ministri di oggi, 1° maggio, si è discusso di lavoro e delle misure da attuare per migliorare le condizioni di tutti i lavoratori. Misure che sono state simbolicamente varate proprio in questa occasione per sottolineare e celebrare nella maniera migliore questa giornata. “Nel giorno della festa dei lavoratori il Governo sceglie di lavorare”, ha sottolineato il premier Meloni, perché occorre dare delle risposte concrete a tutti i lavoratori.

E dunque proprio oggi il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al cosiddetto Dl Lavoro, contenente misure riguardanti il taglio del cuneo fiscale per i redditi più bassi, una maggiore flessibilità per i contratti a termine e soprattutto il nuovo assegno di inclusione che sostituisce il reddito di cittadinanza, oltre ad altri strumenti a favore delle famiglie, dei giovani e delle persone con disabilità.

Uno dei provvedimenti più rilevanti contenuti nel decreto riguarda appunto il taglio del cuneo fiscale, che rappresenta il più importante taglio sulle tasse degli ultimi decenni, per cui è stato liberato un tesoretto da 4 miliardi di euro. Nello specifico, grazie a questa scelta ci sarà un ulteriore taglio rispetto a quanto già fatto con la legge di bilancio, prevedendo così un taglio del 7% per i redditi fino a 25.000€ e un taglio del 6% per i redditi fino a 35.000€. Una misura, insomma, che sostanzialmente permetterà ai lavoratori di avere più soldi in busta paga, fino a quasi 100 euro in più al mese, da qui fino alla fine dell’anno. Inoltre, come riportato da Palazzo Chigi, “si introducono interventi urgenti volti a rafforzare le regole di sicurezza sul lavoro e di tutela contro gli infortuni”, perché è necessario che vengano garantite ai lavoratori adeguate condizioni di sicurezza sul posto di lavoro, per non dover più sentir parlare di vittime del lavoro, che continuano ad aumentare drammaticamente anno dopo anno. Anche per questo sono state introdotte misure quali: l’obbligo per i datori di lavoro di nominare il medico competente se richiesto dalla valutazione dei rischi; l’estensione ai lavoratori autonomi di tutele previste nei cantieri; e l’obbligo di formazione specifica in capo al datore di lavoro nel caso di utilizzo di attrezzature di lavoro per attività professionali e conseguenti sanzioni in caso di inosservanza.

Ulteriore importante aspetto di cui si è discusso è quello relativo ai contratti a tempo determinato, per cui è stato previsto un ulteriore sostegno in tema di rinnovo. Pertanto, i contratti potranno avere durata superiore ai 12 mesi, ma non eccedente i 24 mesi nei casi previsti: dai contratti collettivi; per esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva, individuate dalle parti, in caso di mancato esercizio da parte della contrattazione collettiva; e per sostituire altri lavoratori.

FDI: Mentre la sinistra tifa contro la Nazione, il governo Meloni riduce le tasse e aumenta gli stipendi.

Sul tema è intervenuto anche l’onorevole Francesco Filini, membro della Commissione Finanze, della Commissione per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi e coordinatore dell’Ufficio Studi di FDI, che rispondendo anche alle provocazioni della sinistra che tenta di fare leva sulla precarietà del lavoro per attaccare il Governo, ha dichiarato che “i dati Istat certificano che proprio durante il governo giallorosso sono aumentati i contratti a termine e diminuiti i contratti di lavoro stabile, mentre con il governo Meloni accade esattamente il contrario: aumenta il lavoro stabile e diminuisce quello precario. A fotografare questa inversione di tendenza erano stati Bankitalia, Anpal e Ministero del Lavoro lo scorso mese, segnalando che nel primo bimestre 2023 i posti di lavoro stabile sono aumentati di 100.000 unità, un record che non si registrava da anni”.

Infatti, secondo questi dati l’occupazione cresce, tanto che il numero degli occupati a gennaio 2023 supera quello di gennaio 2022 registrando un +2% (pari a 459mila unità) e nei primi due mesi del nuovo anno i posti di lavoro stabile sono aumentati di 100.000 unità, un record che non si registrava da anni, il che evidenzia bene come sebbene in un breve lasso di tempo il nuovo governo abbia saputo attuare delle politiche di successo.

Altra riforma messa a punto è quella riguardante il reddito di cittadinanza, “per distinguere chi può lavorare da chi non può farlo”, come ribadito da Meloni.

Un intervento annunciato da tempo, e che finalmente oggi diviene realtà con la trasformazione del reddito di cittadinanza in assegno di inclusione pari a circa 500 euro, a cui potranno essere aggiunti altri 280 euro per chi vive in affitto. Tale assegno verrà destinato alle famiglie che hanno al loro interno minori, soggetti disabili oppure anziani ultrasessantenni.

Occorre sottolineare come questa riforma sia una ulteriore importante dimostrazione del sostegno che si intende fornire alle famiglie, soprattutto a quelle che vivono in condizioni di fragilità. In aggiunta a ciò, proprio a sostegno delle famiglie, sono previste altre misure quali finanziamenti per i centri estivi (così da aiutare la conciliazione tra vita, lavoro e famiglia), l’incremento della soglia dei fringe benefit a 3.000 euro per il 2023, esclusivamente per i lavoratori dipendenti con figli a carico, e una estensione ai genitori vedovi della maggiorazione dell’assegno unico prevista per i nuclei familiari in cui entrambi i genitori siano occupati.

Per quanto riguarda le persone occupabili, tra i 18 e i 59 anni, poi, si prevede anche uno strumento che favorisca chi può lavorare, inserendolo in un percorso di formazione al lavoro, garantendo anche un rimborso spese di 350 euro mensili nel periodo in cui si forma e con incentivi importanti per chi lo dovesse assumere. Il beneficio sarà perso se dovesse essere rifiutata un’offerta di lavoro con un contratto di almeno un mese, mentre per quelli fino a sei mesi l’assegno sarà sospeso.

In aggiunta a ciò, sono previsti ulteriori incentivi pari al 60 per cento della retribuzione per i datori di lavoro che assumono giovani sotto i trent’anni, così da favorire l’occupazione giovanile e in modo da contrastare il fenomeno dei Neet, ovvero quei giovani tra i 18 e 30 anni che non lavorano, non studiano e non sono in cerca di occupazione, per i quali, tra l’altro, viene previsto un orientamento professionale e formativo.

Il nuovo decreto, infine, guarda anche all’inclusione delle persone con disabilità, troppo spesso relegate ai margini della società. Per sostenerle e per accompagnarle in un percorso di lavoro adeguato, il Governo ha dunque previsto un contributo agli enti e alle organizzazioni che assumono persone con disabilità a tempo indeterminato entro il prossimo 31 dicembre.

Previsto quindi anche nuovi incentivi per i datori di lavoro che decideranno di assumere con contratto a tempo indeterminato o di apprendistato chi beneficia dell’Assegno di inclusione, per cui a loro verrà riconosciuto, per dodici mesi, l’esonero dei contributi previdenziali.

Famiglie. Giovani. Disabili. Tutte queste categorie sembrano essere quelle che soffrono di più in tema di lavoro, ed è per questo che si intende favorire sempre di più la loro inclusione non solo dal punto di vista lavorativo, ma anche e soprattutto sociale. Un aiuto concreto che arriva con il decreto approvato oggi. Perché il lavoro non è solo il principio fondamentale su cui si basa la nostra Costituzione, ma è anche lo strumento fondamentale per contrastare la povertà e l’esclusione sociale. Il Governo Meloni restituisce fiducia, credibilità e futuro all’Italia, anche se il costo della vita continua ad aumentare e con una economia che vive un momento difficile. Nonostante tutto la nostra nazione torna a crescere, e a ribadirlo sono dati recenti, che hanno confermato una maggiore fiducia e ottimismo degli italiani, insieme ad un aumento del Pil. Il Governo vuole quindi proseguire nel suo impegno, così da accompagnare il nostro paese in una crescita strutturale e a lungo termine, trasformando il mondo del lavoro che ad oggi diviene meno precario e nel quale cala l’inattività, ma in cui aumentano i contratti a tempo indeterminato. In questo senso, quindi, si vuole perseguire l’obiettivo ambizioso di dare una risposta concreta ai problemi dell’Italia, mettendo al centro il benessere dei cittadini, piuttosto che proseguendo con sterili polemiche e propagande fatte sulla pelle dei più fragili.

Il Governo Meloni preferisce i fatti alle parole e lo sta dimostrando attraverso un lavoro portato avanti con prudenza, serietà e responsabilità per la crescita dell’Italia e di tutti i suoi cittadini.

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.