“La campagna elettorale è finita, è ora di dire e scrivere la verità, soprattutto a beneficio della gente del Sud, strumentalizzata per decenni da imbonitori che vogliono solo derubarla”. È quanto ha scritto il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia in un post sulla sua bacheca Facebook.
“Nel 2001 la maggioranza di centrosinistra – ha spiegato Rampelli – modificò, alla vigilia dello scioglimento delle Camere e con soli tre voti di differenza, il Titolo Quinto della Costituzione per attribuire maggiori poteri alle Regioni. La modifica più delicata è stata quella all’articolo 116 terzo comma che prevede appunto che la legge ordinaria possa attribuirgli “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia”. Un principio pericoloso soprattutto perché tale ‘legge ordinaria’ non fu mai fatta e il Parlamento non poté mitigare le richieste, alcune assai esagerate, delle Regioni”.
“Per oltre 23 anni – ha aggiunto – questa novità, imposta dalla sinistra, ha messo davvero in pericolo l’unità nazionale. Nel 2017 infatti l’Emilia Romagna presieduta da Stefano Bonaccini (Pd), la Lombardia presieduta da Roberto Maroni e il Veneto presieduto da Luca Zaia (Lega), sotto il Governo Gentiloni (Pd), avanzarono formalmente la richiesta di attribuzione di nuovi poteri dallo Stato. Lombardia e Veneto anche attraverso referendum popolari consultivi. Le Regioni iniziarono a brigare per avere più poteri stipulando pre accordi con i governi Conte e Draghi, che divennero contagiosi…”
“Si stavano accodando infatti – ha puntualizzato- la Regione Campania con Vincenzo De Luca (Pd), la Regione Piemonte con Sergio Chiamparino (Pd), la Regione Toscana con Eugenio Giani (Pd) e non solo… L’obiettivo era la gestione esclusiva di materie concorrenti con lo Stato. Le stesse personalità citate hanno fatto oggi le barricate per contrastare l’approvazione della legge: semplicemente ridicolo”.
“Praticamente nell’arco di un quinquennio, tra Gentiloni, Conte e Draghi, i diversi ministri e sottosegretari (sott. Bressa del Pd, min. Erica Stefani della Lega, min. Francesco Boccia del Pd) hanno accelerato il percorso formalizzando le intese con i governatori regionali. Un processo nel quale il Parlamento veniva saltato a piè pari inaugurando la singolare procedura dell’autonomia regionale di fatto, realizzata per via amministrativa con accordi bilaterali e senza contemplare il banale precetto del diritto da parte di tutti i cittadini ad avere i medesimi Livelli essenziali di prestazioni, i famosi ‘Lep’ introdotti dal Governo Meloni su proposta di Fratelli d’Italia”.
“Quei governi infatti – ricorda Rampelli – non presentarono mai una legge per garantire la centralità democratica del Parlamento e la garanzia dell’equità sociale nord/sud con stessi livelli di assistenza. Soltanto grazie a noi questa procedura viene completata con il passaggio per le Camere e perfezionata attraverso l’individuazione di principi inderogabili quali la subordinazione ai livelli essenziali delle prestazioni per garantire quell’unità nazionale e quella parità di accesso ai servizi per tutti i cittadini”.
“Abbiamo impedito cioè – ha sottolineato Rampelli – che i nuovi poteri alle regioni fossero attribuiti senza un vigile controllo del Parlamento, organo delegato a operare nell’interesse primario della Nazione”.
“Chi ha rischiato di spaccare l’Italia è stata dunque la sinistra, in primis il Pd – prosegue il vicepresidente – già responsabile della disastrosa riforma del Titolo Quinto, che come dimostrano le relazioni annuali della Corte Costituzionale e della magistratura amministrativa ha esploso le conflittualità tra Stato e Regioni. La novità introdotta con gli emendamenti di Fratelli d’Italia garantisce che su tutte le materie, tra le quali trasporti, sanità, scuola, energia, ci siano gli stessi livelli di prestazioni a Milano come a Palermo”.
“Il premierato in parallelo – osserva – rafforza lo Stato centrale in una sana politica di bilanciamento e presto completeremo l’opera con la riforma per Roma capitale, destinata a cambiarne lo status giuridico e l’efficienza di una città universale ridotta a una latrina da decenni di governi di sinistra. Quando questo quadro organico di riforme sarà varato potremo dire che la Rivoluzione dolce è arrivata a compimento”.
“Dunque – ha concluso Rampelli – la legge approvata dal centrodestra ha sventato un rischio secessionista e l’aumento del divario tra Regioni del Nord e Regioni del Sud d’Italia. Questa la realtà, per i creduloni ci sono sempre le fiabe della pifferaia arcobaleno Elly Schlein, già vice presidente della Regione Emilia Romagna quando Bonaccini faceva l’autonomista catalano. Ci vuole tanta pazienza”.