Gli ultimi dieci anni sono stati caratterizzati dalla crescita elettorale, in alcuni casi anche imponente e rapida, di partiti e movimenti di destra, conservatori e patriottici, in numerose Nazioni europee. Il filo comune che ha legato e lega tali successi è costituito anzitutto dalla critica, non tanto verso l’idea in sé di un continente europeo unito, ma in particolare nei confronti di questa Unione Europea e delle sue strutture burocratiche. Inoltre, vi è l’intenzione conforme di dare voce, cercando anche di fornire delle soluzioni, al malcontento popolare diffuso in Europa e riguardante la gestione della immigrazione clandestina.
Esistono pure delle differenze fra le varie forze di destra in ascesa, a volte si tratta di sfumature e in altre ci sono discrepanze più marcate, ma per le sinistre, italiane e non, che durante l’ultimo decennio hanno lanciato una demonizzazione continua nei confronti di chi riesce meglio di loro ad entrare in sintonia con gli elettori, esiste un solo calderone riempito di destre tutte uguali, ovviamente razziste, egoiste, nostalgiche delle peggiori ideologie del Novecento. In quanto tali, non inserite e non inseribili nelle logiche della democrazia liberale, estimatrici di leader come Vladimir Putin e comunque entusiaste di farne il gioco all’interno dell’Europa.
La propaganda radical-chic, perlomeno fino alla vittoria alle Politiche italiane del 2022 da parte del centrodestra, ha infilato nel girone putinian-xenofobo anche Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e la Lega di Matteo Salvini. Peccato, per i sinistri soloni, che poi il Governo Meloni si sia schierato sin da subito e in maniera trasparente con le democrazie in merito ai principali dossier internazionali, primo fra tutti, quello della guerra in Ucraina.
Ci vuole audacia ora a tentare di dipingere la premier Meloni e pure Salvini come infiltrati di Putin in Occidente, e sembra che sia diventato difficile accusare di putinismo anche qualche altro o altra rappresentante della famigerata destra sovranista europea. Marine Le Pen, figura centrale del Rassemblement National, è sempre stata descritta come la capofila in Francia di una destra anti-occidentale e di fatto sodale di diversi antagonisti dell’Occidente, Vladimir Putin in primo luogo, ma oggi più che mai comprendiamo la natura volutamente distratta, approssimativa e strumentale di questa vulgata. Ciò, grazie all’ultimo intervento tenuto da Marine Le Pen presso l’Assemblea nazionale, uno dei due rami del Parlamento francese, l’altro è il Senato.
L’11 marzo scorso l’Assemblea d’oltralpe è stata chiamata ad esprimersi sul nuovo accordo bilaterale di sicurezza franco-ucraino che prevede maggiori aiuti finanziari a favore di Kiev. I deputati del Rassemblement National si sono astenuti, ma le motivazioni dell’astensione date da Marine Le Pen al Governo francese e ai suoi colleghi parlamentari, meritano seria attenzione, che non c’è stata, forse deliberatamente, da parte di molti giornali italiani.
La leader del RN ha spiegato di non poter votare sì a quanto avanzato dal presidente Emmanuel Macron e dal premier Gabriel Attal perché la Francia non aveva innanzitutto bisogno di un accordo specifico e bilaterale in quanto Parigi ha potuto finora inviare i propri aiuti all’Ucraina nell’ambito della NATO. Ha lamentato la carenza di risorse della quale soffre l’esercito francese, e ad ogni finanziamento che va all’estero, occorre verificare che esso non rappresenti dei soldi sottratti al mantenimento delle Forze Armate interne. I controlli sulla oculatezza riguardante il denaro speso oltreconfine non sono efficaci ad opinione della destra. Per Marine Le Pen il presidente Macron starebbe usando la guerra a fini elettorali, e il Rassemblement National non può appoggiare un accordo propedeutico agli interessi particolari dell’Eliseo.
Ma, e qui giunge la parte che avrebbe dovuto essere maggiormente evidenziata dalla informazione, la deputata del RN è stata molto chiara circa il posizionamento suo e del proprio partito a proposito del conflitto in Ucraina e dell’aggressione militare scelta dal Cremlino. Ha elogiato, in piena Assemblea nazionale, l’eroica resistenza ucraina che ha portato la Russia al fallimento, riferendosi senz’altro al ripiegamento russo nel Donbass e alla mancata conquista di tutto il Paese. Ha affermato inoltre come la Francia, al di là dell’ultima intesa bilaterale messa in votazione all’Assemblea, abbia finora fatto bene ad aiutare Kiev a proteggersi da Mosca. Secondo Marine Le Pen, la guerra terminerà inevitabilmente con una trattativa, ma nel momento in cui vi saranno delle condizioni favorevoli per l’Ucraina affinché essa possa mettere al sicuro la propria integrità territoriale. Le Pen rifiuta quello spartiacque artificiale in uso in Francia, per il quale, se si è contro ad alcune decisioni di Macron, si è per forza amici di Putin.
Anche per la numero uno del Rassemblement National esiste un aggredito, l’Ucraina, e un aggressore, la Federazione russa, e i dubbi stanno a zero.
Bravo Roberto, e naturalmente brava Marine Le Pen!
Una piccola provocazione, ma so che tu accetti le sfide ed il confronto: Marine ha anche votato – a quanto ho letto – l’articolo che porta il diritto di aborto nella costituzione francese.
Ah, la Francia, così lontana da Roma, e soprattutto dal Vaticano! Per me questo non è woke, è libertà civile.
Con affetto
Alessandro
Ciao Alessandro, intanto grazie, e la provocazione ci sta tutta :) . In effetti, la destra francese, anche quella considerata estrema dai media, ha un rapporto molto più laico e liberale con i temi etici. Qui, il Vaticano preme :) e non aggiungo altro. Dalla destra sino ai centristi del PD ci si muove cauti verso oltre Tevere, anche di fronte ad un Papa terzomondista e affetto da Teologia della Liberazione come questo.