Berlusconi, la destra e il centrodestra: l’arte di pensare fuori dagli schemi

Vedere un’opportunità dove altri non vedono nulla: negli Stati Uniti si dice pensare out of the box, tema sul quale lo psicologo maltese Edward De Bono ha scritto un bestseller in cui ha teorizzato il pensiero laterale, gli economisti W. Chan Kim e Renée Maurbogne hanno inventato la strategia Oceano Blu e, in Italia, Silvio Berlusconi ha dato letteralmente vita al centrodestra.

Certo, il medesimo concetto vale anche per i suoi straordinari successi imprenditoriali e sportivi, ma chi conosce l’ambiente è conscio di come e quanto la politica alzi l’asticella del livello di difficoltà, essenzialmente per un motivo: lo Stato non è un’azienda. Questa constatazione apparentemente banale racchiude molti casi di studio di imprenditori prestati alla politica, dei loro rari successi e delle costanti difficoltà.

Tema sul quale è impossibile non tracciare un parallelo tra Silvio Berlusconi e Donald Trump, accomunati nell’essere considerati, con sfumature diverse, alla stregua di corpi estranei agli establishment delle rispettive nazioni, ma ciononostante riusciti con successo (e non poca fatica) nelle discese in campo che li hanno portati a Palazzo Chigi e Casa Bianca. Diametralmente opposto è stato invece l’esito della candidatura di Mike Bloomberg che, nonostante abbia fondato un impero televisivo e vissuto l’esperienza da sindaco di New York, ha fallito clamorosamente l’assalto alla nomination democratica del 2020.

Questa breve premessa è necessaria per significare la grandezza della sfida che Berlusconi vinse realizzando da zero Forza Italia facendone, in poche settimane, il primo partito e dando vita al centrodestra per come lo conosciamo oggi mettendo insieme partiti che a quel tempo si guardavano in cagnesco, ovvero il Movimento Sociale fieramente patriottico di Gianfranco Fini e la Lega Nord convintamente separatista di Umberto Bossi.

Un’impresa titanica, a maggior ragione se consideriamo che il Msi aveva da poco rotto gli argini del cosiddetto arco costituzionale, espediente utilizzato da Pentapartito (maggioranza che comprendeva Dc, Psi, Psdi, Pri e Pli, ndr) e Pci per escludere la destra da qualsivoglia dinamica di governo nazionale e locale nonostante il forte radicamento e i consensi che ne derivavano.

A questo proposito, soprattutto per i più giovani, è bene riavvolgere il nastro del tempo per contestualizzare il momento storico, che nel giro di una manciata di mesi sconvolse i connotati della nostra nazione: dopo le stragi mafiose di Capaci e via D’Amelio e Tangentopoli, la vittoria del Sì al referendum promosso da Mariotto Segni per sconfiggere la partitocrazia introducendo il sistema elettorale maggioritario portò effettivamente un vento di novità.

Il crollo delle forze politiche tradizionali, unitamente al fatto che il Movimento Sociale fosse l’unico partito a non aver intascato tangenti, consentì al Msi di ottenere ottime percentuali alle elezioni amministrative del 21 novembre 1993. Tornata elettorale che si rivelò come un vero e proprio spartiacque per la storia della destra nazionale, con i candidati del Msi che conquistarono il ballottaggio a Napoli con Alessandra Mussolini e a Roma, con Gianfranco Fini.

In quegli stessi giorni Silvio Berlusconi aveva ormai deciso di entrare in politica, e il 23 novembre lanciò un segnale inequivocabile dichiarando che a Roma avrebbe votato per il segretario del Msi. Probabilmente non fu affatto casuale la scelta di rilasciare quella dichiarazione proprio da Bologna, una delle roccaforti rosse per antonomasia.

Da lì in poi, cominciò a prendere forma il centrodestra per come lo conosciamo oggi, a cominciare dal processo evolutivo della destra, che in quella fase culminò con lo storico congresso di Fiuggi, le cui tesi sancirono la nascita di Alleanza Nazionale, un partito fieramente patriottico e capace di fare un passo che, a distanza di 28 anni, la sinistra non ha ancora compiuto: fare i conti con il passato consegnandolo definitivamente ai libri di storia.

Più che uno sdoganamento, a mio avviso Silvio Berlusconi impose un’accelerazione, un po’ come ha fatto irrompendo con la Fininvest sul mercato televisivo: la concorrenza migliora il prodotto. Così è stato anche in politica, in particolare nel centrodestra, e non soltanto in quella fase. All’inizio in molti criticavano Forza Italia definendolo partito di plastica, e qualche anno dopo Walter Veltroni coniò il concetto di partito liquido. Moltissimi, poi, gli imputarono la personalizzazione della politica, non comprendendo che la sua non fu un’imposizione: molto semplicemente comprese prima degli altri che il nuovo contesto politico richiedesse nuove dinamiche comunicative.

Questo ruolo di acceleratore nei confronti della destra lo ha messo in pratica anche in tempi più recenti: guardata con gli occhi di oggi, fu l’esperienza del Pdl a determinare la nascita di Fratelli d’Italia, poiché il partito unico consentì di camminare da soli a una moltitudine di dirigenti che da tempo non condividevano più le posizioni di Gianfranco Fini, che a sua volta si sentì libero di imboccare un percorso diverso. La convivenza forzata era finita, insomma. Anche se sembrava impossibile Giorgia Meloni, Guido Crosetto, Ignazio La Russa e altri videro un’opportunità dove quasi tutti, in quel momento, vedevano solo macerie fumanti: dare vita ad una destra coerentemente ancorata al centrodestra e animata da autentico spirito di servizio nei confronti della Nazione.

Probabilmente conscio delle difficoltà ma affascinato dalla portata di quell’impresa e contagiato dall’entusiasmo di Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi non pose alcun veto e l’avventura di Fratelli d’Italia ebbe inizio. Mentre scrivo, mi piace pensare che non sia assolutamente un caso che qualche giorno prima di abbandonare la vita terrena, Silvio Berlusconi abbia voluto lasciare un altro sogno da realizzare: il centrodestra alla guida dell’Europa. Sarebbe il modo migliore per celebrare il trentennale della sua discesa in campo e della nascita del centrodestra: scommettiamo che abbia già pensato anche a questo, perché se puoi pensarlo allora significa che puoi farlo. Vero Cavaliere?

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.
Alessandro Nardone
Alessandro Nardone
Consulente di marketing digitale, docente alla IATH Academy, è autore di 9 libri. È stato inviato di Vanity Fair alle elezioni USA dopo aver fatto il giro del mondo come Alex Anderson, il candidato fake alle presidenziali americane del 2016.

1 commento

  1. Non è facile fare una sintesi precisa e profonda di cosa ha rappresentato Berlusconi per la politica italiana e per il centro destra come quella narrata da Nardone; nel mio piccolo, complimenti sinceri.
    Giusto anche il riferimento alla capacità di visione, fino agli ultimi giorni, con il riferimento alle prospettive europee del centro destra.
    Ma raccogliamo il testimone, pensiamo a quanto ha lasciato di incompiuto.
    Senza giri di parole:

    • meno tasse: l’ha sempre presentato come un punto centrale, perchè meno tasse significa più libertà per le persone: ha fallito. Oggi abbiamo più tasse
    • spesa pubblica: sul tema della spesa pubblica è restato fedele alla tradizione di DC e PSI (per tacere del PCI-PD e simili), con l’idea che si governa con la spesa pubblica. Ha lasciato più spesa, non ha avuto il coraggio di cambiare modo di governare, pasando dal governo della spesa al governo dell’iniziativa dei cittadini e delle aziende. E’ chiaro che più spesa causa più tasse, e meno libertà. L’Italia oggi è un paese di fatto collettivista
    • più libertà: siamo ancora un Paese con troppe costrizioni a privati ed a imprese, governato non da cittadini ma da corporazioni, lobbies, sindacati e similari.

    Vogliamo raccogliere questa sfida? Il Paese è cambiato, anche grazie a Berlusconi, quello che vent’anni fa era impensabile ora sembra possibile.
    Più libertà, meno spesa pubblica, meno tasse. L’Italia avrebbe risorse immense da liberare.

    Con affetto

    Alessandro

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.