In un Partito Democratico frastagliato dalle correnti, che spesso partono unite per arrivare al traguardo nel distaccamento ideale, si fa sentire il clima delle elezioni europee, anche per quanto riguarda la differenza sostanziale programmatica tra i vertici.
Ecco alcune delle critiche dirette alla segretaria del PD, Elly Schlein in seguito alla presunta candidatura europea:” Noi siamo un grande partito, che ha una classe dirigente molto robusta, se Schlein si vuol candidare ci mancherebbe, personalmente ritengo, come ha detto anche Prodi che non sia quello che attiene a un partito plurale, come il nostro. Abbiamo un’idea diversa di come affrontare le candidature. Giorgia Meloni vuole fare un referendum su se stessa perché non vuole parlare d’Europa”.
Il Presidente della regione Emilia-Romagna ha ribadito il concetto già espresso precedentemente da Romano Prodi, rimarcando le considerazioni – chiaramente moderate- sul tema delle candidature.
L’attacco velato al Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, lascia però il tempo che trova: infatti, se la linea di Fratelli d’Italia fosse stata nettamente insofferente nei confronti dell’ UE, probabilmente il partito avrebbe proposto altre misure, tutt’ altro che collaborative.
Di conseguenza, l’ultima asserzione di Bonaccini risulta facilmente confutabile, anche considerando che il confronto elettorale non si basa sul protagonismo, bensì sulle prove di maggioranza e gradimento nazionale, in base alle politiche discusse nei programmi.
Un’altra considerazione, data proprio da Stefano Bonaccini sulla questione del fine vita, traccerebbe una distanza, non siderale ma considerevole, con l’attuale Leader del Nazareno:” Io da sempre sono per una regolamentazione del fine vita, però stiamo parlando di temi etici, per i quali ci vuole molto rispetto per le sensibilità. Io sono d’accordo, io la voterei, sono assolutamente favorevole, ma ho rispetto per chi non è d’accordo. E non credo che verranno prese sanzioni in Veneto, dove, del resto, la grande spaccatura è stata nel centrodestra e non nel centrosinistra”.
Evidentemente, alcune delle politiche progressiste, applicate dallo stesso Partito Democratico, destano sospetti nella loro applicazione anche nelle frange interne.
Per Schlein, le critiche saranno sicuramente un problema con cui fare i conti in futuro, decisamente più rilevanti rispetto alle contestazioni che la stessa segretaria progressista, muove nei confronti del Governo Meloni.
L’opposizione Dem, sembra ormai da tempo rimuginare sulle proprie dinamiche teoriche per battere sul campo i propri avversari, senza aver ancora trovato “la quadra” per aggiudicarsi l’ambìto primo posto.