Cacciari: “Meloni è riuscita a guadagnare credibilità internazionale e ci è riuscita molto abilmente”

Il Governo Meloni ha da poco festeggiato il suo primo compleanno. È dunque tempo di bilanci, per riflettere sul percorso già tracciato e per progettare il futuro.   
A fare il punto sui primi dodici mesi di questo governo di centrodestra c’è anche il filosofo Massimo Cacciari, che attraverso un’intervista a Il Dubbio ripercorre i momenti salienti dell’esecutivo alla luce del quadro politico in cui è inserito.

Come prima cosa, il professore conferma che, ad un anno dalla vittoria schiacciante della coalizione di centrodestra, l’obiettivo centrale era uno: “guadagnare credibilità internazionale”. Giorgia Meloni ha centrato tale obiettivo “molto abilmente, riuscendo a riorganizzare la propria immagine in modo efficace e di questo le va dato atto. Era il suo problema principale e lo ha superato diventando super atlantista e seguendo in politica finanziaria la traccia lasciata da Mario Draghi che ancora attivamente la consiglia.”      
Dunque, promossa sul fronte della politica estera.

Proseguendo la sua analisi, Cacciari tiene a specificare come al Presidente del Consiglio “non si poteva chiedere di risolvere problemi generazionali o di fare quello che in 30- 35 anni non ha fatto nessuno”.         
Del resto, per arrivare alla condizione in cui è oggi il nostro Paese ci è voluto molto più di una legislatura, e porvi rimedio non era di certo possibile in soli pochi mesi. Per cui, con tutti i limiti che ci possono essere, i risultati conseguiti devono essere apprezzati e improntati ad un lavoro sempre maggiore per poter davvero risollevare l’Italia. E non si tratterà di un percorso breve. “Le soluzioni a questo punto forse le vedranno i nostri figli e i nostri nipoti”, ha detto Cacciari.

Inoltre, a rallentare la buona riuscita di alcuni progetti governativi pesa anche l’inerzia dell’opposizione. “In politica come nei matrimoni bisogna essere in due perché succeda qualcosa e in questo momento non può succedere nulla perché non esiste nessuna opposizione”, ha commentato il filosofo, spiegando che nel centrosinistra italiano ci sono grosse crepe che hanno condotto ad una “dissoluzione che è stata perseguita con metodo e ostinazione dal Pd, impegnato a criticare il partito considerandolo vecchio e obsoleto, e dalle altre forze di opposizione”.

In più, lo stesso Partito del Nazareno non è affatto dinamico e propositivo, tanto che sull’estate militante tanto sbandierata dalla segretaria dem il filosofo commenta: “Mi pare di avere visto Schlein che chiacchierava in pubblico, ma non ho il ricordo di un’iniziativa per strada o di una manifestazione. Non c’è stato nulla di militante nell’estate del Pd, perché non c’è un’organizzazione in grado di difendere in modo concreto obiettivi sacrosanti come quelli indicati. Non ci sono stati i partiti e non ci sono stati i sindacati. Senza organizzazione anche le idee migliori valgono zero”.

Infine, sul salario minimo ha chiarito: “Di certo si tratta di un tema centrale. Per la prima volta dal dopoguerra sta diminuendo il risparmio degli italiani. Una diminuzione notevole anche del 2- 3% ed è stato quindi eroso quel vantaggio che sempre abbiamo avuto rispetto agli altri Paesi. Se aggiungiamo la crescita del debito, l’aumento dei tassi di interesse e il crollo del welfare si capisce che non ci sono più margini per sussidi o bonus. Credo sia in gioco quella cosetta che chiamiamo democrazia. Se non siamo in grado di garantire servizi, prospettive per il futuro e un welfare all’altezza i cittadini dimenticheranno di essere democratici”.

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