“C’è un tempo per le lacrime e c’è un tempo per gioire. Oggi lasciateci gioire”. Appare soddisfatto don Maurizio Patriciello. Dopo anni, decenni, di battaglie, può sorridere. E possono sorridere i cittadini di Caivano e gli abitanti del Parco Verde. La speranza sta tornando in quelle terre. Quella città che era stata abbondata dallo Stato, dalle classi dirigenti locali e nazionali, ormai rassegnate davanti allo strapotere delle mafie, ora sta rinascendo. Giorno dopo giorno la legalità si fa viva e quella che era una mera piazza di spaccio, un feudo in cui la mafia faceva girare i propri affari, sta tornando alla normalità.
La forte risposta del Governo Meloni a Caivano
Oggi era una delle giornate più attese da tempo, una data fissata sul calendario da diversi mesi. A fine maggio sarebbe stata completata la riqualificazione dell’impianto sportiva ex Delphinia. Detto, fatto: oggi il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, accompagnata dal sottosegretario Alfredo Mantovano, dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e dal ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi, si è recata lì, nella nuova struttura riconsegnata alla città. Un segnale inequivocabile di speranza e di ripresa: quella piscina, soprannominata “degli orrori”, teatro degli scandalosi e continui episodi di stupro da parte di un gruppo di ragazzi, anche maggiorenni, ai danni delle due cuginette di 10 e 12 anni. Le due cuginette che si facevano forza l’una con l’altra, cercando di tenere nascosta la verità che portavano dentro, con il timore che, in caso di denunce e rivelazioni, ci sarebbero state ripercussioni su di loro e sui loro familiari. Una storia che indignò don Maurizio Patriciello e lo portò a inoltrare una lettera alla premier Meloni. Una richiesta di aiuto, ultima spiaggia dopo anni di richiami inascoltati. Un non plus ultra che non poteva essere accettato. E fortunatamente la risposta arrivò: maxi-blitz, pulizia dei quartieri, commissariamento del Comune per infiltrazioni camorristiche e la visita, storica, di Meloni a Caivano. Segnale che lo Stato sta lentamente tornando.
L’emozione di don Maurizio Patriciello
“Non vi nascondo una certa emozione nell’accogliervi in questo centro che chi ha visto sa di cosa sto parlando. È stato sforzo corale”: così ha esordito Fabio Ciciliano, commissario straordinario alla qualificazione di Caivano, nominato nei mesi scorsi dal Governo Meloni. “Quando sono venuto qui a settembre dello scorso anno insieme al ministro Abodi – ha raccontato – prima ancora che venisse formalizzata la nomina ci siamo messi in moto. Ciò che abbiamo trovato è stata una comunità sfiduciata, aveva perso la voglia di sentire e seguire le istituzioni dello Stato a tutti i livelli”. “Questo luogo – ha aggiunto Patriciello – era qualcosa di molto triste, si soffriva al pensiero che un bene potesse essere distrutto”. Oggi la situazione è cambiata: Caivano rinasce nel segno della legalità, dello Stato, dello sport come utile mezzo per estirpare i giovani dal giogo della criminalità. La sua soddisfazione, Patriciello, l’ha dimostrata con delle parole in dialetto: “Giorgia, io ‘o veco e nun ‘o crere”. In italiano: “Giorgia, io lo vedo e non lo credo”.
Giorgia Meloni decisa: “Faremo vincere lo Stato”
Il cambiamento è stato sottolineato anche da Giorgia Meloni durante l’inaugurazione: “Benché la sfida di Caivano sia stata una delle mie principali scommesse, una delle principali scommesse del governo, forse non ero preparata stamattina all’emozione e all’impatto della differenza di quello che ci siamo trovati di fronte rispetto a qualche mese fa. Non solo l’impatto visivo ma il messaggio che l’impatto racconta: lo Stato e le istituzioni possono fare la differenza, lo Stato può mantenere i suoi impegni, le istituzioni possono mantenere gli impegni”. L’emozione di Giorgia Meloni è forte, “ai limiti della commozione”: “È una di quelle giornate in cui l’affanno, i problemi, i sacrifici che fai, l’ansia che a volte ti prende, tutto improvvistamente assume un senso in questa particolare missione che noi svolgiamo”. Meloni ha poi ricordato il tragico punto di partenza che ha permesso di arrivare a questo storico risultato: “Dobbiamo sempre ricordare da dove partiamo per arrivare qui, partiamo dall’orrore indicibile della violenza perpetrata dal branco su due bambine innocenti cui è stato strappato tutto. Le istituzioni qui – ha aggiunto – non hanno fatto la prima cosa che compete loro: difendere i più fragili, proteggere i più piccoli”. Poi la puntuale ma composta risposta verso il Presidente della Campania Vincenzo De Luca, anche lui presente alla cerimonia: “Voglio dire senza polemica al presidente di De Luca che ieri ha parlato di una passeggiata del governo che se tutte le volte che la politica passeggia portasse questi risultati avremmo sicuramente una politica più rispettata dai nostri cittadini, quindi continueremo a passeggiare”. Non è, però, tempo di polemiche. Caivano, ora, può essere un esempio di legalità per tutte le altre periferie abbandonate, per tutte le altre “zone franche” sparse per l’Italia: “Faremo di Caivano – ha detto – un modello per la Nazione intera. Dimostreremo che si poteva fare, esporteremo il modello in molte altre Caivano d’Italia. Con il decreto Coesione – ha spiegato infatti –abbiamo investito 3 miliardi di euro di fondi europei per le periferie di 14 città metropolitane e 39 città medie del Sud, su un programma finalizzato alla rigenerazione urbana, al recupero delle aree disagiate e degradate. Significa che avremo molte altre Caivano”. L’obiettivo è chiaro: “Faremo vincere Stato sulla criminalità organizzata, sul degrado, sull’abbandono e la rassegnazione. Certo che è un imperativo gravoso, ma è quello che gli italiani si aspettano da noi ed è – ha concluso – quello che faremo”.