“In Italia oggi non c’è una legge ordinaria che vieti (e punisca) a un calciatore di scommettere su partite di calcio presso soggetti autorizzati, al contrario di quanto avviene in FIGC dove a fine 2020 tale divieto venne inserito nei principi fondamentali dello statuto ed è disciplinato nel codice di giustizia sportiva della FIGC. Per questo è necessario che il Parlamento ponga fine a tale contraddizione e cristallizzi il divieto con legge dello Stato”.
Lo dichiara il senatore di Fratelli d’Italia Filippo Melchiorre, componente delle Commissioni Antimafia e Sport e cultura e vicepresidente della Commissione Finanze e Tesoro, commentando il caso calcioscommesse che ha travolto alcuni calciatori (anche della Nazionale).
“La Figc, nel dicembre 2020 ha inserito tra i principi fondamentali dello statuto FIGC il divieto per ogni tesserato di effettuare scommesse, direttamente o indirettamente, su partite di calcio organizzate dalla FIGC, dalla Uefa e dalla Fifa. Il codice di giustizia sportiva FIGC prevede la pena minima di tre anni per tutti i soggetti dell’ordinamento federale che effettuano scommesse su partite di calcio, direttamente o indirettamente, anche presso soggetti autorizzati. Dunque – prosegue Melchiorre – un calciatore che viola questo principio è punito solo dalla legge sportiva”.
Di qui la proposta di Melchiorre: “invitare il Parlamento a una seria riflessione su tale contraddizione ritenendo opportuno che anche le norme statali vietino le scommesse, pure se legali”.
A tale fine, oltre alle iniziative già poste in essere dalla Figc, “è indispensabile – conclude Melchiorre – intensificare corsi di formazione sul match fixing e sui comportamenti corretti da tenere in tema di gioco rivolti alle squadre giovanili a partire della under 21, estendendo tale attività soprattutto nelle scuole per sensibilizzare i nostri giovani al rispetto di quei principi educativi e valoriali dello sport”.