Campania. De Luca in un vicolo cieco dopo l’arresto bis di Alfieri, il “ras delle fritture”

L’arresto bis dell’ex sindaco di Capaccio-Paestum Franco Alfieri, già alter ego di Vincenzo De Luca nel Cilento, riaccende i riflettori sul sistema di potere che, nell’ultimo decennio, ha fatto della Campania una piccola ma agguerrita autocrazia ritagliata sul profilo egotico del suo monarca e sorretta da una fitta rete di nomine e prebende elargite ai fedelissimi di turno, talora addirittura in spregio delle indagini penali e delle successive sentenze. 

La testarda battaglia di De Luca tutti e tutti e perfino contro la normativa vigente che impedisce il terzo mandato di governo nelle Regioni, ha impedito al sultano di Salerno di percepire i primi scricchiolii del suo impero. Un errore, questo, cui è stato impossibile porre rimedio quando la crepa è divenuta frattura e le pareti hanno preso a sbriciolarsi con una velocità che non era stata messa in conto. 

Ora, con il 9 aprile che s’avvicina e il verdetto della Corte Costituzionale già alle porte, De Luca deve sperare soltanto in uno scarto del destino. Sempre più isolato, con gli accoliti che già stanno trattando il loro futuro in altre stanze, inchiodato al muro della realtà da sondaggi che (al massimo) gli affibbiano un 20 per cento, il governatore somiglia a un «dead man walking» della politica. Ed è questo, paradossalmente, il mistero che solleva maggiore interesse. Ossia come abbia fatto a infilarsi dentro un vicolo cieco che, a scanso di sorprese, gli impedirà di trovare scampo.

Le poche testate della stampa libera, in questi anni, hanno denunciato senza remore i metodi di governo in uso a Palazzo Santa Lucia e sottolineato i modesti risultati ottenuti dalla giunta regionale, soprattutto nei settori strategici che il presidente ha tenuto per sé (sanità, trasporti, cultura, agricoltura). Detto ciò, non abbiamo mai pensato di essere al cospetto di un dilettante o di uno sprovveduto Anzi, siamo sempre stati consapevoli delle sue astuzie tattiche e di un peso specifico figlio della lunga militanza all’interno del Pci. 

Ecco perché oggi ci chiediamo cosa abbia spinto De Luca a imboccare un sentiero privo di alternative e a inoltrarsi fino al punto di non ritorno, contravvenendo così a una delle regole fondamentali di chi ha scelto la politica come professione. Possibile che non abbia tracciato una via di fuga, immaginato il modo per non uscire di scena accompagnato soltanto dal silenzio? Possibile che chi gli è stato accanto in tutto questo tempo non l’abbia messo in guardia dal pericolo di un’irrimediabile sconfitta? Bisognerebbe scrutare la misteriosa intelaiatura del potere, i suoi arcani anfratti piscologici, per ottenere (forse) qualche risposta.

Di sicuro, il nutrito drappello di yes-men e yes-women che ha scortato il governatore nella sua avventura avrebbe potuto evitargli una fine così amara. Ammesso, sempre,  che qualcuno ci abbia provato. Perché l’autunno del patriarca è cominciato dal post Covid. Cosa di cui si sono accorti subito i cortigiani, partiti immediatamente alla ricerca di una nuova primavera.

Decisamente più stuzzicante di qualsiasi «frittura di pesce» cucinata al tempo della gloria.

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Giovanni Curzio
Giovanni Curzio
Giovanni Curzio, 21 anni, napoletano, studente alla facoltà di Giurisprudenza della Università degli Studi Suor Orsola Benincasa. Da sempre è appassionato di giornalismo sia di cronaca che sportivo. Collabora anche con agenzie di stampa ed emittenti radiofoniche e televisive della Campania.

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