Fuori tre in Calabria.
Neanche il tempo di fare la nomina che anche il terzo commissario designato alla sanità lascia l’incarico.
Nel giro di pochi giorni abbiamo dovuto assistere dapprima all’indecoroso spettacolo di un Cotticelli smascherato e inchiodato alla trave dell’inadeguatezza da un servizio giornalistico, che ancora vaga per gli studi televisivi a farfugliare di presunti complotti della “massomafia” ai suoi danni.
Poi siamo passati a Zuccatelli, che esuberante pontificava sull’inutilità delle mascherine per tutelarsi dal contagio, proponendo tesi bislacche e piccanti sulle modalità di trasmissione del Covid.
Già a questo punto, dopo le due nomine toppate, il presidente del consiglio e il ministro Speranza avrebbero dovuto passare la mano data l’abnormità dei fatti e le patenti responsabilità dell’esecutivo, ma no, le facce di bronzo telefonano a Zuccatelli e gli intimano di dimettersi.
Costui obbedisce e in consiglio dei ministri dal cilindro dei pentastellati viene fuori Gino Strada, mentre da quello personale del presidente Giuseppi viene fuori lui, Eugenio Gaudio, ex rettore de “La Sapienza”. I grillini strepitano, perché Gaudio è indagato dalla Procura di Catania nell’ambito dell’inchiesta sui concorsi truccati all’università etnea, ma strappano un tandem con Strada che viene inserito nella squadra del commissario e calmano i bollenti spiriti. Tutto questo, accadeva ieri … sì solo ieri, ed oggi il terzo nominato si dimette per “motivi familiari”. Si legge infatti dalle agenzie che il motivo delle rimessione dell’incarico sarebbe dovuta al fatto che la moglie del neo commissario non si sarebbe voluta trasferire in Calabria e che dunque quest’ultimo non avrebbe avuto intenzione di aprire una “crisi familiare”.
In disparte ogni valutazione in ordine alla serietà o verosimiglianza di questa dichiarazione, ci si domanda davvero se la Calabria meriti tutto questo.
È di rara evidenza che il governo nella vicenda abbia delle enormi responsabilità, ricordiamo che è il presidente del consiglio a conferire l’incarico commissariale, di concerto con i ministri competenti per materia: Sanità ed Economia, dunque Speranza e Gualtieri. Sin dall’affaire Cotticelli emergeva una gestione sconsiderata, oggi dopo questi ulteriori e continui fallimenti ci si aspetta il mea culpa di una politica approssimativa e incapace.
Riprende vigore la tesi di Strada, ma sommessamente ricordiamo che la Legge per l’ottenimento dell’incarico prevede una pregressa esperienza manageriale, che al medico senza frontiere manca totalmente. Sarà arduo dunque percorrere questa via, a meno di non sbianchettare il comma del decreto in parola e scriverci su “uno vale uno”.
E la questione Calabra, purtroppo, non è che lo specchio fedele di quello che questo Governo dimostra di essere in ogni dossier che lo vede impegnato: una funesta e claudicante maggioranza pentapiddina infarcita solo di superficialità, impreparazione e propaganda.