Caso Delmastro, il giudice di Md difendeva i black bloc e liberò 15 clandestini

Dopo le critiche per la condanna in primo grado per otto mesi di reclusione ai danni di Andrea Delmastro sul caso Cospito, l’Anm ha cercato di difendere i suoi magistrati, dicendosi sconcertato nel “constatare che ancora una volta il potere esecutivo attacca un giudice per delegittimare una sentenza”. La colpa del sottosegretario alla Giustizia, blindato dalla stessa premier Meloni (“Resterà al suo posto”, ha detto), sarebbe quella di aver criticato la sentenza e, in particolare, di aver fatto notare come all’interno del collegio dei giudici che hanno ribaltato la richiesta dell’accusa (che era paradossalmente l’assoluzione) fosse elevata la componente appartenente a Md, Magistratura Democratica, la corrente dei magistrati di sinistra. Quella, per intenderci, che vanta al suo interno nomi come Silvia Albano, la giudice del primo mancato trattenimento di migranti in Albania, e Marco Paternello, la toga che invece invitava i suoi colleghi a non cedere alla volontà del governo e che descriveva Meloni “pericolosa”.

A giudicare Delmastro, stavolta, è stato Francesco Rugarli, appartenente appunto alla corrente Md. Ha fatto parte, secondo quanto riportato dal Tempo, del Consiglio direttivo di Md a Napoli e all’interno del suo curriculum appare una strenua difesa a favore dei no global protagonisti dei disordini al Global Forum di Napoli nel 2001. Libero offre un ritratto più dettagliato del magistrato: nel documento siglato insieme ad altri colleghi per difendere i black bloc, si definiva “repressione poliziesca” la difesa degli agenti contro gli antagonisti dai quali venivano attaccati. Da pm a Napoli passò alla giustizia penale a Roma, dove viene ricordato per aver liberato, nel 2010, quindici di diciotto immigrati clandestini che durante una rivolta avevano preso d’assalto e quasi distrutto il centro di prima accoglienza di Ponte Galeria, nella Capitale. A loro sostegno, il fatto che i violenti non erano stati arrestati in flagranza, ma soltanto diverse ore dopo i fatti. Ad affiancare Rugarli nel processo a Delmastro, poi, c’era Emilia Conforti, giudice che fa parte del direttivo centrale dell’Anm e appartenente alla corrente di AreaDg, corrente di sinistra.

“Gli italiani ci hanno chiesto di cambiare l’Italia e così faremo”

Ovviamente da cosa nasce cosa e le toghe rosse ne approfittano per criticare della riforma del governo: “Per dimostrare l’inutilità della separazione delle carriere – ha fatto sapere la giunta dell’Anm nelle scorse ore –, basta osservare la vicenda processuale che si è conclusa con la condanna in primo grado del sottosegretario Delmastro. Alla richiesta di archiviazione del pm un giudice ha ordinato l’imputazione, ed alla richiesta di assoluzione di un pm il Tribunale ha pronunciato condanna. Questo dimostra, come l’Anm sostiene da sempre, che il pm può chiedere l’assoluzione, nonostante la sua carriera non sia separata da quella del giudice, e che il giudice non è succube del pm”. Con qualche ora di distanza è arrivata la risposta dello stesso Delmastro, durante un’intervista al Tg1: “Anm dice che non serve giudice terzo di Berlino? Stiano pur certi che a Berlino a cercarmi il giudice terzo ci vado. E soprattutto dico che questo caso dimostra che ci vuole il sorteggio per eradicare il potere cancerogeno delle correnti all’interno della magistratura”. E ancora, sulle richieste di dimissioni avanzate delle opposizioni: “È una delle tante richieste delle opposizioni, credo sia lo sport preferito delle opposizioni. Registriamo che non si è ancora dimesso nessuno per la richieste delle opposizioni, abbiamo preso il voto degli italiani per cambiare l’Italia anche riformando la giustizia e così faremo consegnando ai nostri figli una giustizia migliore”. Insomma, sembra che l’ennesimo tentativo di bloccare o spaventare la maggioranza per distoglierla dall’adozione della riforma della giustizia non sia andato a buon fine, ottenendo invece l’effetto opposto: ha dato lampante dimostrazione di quanto una magistratura politica possa essere distruttiva per la Nazione.

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