La sentenza del sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, si aggiunge come ulteriore fase di quella guerra, mai dichiarata ma ormai lampante, tra magistratura e governo, colpevole di voler riformare la giustizia in un modo che non è gradito ai giudici, o meglio a una sua minoranza. Una sentenza politica. Lo ha detto lo stesso Delmastro, lo ha detto il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in virtù di un dato di fatto molto semplice: la condanna a otto mesi è contraria alla richiesta di archiviazione prima, e di assoluzione poi, avanzata dalla stessa accusa. Ed è la stessa Meloni ad aver ribadito che il sottosegretario non si dimetterà. Resterà al suo posto. Anche perché – è bene ricordarlo – si tratta ancora di una sentenza di primo grado. “Sono sconcertata per la sentenza di condanna del Sottosegretario Andrea Delmastro, per il quale il pubblico ministero aveva inizialmente richiesto l’archiviazione e successivamente l’assoluzione. Mi chiedo se il giudizio sia realmente basato sul merito della questione. Il Sottosegretario Delmastro rimane al suo posto”.
Messaggio netto anche da parte di Delmastro, che è intervenuto con toni ancora più duri: “Una sentenza politica – ha esclamato -. Le sentenze non si commentano, ma quelle politiche si commentano da sole. E questa sentenza si commenta da sola. Dopo che l’accusa ha chiesto per tre volte l’assoluzione, arriva una sentenza di condanna fondata sul nulla”. Il sottosegretario poi ricorda che il lavoro per le riforme non verrà arrestato: “Vogliono dire che le riforme si devono fermare? Hanno sbagliato indirizzo. Vogliono dire che il Pd non si tocca? Hanno sbagliato indirizzo. Io non ho tradito i miei ideali: ho difeso il carcere duro verso terroristi e mafiosi. Io non ho tradito! E gli italiani lo sanno. Attendo trepidante le motivazioni per fare appello e cercare un Giudice a Berlino. E da domani avanti con le riforme per consegnare ai nostri figli una giustizia diversa”.
Il governo fa quadrato intorno al sottosegretario
La questione ruota intorno al caso Cospito. Delmastro è accusato di aver rivelato informazioni coperte dal segreto d’ufficio riguardanti Alfredo Cospito, l’anarchico detenuto al 41-bis. Il caso era scoppiato dopo alcune dichiarazioni di Giovanni Donzelli, deputato di Fratelli d’Italia alla Camera, che riportando alcune conversazioni di Cospito, aveva parlato delle visite di diversi esponenti del Pd all’anarchico, che all’epoca stava facendo lo sciopero della fame. Per quelle dichiarazioni, fu istituito addirittura un Giurì d’onore alla Camera, il quale stabilì che Donzelli non aveva offeso i colleghi dell’opposizione. In favore di Cospito seguirono mesi e mesi di proteste. Lui ha continuato per diverse settimane lo sciopero della fame, anarchici e centri sociali sono scesi in piazza, spesso e volentieri con modalità violente, con gli esponenti della sinistra che molto frequentemente hanno sposato la causa: l’abolizione del 41bis. Una richiesta su cui il governo non hai mai avuto l’intenzione di cedere. E, a mesi di distanza, è arrivata la conferma che la Meloni aveva ragione, con alcune intercettazioni che hanno svelato come i mafiosi soffrano il regime di carcere duro.
Intanto, la maggioranza e il governo fanno quadrato intorno a Delmastro: “Sono disorientato e addolorato – ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio – per una condanna che colpisce uno dei collaboratori più cari e capaci. Confido in una sua radicale riforma in sede di impugnazione e rinnovo all’amico Andrea Delmastro Delle Vedove la più totale e incondizionata fiducia. Continueremo a lavorare insieme per le indispensabili e urgenti riforme della giustizia”. “Siamo vicini al collega Andrea Delmastro – ha aggiunto Lucio Malan, capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato – e fiduciosi che su questa vicenda la sentenza finale sarà pronunciata da giudici davvero ‘terzi e imparziali’”.