La polemica ingaggiata dopo il caso Egonu dal nuovo strillone della sinistra più arcigna, Rula Jebreal, ha del surreale.
Riassumiamo brevemente i passaggi.
L’atleta della nazionale, dopo la conquista del bronzo ai mondiali di pallavolo, a bordo campo è scoppiata in lacrime, sfogandosi con il suo procuratore: “non puoi capire … mi hanno anche chiesto perché sono italiana … questa è l’ultima partita che faccio in nazionale”.
A questa reazione a caldo, sono seguite le dichiarazioni alla stampa, in cui la pallavolista affermava che non sapeva se sarebbe tornata a vestire la maglia azzurra.
Molti i tweet di solidarietà della politica, che trasversalmente ha manifestato il proprio appoggio alla sportiva, sperando di rivederla presto in campo.
Si è poi pronunciato anche il presidente della federazione Volley, che ha dimensionato lo sfogo nell’alveo della naturale stanchezza e tensione che segue ogni competizione importante. Rispetto alle offese razziste che hanno attinto la Egonu, queste sarebbero state esternate sui social dai soliti odiatori professionisti e nulla hanno a che vedere con la squadra, che invece si è lasciata dopo la partita piangendo e abbracciandosi.
Ebbene, dopo tutto ciò, si scatena la Jebreal, che offre agli occhi ed alle orecchie della stampa estera una perla di saggezza degna dei più fini analisti politici. E cosa le salta in testa di twittare? Che dopo che il nuovo governo di estrema destra ha eletto un “razzista” che ha sostenuto i neo nazisti come presidente della Camera, la Egonu ha abbandonato la nazionale per motivi etnici.
Una affermazione pazzesca, totalmente svincolata dalla realtà, che mette in relazione due episodi che nulla hanno a che vedere l’uno con l’altro.
Ma la domanda è: a chi giova questa presa di posizione? Cui prodest? Perché abbiamo imparato nel tempo che nessuna esternazione di questi analisti al servizio del globalismo sono mai gratuite o dettate da sinceri posizionamenti intellettuali.
Anche ad una disamina superficiale è chiaro che questa lettura distorta, strumentale e disonesta fa male all’Italia, che viene spacciata per una Nazione dimentica dei valori della democrazia, in cui vengono calpestati i diritti fondamentali. Fa male all’atleta, che viene trascinata per i capelli in una polemica che non le appartiene e non la aiuta in un momento di difficoltà. Fa male allo sport, perché viene umiliato e visto in posizione ancillare e subordinata alla politica. Fa male alla causa della eradicazione del razzismo, perché non ne indaga le cause e utilizza l’argomento solo per colpire ideologicamente il “nemico” politico.
Fa male a tutto ed a tutti e non aggiunge al dibattito alcun valore, se non quello del vantaggio tutto personale della Jebreal, che così crede di meritarsi i gradi di generale delle truppe della comunicazione progressista contro il “regime”.
Verificato chi ne giova, si potrebbe anche lasciar correre e passare oltre, tuttavia c’è qualcosa d’altro sotto la superficie.
Poco sotto il pelo dell’acqua si scorge un terreno limaccioso e inospitale, fatto delle insidie di una comunicazione faziosa e ormai spesso inveritiera, che tenta di descrivere una realtà inesistente e cerca di costruire una narrazione che vuole l’Italia persa nel baratro di una destra retriva e fascista. Gli alfieri di questo modello comunicativo sono molti e molto spesso si rivolgono all’estero. L’operazione di screditamento e delegitttimazione post elettorale che questa nutrita schiera di opinionisti e giornalisti sta mettendo in campo è senza precedenti: sistematica e poderosa, può contare su solidissime relazioni con la stampa internazionale. Quindi la sottovalutazione del fenomeno è un errore, il piano non è solo di natura personale, assume i contorni della organizzazione scientifica di un’area culturale che non vuole arrendersi alle evidenze e che sta reagendo al cambio di rotta con ogni sua arma a disposizione. Anche e soprattutto quella della mistificazione.
Ecco perché questo atteggiamento va denunciato e sottolineato, ecco perché non si può lasciar cadere l’accusa e occorre rispedirla al mittente. Perché ne va della democrazia e dei diritti fondamentali dei cittadini, tra cui c’è quello all’informazione veritiera, mercè la deformazione strumentale dei contesti. Diceva la Arendt: “Il suddito ideale del regime totalitario non è il nazista convinto oppure il comunista convinto, ma le persone per le quali non c’è più differenza tra realtà e finzione, tra il vero e il falso”. Ecco, intorbidire volutamente le acque della verità, è un sistema per limitare la libertà e la democrazia. Non possiamo accettarlo.
La Egonu ha svariati problemi personali, non ha il carattere per giocare partite decisive quando c’è da lottare, chiaramente cerca scuse quando fallisce, esempio la sua compagna di squadra Myriam Silla che se ne frega dei coglioni presenti sul web . A differenza della sua storica avversaria di ruolo, la serba Boskovic che si esalta nei momenti difficili. Parlo con cognizione di causa avendo frequentato prima come giocatore poi come dirigente per 40 anni il mondo della Pallavolo. Su quanto scrive la frustratissima Jebreal inutile dire nulla, solo umanissima compassione… Vediamo come si troverà l’Egonu nella “civilissima” Turchia dove ha scelto di andare a giocare,auguri….
Se difendi i valori e la cultura italiana, sei italiana. Il colore della pelle non ti fa una persona migliore o peggiore. Non ti fa meno o più razzista.
Dov’è la Jebreal quando si tratta di mutilazione genitale femminile? Dobbiamo lasciare le donne libere di costringere le loro figlie?
Per paranoia si intende una psicosi caratterizzata da un delirio cronico, basato su un sistema di convinzioni, principalmente a tema persecutorio, non corrispondenti alla realtà.
Verissimo, la Jebreal è mitomane e vuole far parlare di sè, mentre nello stesso tempo serve i suoi padroni sinistri della Sinistra utilizzando un episodio a fini politici verso un governo ancora non costituito. Anche a me, tante volte, mi hanno chiesto se sono Italiana, perchè bionda platino con occhi celesti trasparenti ed alta 1m80, me l’hanno chiesto in Italia e all’estero, quando ero in Francia. siccome l’Italiana tipo è la Monica Bellucci per loro, mi guardavano stravolti. Bè ci sono anche Italiane che sembrano stereotipicamente norvegesi e non se ne fanno un problema. Anzi a volte ai Francesi io dicevo di essere SudAfricana, come la principessa Charlene di Monaco. Il problema della sensibilità alla domanda “ma sei Italiana” deriva solo dalla sicurezza in sè stessi e dall’essere patriota. Ci sono tanti Italiani figli dell’epoca italiana in Somalia e dunque neri o meticci, ma questi sono sicuri di sè stessi e non crollano come questa atleta che evidentemente deve diventare più forte di carattere, cosa per la quale la Jebreal non l’aiuta. A me faceva schifo che i Francesi non riusciressero a credere che fossi Italiana perchè sembravo loro norvegese vikinga, ma sapevo rispondere a tono e non avevo problemi identitari. Questa atleta deve rafforzarsi psicologicamente, deve pensare a Fiona Mei che è nera, inglese, italiana e non ha complessi. E la Jebreal deve smetterla di fare la grancassa che diffonde insicurezza psicologica a queste atlete, solamente per i suoi scopi politici e per essere protagonista lei.