Caso Ramy, la Procura: “Inseguimento regolare”. Spunta il video dei soccorsi

Regolare l’inseguimento dei carabinieri nei confronti di Fares e Ramy, i due che lo scorso 24 novembre non si erano fermati a un posto di blocco degli agenti. Guidava Fares, che si è salvato nello schianto finale, dopo aver perso il controllo del motoveicolo con il quale fuggivano. Ramy, invece, è morto sul colpo, sbattendo contro un semaforo e perdendo all’istante il casco. Da quanto è trapelato dalle indagini portate avanti dalla Procura di Milano, dunque, sarebbe accaduto tutto secondo legge: come previsto dall’articolo 55 del codice di procedura penale, infatti, “la polizia giudiziaria deve, anche di propria iniziativa, prendere notizia dei reati, impedire che vengano portati a conseguenze ulteriori, ricercarne gli autori, compiere gli atti necessari per assicurare le fonti di prova e raccogliere quant’altro possa servire per l’applicazione della legge penale”. È certo che nessuno aveva intenzione di portare alla morte Ramy, neppure ventenne. Un incidente che doveva essere evitato e che poteva essere evitato in un modo molto semplice: se Fares si fosse fermato all’alt dei carabinieri, non staremmo oggi a piangere la morte di un giovane.

Vanno avanti dunque le indagini per scoprire la verità. Alcuni giorni fa è stato pubblicato il video dell’inseguimento delle volanti, con le registrazioni audio delle parole che, in quei momenti concitati, gli agenti hanno pronunciato. “Speriamo che cada”, la frase che ha destato più scalpore nella strumentalizzazione che ovviamente ne è seguita da una certa parte politica, pronta come sempre a minimizzare errori e reati delegittimando così, volutamente o meno, agenti e ruolo dello Stato. Anche se, analizzando il video neppure così attentamente, si capisce che in più occasioni la volante in questione avrebbe potuto speronare la moto, senza però farlo. E questo perché la vera intenzione non era fare del male, ma bloccare i fuggitivi.

Spunta il video dei soccorsi

Ieri, a riprova di ciò, è spuntato un nuovo video, pubblicate da Dritto e Rovescio. È la bodycam di uno degli agenti presenti su quella volante e riprende gli attimi successivi allo schianto: si vede un agente che, non vedendo reazioni nel corpo di Ramy, inizia un disperato massaggio cardiaco. Fares invece è sveglio e dolorante a terra, è stonato e chiede dell’amico. Gli agenti lo tranquillizzano e chiamano prontamente il pronto soccorso, in appena 57 secondi. Nemmeno dieci minuti e arriva la prima automedica. I due vengono trasportati in ospedale e durante il viaggio Fares dà la sua prima versione dei fatti: gli viene chiesto perché stesse scappando, lui spiega che era senza patente e di aver perso il casco a metà della fuga. È il suo, dunque, quello che si vede volare nel video dell’inseguimento, quello che invece si trova sul luogo dello schianto è dunque di Ramy.

Le indagini continuano. I pm di Milano stanno cercando di capire l’effettiva dinamica dell’incidente, con il carabiniere che guidava la prima delle tre gazzelle che sarebbe indagato, insieme a Fares, per il reato di omicidio stradale. “Una condotta del genere – dice uno dei carabinieri una volta arrivati in ospedale – è riconducibile solamente a qualcosa che non va bene”. Poi, in riferimento a Fares e a Ramy: “Se lo porta sulla coscienza lui, non me lo porto sulla coscienza io. Io ho fatto solo il mio lavoro”.

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