Cinque Hezbollah in Italia: gli islamisti sfruttano le ambiguità di chi non condanna

Mentre alla sinistra piace giocare con il fuoco, non condannando mai pienamente manifestazioni e violenze antisemite perpetrate dagli antagonisti nelle piazze delle maggiori città della Nazione, in Italia si faceva forte il sentimento (e non solo) a favore del terrorismo islamico e delle organizzazioni satellite di Teheran che stanno destabilizzando il Medio Oriente. Così forte anche a causa dell’insediamento sul nostro territorio di veri e propri collegamenti con il mondo fondamentalista e terrorista. Alcuni giorni fa, le forze dell’intelligence statunitense hanno fermato Mohammad Hannoun, architetto residente a Genova che era il vero collante tra le varie organizzazioni pro-Pal italiane e Hamas, accusato di aver promosso delle raccolte fondi di beneficenza fasulle che non finivano al popolo palestinese, come veniva dichiarato, ma ad Hamas stessa. Si è scoperto anche che Hannoun ha incontrato i leader di Hamas Ismail Haniyeh e Khaled Mashaal, per giunta difesi sui social reputando Hamas un’organizzazione democratica vincitrice delle elezioni in Palestina.

L’imam espulso

Il lavoro di indagine e di espulsione di personaggi sospetti e collegati con il mondo del fondamentalismo islamico, sembra aver subito un’accelerazione nelle ultime settimane, specialmente dopo il climax di manifestazioni pro-Pal, pro-Hamas, pro-Hezbollah in tutta Italia e culminate nel violento raduno non autorizzato, contro il parere di questura, Tar del Lazio e governo, avutosi il 5 ottobre a Roma, con un corteo iniziato in piazzale Ostiense e che ha portato al ferimento di 30 agenti. In questo contesto, si registra l’espulsione di Zulfiqar Khan, imam di una moschea a Bologna, per via dei suoi contatti “con cittadini stranieri emersi all’attenzione nell’ambito di attività investigative per la loro appartenenza agli ambienti dell’Islam ultra-radicale”. L’imam, infatti, sarebbe “in grado di favoreggiare l’infiltrazione nel territorio bolognese di organizzazioni politico-religiose e para-terroriste”. La faccenda si fa più ampia e rientra anche nel campo, ovviamente, dell’immigrazione clandestina e delle cosiddette guerre ibride: chi si nasconde dietro queste organizzazioni? Stati stranieri? E se sì, quali? Facile immaginare possibili risposte.

Gli islamisti sfruttano le ambiguità

La questione è molto più ampia, dunque, di quanto si pensi. Nel mondo dell’illegale e del sommerso, c’è un legame di fondo tra organizzazioni e varie associazioni che, rifiutando la nostra civiltà, operano contro di essa e contro la nostra società dal suo interno. Un pericolo che non può essere certamente accettato dalla nostra Nazione: il sospetto è che la destabilizzazione e l’influenza sull’opinione pubblica, attraverso le movimentazioni di piazza, passi anche dal lavoro di questi agenti direttamente sul nostro territorio. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha lanciato una bomba nelle scorse ore: “Abbiamo scoperto cinque Hezbollah che erano riusciti ad avere il passaporto italiano. Ora stiamo revocando la cittadinanza perché essere italiani è una cosa seria”. Parole che ci confermano che i militanti delle fasce più integraliste della religione islamica riescono, in qualche modo, ad accedere anche nella nostra società e a influenzarla. Per questo, al di là del lavoro dell’intelligence e delle forze dell’ordine per scovare possibili figure pericolose per l’ordine pubblico, deve essere forte la condanna delle Istituzioni e della politica al mondo dell’integralismo islamico. Una condanna che dovrebbe essere bipartisan, ma che spesso proviene soltanto da una parte, la destra, che ha sempre chiarito la sua posizione: va garantito il diritto a esistere di Israele, va fermato il fuoco su Gaza, va difeso il popolo palestinese e vanno liberati gli ostaggi. L’ambiguità della sinistra, invece, viene sfruttata dai fondamentalisti a proprio favore per portare caos nella nostra società, per combattere battaglie che un Paese occidentale dovrebbe ripudiare a prescindere.

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1 commento

  1. «Il popolo degli Unni […] supera ogni limite di barbarie. Siccome hanno l’abitudine di solcare profondamente con un coltello le gote ai bambini appena nati, affinché il vigore della barba, quando spunta al momento debito, si indebolisca a causa delle rughe delle cicatrici, invecchiano imberbi, senz’alcuna bellezza e simili ad eunuchi. Hanno membra robuste e salde, grosso collo e sono stranamente brutti e curvi, tanto che si potrebbero ritenere animali bipedi o simili a quei tronchi grossolanamente scolpiti che si trovano sui parapetti dei ponti. […] sono così rozzi nel tenor di vita da non aver bisogno né di fuoco né di cibi conditi, ma si nutrono di radici di erbe selvatiche e di carne semicruda di qualsiasi animale, che riscaldano per un po’ di tempo fra le loro cosce ed il dorso dei cavalli. […] Adoperano vesti di lino oppure fatte di pelli di topi selvatici, né dispongono di una veste per casa e di un’altra per fuori. Ma una volta che abbiano fermato al collo una tunica di colore sbiadito, non la depongono né la mutano finché, logorata dal lungo uso, non sia ridotta a brandelli. […] E nelle assemblee […] tutti in questo medesimo atteggiamento discutono degli interessi comuni. […] Nessuno fra loro ara né tocca mai la stiva di un aratro. Infatti tutti vagano senza aver sedi fisse, senza una casa o una legge o uno stabile tenor di vita. Assomigliano a gente in continua fuga sui carri che fungono loro da abitazione. Quivi le mogli tessono loro le orribili vesti, qui si accoppiano ai mariti, qui partoriscono ed allevano i figli sino alla pubertà. […] Sono infidi ed incostanti nelle tregue, mobilissimi ad ogni soffio di una nuova speranza e sacrificano ogni sentimento ad un violentissimo furore. Ignorano profondamente, come animali privi di ragione, il bene ed il male, sono ambigui ed oscuri quando parlano, né mai sono legati dal rispetto per una religione o superstizione, ma ardono d’un’immensa avidità di oro. A tal punto sono mutevoli di temperamento e facili all’ira, che spesso in un sol giorno, senza alcuna provocazione, più volte tradiscono gli amici e nello stesso modo, senza bisogno che alcuno li plachi, si rappacificano.»

    (Ammiano, XXXI,2)

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