Clima e ondate di calore. Quello che la NASA e l’Agenzia Spaziale Europea mostrano, ma che i media non riportano

Secondo le osservazioni, le misurazioni e gli studi di diversi ricercatori, tecnici e scienziati citati da NASA e Agenzia Spaziale Europea, la violenta eruzione del vulcano Hunga Tonga-Hunga Ha'apai del 15 gennaio 2022 non ha iniettato solo cenere nella stratosfera, ma anche grandi quantità di vapore acqueo, battendo tutti i record di iniezione diretta di vapore acqueo, da parte di un vulcano nell'era satellitare. Questo evento potrebbe riscaldare la superficie terrestre per un limitato numero di anni. Allo stesso tempo, il ritorno di El Niño e l'aumentata attività solare (ciclo di 11 anni), potranno contribuire al riscaldamento globale andandosi a sommare ai fattori, cosiddetti, di origine antropica. Fatti del tutto ignorati nell'attuale narrazione mediatica.

In un articolo pubblicato domenica 31 luglio 2023 su American Thinker, quotidiano conservatore online, Thomas Lifson (cofondatore della rivista ed ex associato ad Harvard), pone i riflettori su un aspetto relativo all’attuale ondata di calore che appare molto plausibile.

L’attuale ondata di calore – scrive – viene incessantemente attribuita all’aumento dei livelli di anidride carbonica nell’atmosfera, ma c’è una spiegazione molto più plausibile, praticamente approvata da due delle più importanti organizzazioni scientifiche del mondo.

Il vapore acqueo nell’atmosfera terrestre è drasticamente aumentato. Perché? Lo spiega la NASA.

Si scopre – continua Lifson – che i livelli di vapore acqueo nell’atmosfera sono aumentati drasticamente nell’ultimo anno e mezzo, e il vapore acqueo è ben riconosciuto come un gas serra, la cui presenza elevata porta a temperature più elevate, un meccanismo che fa impallidire qualsiasi effetto possa avere la CO2.

Allora perché il vapore acqueo atmosferico è aumentato così drasticamente? A causa di una storica, gigantesca eruzione vulcanica dell’anno scorso di cui nessuno probabilmente ha mai sentito parlare. I mass media l’hanno ignorato perché si è svolto a 490 piedi sott’acqua nel Pacifico meridionale.

Ma come fa Lifson a sostenere tali affermazioni? Semplice, la sua fonte è la NASA, l’agenzia governativa civile responsabile del programma spaziale e della ricerca aerospaziale degli Stati Uniti d’America.

A questo link è possibile consultare la pubblicazione NASA, datata 2 agosto 2022, con il video in time-lapse dell’esplosione del vulcano.

Il report dell’agenzia spaziale americana, firmato da Jane J. Lee ed Andrew Wang del Centro di Ricerca e sviluppo del Laboratorio NASA di propulsione a reazione, Pasadena, California, spiega in maniera molto chiara gli effetti dell’esplosione del vulcano Hunga Tonga-Hunga Ha’apai, avvenuta il 15 gennaio 2022, corredando il rapporto con le immagini del NASA Earth Observatory e della Stazione Spaciale Internazionale.

L’eruzione di Tonga ha fatto esplodere una quantità di acqua senza precedenti nella stratosfera

L’enorme quantità di vapore acqueo scagliato nell’atmosfera, come rilevato dal Microwave Limb Sounder della NASA, potrebbe finire per riscaldare temporaneamente la superficie terrestre, scrivono i ricercatori.

Quando il vulcano Hunga Tonga-Hunga Ha’apai è esploso il 15 gennaio, ha inviato uno tsunami che ha fatto il giro del mondo e ha innescato un boom sonico che ha fatto il giro del globo due volte. L’eruzione sottomarina nell’Oceano Pacifico meridionale ha anche fatto esplodere un enorme pennacchio di vapore acqueo nella stratosfera terrestre, sufficiente a riempire più di 58.000 piscine olimpioniche. L’enorme quantità di vapore acqueo potrebbe essere sufficiente per influenzare temporaneamente la temperatura media globale della Terra.

Questo video in loop mostra una nube a ombrello generata dall’eruzione sottomarina del vulcano Hunga Tonga-Hunga Ha’apai il 15 gennaio 2022. Il satellite GOES-17 ha catturato la serie di immagini che mostrano anche onde d’urto a forma di mezzaluna e fulmini.
Crediti: Immagine dell’Osservatorio della Terra della NASA di Joshua Stevens con immagini GOES per gentile concessione di NOAA e NESDIS.

“Non abbiamo mai visto niente di simile”, ha detto Luis Millán, uno scienziato dell’atmosfera presso il Jet Propulsion Laboratory della NASA nel sud della California.

Lo scienziato ha condotto un nuovo studio esaminando la quantità di vapore acqueo che il vulcano Tonga ha iniettato nella stratosfera, lo strato dell’atmosfera tra circa 8 e 33 miglia (12 e 53 chilometri) sopra la superficie terrestre.

Nello studio, pubblicato su Geophysical Research Letters, Millán e colleghi stimano che l’eruzione delle Tonga abbia inviato nella stratosfera terrestre circa 146 teragrammi (1 teragrammo equivale a un trilione di grammi) di vapore acqueo – pari al 10% dell’acqua già presente in quello strato dell’atmosfera. È quasi quattro volte la quantità di vapore acqueo che gli scienziati stimano che durante l’eruzione del Monte Pinatubo del 1991 nelle Filippine si sia riversata nella stratosfera.

Nell’articolo pubblicato dalla NASA si afferma che Il vapore acqueo in eccesso iniettato dal vulcano Tonga potrebbe rimanere nella stratosfera per diversi anni. Questo vapore acqueo extra potrebbe influenzare la chimica atmosferica, stimolando alcune reazioni chimiche che potrebbero temporaneamente peggiorare l’esaurimento dello strato di ozono e potrebbe anche influenzare le temperature superficiali.

La NASA – è Lifson che torna a parlare – ha pubblicato quanto sopra nell’agosto 2022. Sei mesi dopo, uno studio più recente ha aumentato del 30% la stima dell’aggiunta di vapore acqueo all’atmosfera.

L’Agenzia Spaziale Europea – ESA, in una sua pubblicazione online, spiega che in un recente articolo pubblicato su Nature, un team di scienziati ha mostrato l’aumento senza precedenti della massa d’acqua stratosferica globale del 13% (rispetto ai livelli climatologici) e un aumento di cinque volte del carico di aerosol stratosferico, il più alto degli ultimi tre decenni.

Usando una combinazione di dati satellitari, compresi i dati del satellite Aeolus dell’ESA, e osservazioni da terra, il team ha scoperto che, a causa dell’altitudine estrema, il pennacchio vulcanico ha circumnavigato la Terra in una sola settimana e si è disperso quasi da polo a polo in tre mesi.

La natura e l’entità uniche della perturbazione stratosferica globale causata dall’eruzione dell’ Hunga Tonga-Hunga Ha’apai la collocano tra gli eventi naturali più notevoli dell’era moderna dell’osservazione.

I 4 fattori che determinano caldo estremo e disastri climatici nel 2023

Pochi giorni fa, il 27 luglio 2023, Michael Wysession, Professore di Scienze della Terra, Ambientali e Planetarie, Arti e Scienze presso la Washington University di St. Louis, ha pubblicato un articolo su The Conversation, principale editore mondiale di notizie e analisi basate sulla ricerca. Il Prof Wysession riprende la questione del vulcano di Tonga, citandolo tra i 4 fattori che determinano il caldo estremo e i disastri climatici del 2023.

“Tra il caldo globale da record e gli acquazzoni estremi, è difficile ignorare che qualcosa di insolito sta accadendo con il tempo nel 2023”, scrive lo studioso. “Le persone si sono affrettate a incolpare il cambiamento climatico e hanno ragione, fino a un certo punto. Tuttavia, quest’anno gli eventi estremi sono più acuti di quanto ci si aspetterebbe dal solo riscaldamento globale antropogenico.“, precisa.

Infatti, Wysession illustra quali sono gli altri 3 fattori, oltre a quello di origine umana e tira in ballo il vulcano di cui abbiamo parlato finora, ma aggiunge anche due elementi che potrebbero essere coinvolti nel caldo anomalo e nei recenti fenomeni climatici estremi: El Niño e le fluttuazioni solari.

El Niño è un fenomeno climatico che si verifica ogni pochi anni quando le acque superficiali nel Pacifico tropicale invertono la direzione e si riscaldano. Ciò riscalda l’atmosfera che influenza le temperature e le condizioni meteorologiche in tutto il mondo . In sostanza, l’atmosfera prende in prestito il calore dal Pacifico e le temperature globali aumentano leggermente. Questo è successo nel 2016, il tempo dell’ultimo forte El Niño . Le temperature globali sono aumentate in media di circa 0,25 F (0,14 C), rendendo il 2016 l’anno più caldo mai registrato, spiega l’accademico che evidenzia come sulla base dell’aumento delle temperature della superficie del mare del Pacifico a metà del 2023, i modelli climatici ora suggeriscono una probabilità del 90% che la Terra sia diretta verso il suo primo forte El Niño dal 2016.

Fluttuazioni solari. Il Sole si sta lentamente riscaldando e tra mezzo miliardo di anni ribollirà gli oceani della Terra. Sulle scale temporali umane, tuttavia, la produzione di energia del Sole varia solo leggermente, circa 1 parte su 1.000 , su un ciclo ripetuto di 11 anni . I picchi di questo ciclo sono troppo piccoli per essere notati a livello quotidiano, ma influenzano i sistemi climatici della Terra. L’ultimo ciclo solare ha raggiunto il suo minimo nel 2020 . L’attuale ciclo solare ha già superato il picco del ciclo precedente relativamente debole e raggiungerà il picco nel 2025, con la produzione di energia del Sole in aumento fino ad allora.

I prossimi due anni saranno molto difficili a causa della combinazione di fattori, ma sui media la questione è affrontata a senso unico e prevale l’approccio ideologico

Secondo il professore i prossimi due anni potrebbero essere molto difficili. Se nel prossimo anno si sviluppasse un forte El Niño, combinato con il massimo solare e gli effetti dell’eruzione Hunga Tonga-Hunga Ha’apai, le temperature della Terra probabilmente salirebbero a livelli inesplorati. Secondo i modelli climatici, ciò significherebbe probabilmente ancora più ondate di calore , incendi boschivi , inondazioni improvvise e altri eventi meteorologici estremi .

Dagli studi e articoli scientifici sopra riportati ci si aspetta un surplus di calore atmosferico “per diversi anni”, fino a quando il vapore acqueo immesso da questa grande eruzione vulcanica sottomarina mai registrata prima non arriverà a dissiparsi completamente.

Parlare di questo fenomeno, che al momento si può classificare come unico nel suo genere, non vuol dire mettere in discussione il ruolo della CO2 e le responsabilità dell’essere umano nel contesto del riscaldamento globale.

Tuttavia, sembra assurdo che un evento di tale portata, l’eruzione del vulcano Hunga Tonga-Hunga Ha’apai, come registrato dalle due principali agenzie spaziali occidentali e studiato da decine di scienziati, non sia oggetto di informazione e approfondimento su quegli stessi media che da settimane martellano con toni catastrofisti sul caldo killer e le temperature da fine del mondo.

Una riflessione su questo evento e sugli altri fattori che probabilmente stanno influenzando il clima, nonchè sulle voci scientifiche scettiche rispetto alla teoria del riscaldamento globale causato esclusivamente dall’uomo, forse sarebbe più utile di una corsa cieca e sfrenata all’impoverimento generale. Sarebbe auspicabile un dibattito più ampio che consideri ancora aperte molte questioni rispetto all’eco-ansia di voler fermare il cambiamento climatico cercando di ridurre le emissioni di CO2 con soluzioni e tempistiche economicamente suicide, mentre da tutta altra parte del mondo queste emissioni continuano ad aumentare.

Ogni riferimento a note nazioni asiatiche è puramente voluto.

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Ulderico de Laurentiis
Ulderico de Laurentiishttp://www.uldericodelaurentiis.it
Direttore Responsabile de "La Voce del Patriota".

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