Meno male! Meno male che il Partito Democratico si trova alla opposizione e non al governo del Paese. Il sollievo di non vedere soggiornare il partito di Elly Schlein a Palazzo Chigi è dettato da più ragioni, la politica interna e l’economia in primo luogo, ma in questo preciso momento monopolizza la nostra attenzione la politica estera. Stiamo attraversando una fase molto impegnativa a livello internazionale con la ricerca non facile di una pace equilibrata fra Russia e Ucraina, le sfide poste dall’Amministrazione USA e l’individuazione di un ruolo dell’Europa adatto ed efficace per questo tempo. Perciò, una Nazione come l’Italia, strategicamente importante, deve riuscire a lavorare, in Europa e nel resto del mondo, all’insegna di posizioni pragmatiche e al tempo stesso nette, che non siano fumose e non alimentino equivoci. Il Governo Meloni sta facendo tutto questo, con un approccio franco e leale con i partner UE, (l’Unione deve sì ripensarsi nel campo della Difesa, ma senza corse utopiche verso improbabili eserciti comuni privi di uno Stato e tentativi di sganciamento dalla NATO), e tramite una relazione limpida con gli USA di Donald Trump, (il legame transatlantico è più solido che mai, composto anche da medesimi valori conservatori, ma l’Italia non teme di dire la propria, per esempio, su argomenti come i dazi e l’Ucraina). Invece, il più grande partito di opposizione, il PD, e ripetiamo, meno male che occupa il ruolo della minoranza, non riesce ad avere una linea nel mondo, nemmeno un posizionamento, giusto o sbagliato che sia, il quale possa essere commentato, apprezzato o criticato. Il Partito Democratico non ha una politica estera o forse, ne ha due o tre, come abbiamo potuto appurare dal voto al Parlamento europeo sul ReArm Europe sostenuto dalla Commissione UE. I 21 europarlamentari del PD hanno così votato: in dieci hanno votato a favore della risoluzione sul ReArm e i restanti undici si sono astenuti, ma una ulteriore spaccatura si è verificata sul punto 68 della risoluzione, bocciato da tredici eurodeputati dem e accolto dai rimanenti della truppa piddina di Strasburgo.
La spaccatura evidente consumatasi durante la votazione in merito al ReArm Europe sta facendo vacillare la segreteria di Elly Schlein, che di fatto non controlla almeno metà del partito. Determinati settori del PD si sono fatti piacere, per così dire, la leadership di Elly, ma l’ordine sparso con cui il Partito Democratico si è recato a votare circa il piano di Ursula ha spinto i malpancisti a smettere di mugugnare dietro le quinte e ad uscire allo scoperto, invocando addirittura un congresso straordinario. Elly Schlein, per quanto sia una comunista da centri sociali, ha risposto per ora al malcontento interno con toni sostanzialmente democristiani. “Ci confronteremo e valuteremo modi e tempi per farlo”, dice la segretaria, tuttavia, l’aplomb da notabile potrebbe non riuscire a mantenere intatto a lungo un partito pronto ad esplodere. In ogni caso, in un frangente internazionale delicato come l’attuale, se l’Italia fosse governata dal PD e al posto di Giorgia Meloni si trovasse proprio Elly Schlein, saremmo una macchietta ignorata da tutti, dagli americani e dai vicini europei, con il principale partito di maggioranza diviso in due o più tronconi e lacerato fra chi vuole più Europa perché Trump sarebbe un pericolo, chi vuole sì l’Europa, ma non così, e chi infine strizza l’occhio al pacifismo fasullo, amante più delle autocrazie che della pace nel mondo, di Giuseppe Conte e delle sinistre piazzaiole. E’ bene che l’Europa cominci ad investire di più nella Difesa tramite, facciamo chiarezza perché a causa forse di alcuni messaggi non ben calibrati della Commissione UE in molti hanno frainteso, gli eserciti nazionali dei Paesi UE e non attraverso un impossibile, almeno per ora, esercito unico europeo. Questo, non in funzione anti-Trump, bensì, per fare del Vecchio Continente la seconda gamba della NATO. Ma facciamo finta per un attimo che la preoccupazione di sinistre e radical-chic circa la pericolosità di Donald Trump sia vera e che sia giusto che l’Europa si fortifichi per dire bye bye alla Casa Bianca. Ebbene, la solitamente immobilista UE si dà una mossa ed Elly e compagni, per i quali Trump, Elon Musk e JD Vance sarebbero solo una combriccola di pazzoidi nazisti, che fanno? Sono contro Washington, ma non riescono neppure a stare con Bruxelles. Ci hanno ammorbato gli attributi per anni con la narrazione di una Unione Europea quale argine fondamentale da irrobustire per proteggerci dal trumpismo, dall’egoismo del Regno Unito che ha scelto la Brexit e dalle destre europee sovraniste, e poi balbettano quando finalmente l’UE prova quantomeno ad uscire dal letargo. Chiedono ciò che non si può fare, l’esercito comune, e bene sanno di avanzare una richiesta sterile, ma non possono fare professione di realismo perché le divisioni interne e il vuoto pneumatico di idee e sintesi sono troppo radicati.