“Una discussione lunga concreta, molto proficua sui vari temi che si sono trattati”, così Giorgia Meloni al termine dei lavori del Consiglio Europeo di oggi.
In cima alla lista, la questione mediorientale, sulla quale si arrivati ad una conclusione di cui la premier si dice “soddisfatta” in quanto “riflette la delicatezza della questione”, arrivata a seguito di un confronto che è stato definito “molto serio, molto maturo”.
“L’Unione europea chiaramente ha attualmente questa come priorità e ribadisce che occorre fare del nostro meglio per evitare l’escalation del conflitto, lavorare sul fronte umanitario, e lavorare su una soluzione strutturale di lungo periodo, che però va immaginata ora per la crisi israelo-palestinesi”, ha spiegato il Presidente, ribadendo che occorre essere concreti sulla soluzione di ‘due popoli, due Stati’.
Nel quadro internazionale, non bisogna poi dimenticare il blocco ucraino. È una “situazione da non sottovalutare soprattutto nell’attuale contesto”.
Anche perché, quando un anno e mezzo fa la Russia invase l’Ucraina, qualcuno disse che se fossero saltate le regole della pacifica convivenza, avremmo visto molti altri territori di crisi. “Ed è purtroppo quello che vediamo in questi giorni”, ha detto Meloni. “Ed è questa la ragione -ha aggiunto-per cui io penso che a maggior ragione ora occorre continuare a non abbassare la guardia sul nostro sostegno all’Ucraina.”
Altro dossier caldo è stato quello dell’economia, con particolare riferimento a due questioni molto care all’Italia, e cioè quella di trovare una soluzione entro la fine dell’anno e di lavorare su una logica di ‘pacchetto’.
Si è parlato anche del Patto di stabilità e crescita. Nelle conclusioni si fa riferimento a chiudere le nuove regole sulla governance entro la fine dell’anno.
“Questo non era scontato”, ha commentato. “E non è semplice.”
Sempre in ambito economico, Meloni ha avuto un confronto con Christine Lagarde- attuale presidente della Bce- in occasione del quale è stato ribadito che è prioritario “che si trovi un accordo sulle nuove regole della governance”.
Su questo, è stata fatta menzione anche della cosiddetta ‘doppia transizione’ voluta dall’Italia. “Cioè se noi ci siamo dati delle strategie, se quelle strategie erano transizione verde, transizione digitale, spingere gli stati nazionali a fare gli investimenti necessari in queste transizioni che sono utili a tutta l’Unione per difendere la sua autonomia strategia, poi non possiamo non tenere conto delle strategie che ci siamo dati quando andiamo a definire le regole. E quindi gli investimenti devono essere considerati. Si tratta di essere coerenti se si ha una strategia”, ha mostrato il premier.
C’è poi il pilastro migranti. Occorre “lavorare sulla strategia italiana dei confini esterni e degli accordi con i paesi di provenienza e di transito. All’esito di questo confronto, è una priorità condivisa dal consiglio europeo. Tutti sono d’accordo sul fatto che nuove risorse debbano essere messe su questo capitolo”, ha condiviso il Presidente.
Inoltre, è stata molto rilevante anche la lettera che Ursula von der Leyen ha inviato ai Capi di Stato e di Governo prima dell’inizio del consiglio. “Si sta passando allo stato dell’attuazione pratico di una strategia che è stata fortemente promossa dall’Italia”, ha ribadito il premier, evidenziando il ruolo di primo piano che nel corso degli ultimi mesi ha rivestito il nostro Paese.
Connesso alla migrazione c’è ovviamente anche il tema delle missioni navali. Su questo Meloni ha voluto precisare: “Quando ho parlato del tema del blocco navale, ho fatto sempre riferimento ad una missione europea in accordo con le autorità del Nord Africa. Cioè l’elemento che fa la differenza, e per cui non hanno funzionato le precedenti missioni navali e per cui invece funzionerebbe una missione navale come quella che io ho sempre proposto, è che devono essere d’accordo le autorità del Nord Africa. Noi stiamo lavorando per avere rapporti migliori con questi paesi, perché non sempre si fidano del nostro approccio. Io spero che ci sia presto un’iniziativa di questo tipo. Ma se non c’è un accordo, rischia di diventare controproducente.”
È un lavoro “lungo e faticoso di cooperazione che va fatto a 360 gradi di partnership strategica con i paesi del nord africa”, ha riassunto.
“Sono contenta del fatto che anche grazie ad un importante contributo italiano si è fatto qualche passo in avanti”, ha dichiarato, sottolineando che nelle conclusioni “c’è una forte presenza degli interessi italiani”. Un risultato non scontato, e che di certo non è stato semplice raggiungere.
In ultima battuta, una veloce analisi sullo stato attuale del governo in Italia: “L’elemento che qualifica la capacità di una maggioranza di fare il suo lavoro, di un governo di fare il suo lavoro, è la tempistica con la quale riesce a prendere le decisioni. In passato abbiamo visto governi alla fine avevano dei tempi lunghissimi, non riuscivano a decidere niente. Questa è una fase molto particolare. Se noi diamo un segnale che lavoriamo velocemente, rispettando i tempi di una repubblica parlamentare, ma che comunque a livello di maggioranza lavoriamo compatti, capendo la difficoltà del contesto, dandoci la possibilità di dare subito una risposta chiara rispetto alle scelte che la maggioranza ha fatto su una Legge di Bilancio con risorse non particolari a disposizione, facciamo una cosa bella e interessante.”