Si chiudono i lavori del Consiglio dell’Ue, svoltosi a Bruxelles il 29 e 30 giugno, e si pongono le basi per una nuova Europa, più protagonista in politica estera e più attenta alle priorità che l’hanno fatta nascere.
Buona parte del merito va all’azione dell’Italia, che non si è fatta solo mediatrice tra le diverse posizioni, ma ha giocato un ruolo di primo piano per predisporre il lavoro dei prossimi mesi e dei prossimi anni. Come ha detto il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante il punto stampa al termine dei lavori: “Il ruolo dell’Italia è stato un ruolo da protagonista in questo Consiglio europeo”.
Soprattutto in tema di immigrazione.
L’elemento principale è stato uno e condiviso da tutti: concentrazione degli sforzi sulla dimensione esterna, alla quale sono stati destinati 15 miliardi di euro.
In parole semplici, non serve “utilizzare le risorse per gestire più migranti che arrivano in Europa, ma serve utilizzarle per aiutare l’Africa ad avere un’alternativa”. Significa agire direttamente nei paesi africani, offrendo “investimenti, formazione e migrazione legale”. Questo è l’approccio che intende realizzare Giorgia Meloni, che sta riuscendo a trainare anche le altre realtà europee, tanto che ciò che si sta facendo in Tunisia è stato definito nelle conclusioni europee come “un modello” a cui guardare.
Quindi, fermare l’immigrazione illegale a monte e farlo con un partenariato strategico con i paesi africani, il che non è utile solo all’Africa, ma restituisce anche all’Europa “un ruolo di attore globale che forse è mancato in questi anni, che oggi paghiamo, perché l’assenza dell’Europa è stata coperta dagli altri”, come ha ben sottolineato Giorgia Meloni.
Questo Consiglio europeo è stato soddisfacente anche sotto il punto di vista della materia demografica, che per la prima volta compare in un documento ufficiale dell’Unione Europea.
Una materia che sta molto a cuore al nostro Paese e che ora trova il suo spazio anche in Europa. Così come la questione dell’intelligenza artificiale, definita dal premier italiano come “un processo da governare perché rischia di schiacciarci”.
Da non dimenticare infine la questione economica, affrontata in termini di competitività e di piena flessibilità nell’utilizzo dei fondi, il che, per l’Italia, significa avere “tra fondi di coesione e PNRR, circa 300 miliardi di euro che possono essere meglio spesi e concentrati sulle priorità”.
Anche su questo, l’Italia aveva espresso una sua visione che è stata poi condivisa nel consesso europeo.
Questi due giorni in Europa confermano la forza e la credibilità dell’approccio italiano sulle questioni più rilevanti nel teatro europeo. L’Italia è stata tra le protagoniste di questo incontro, ponendo sul tavolo dell’Ue materie centrali a cui guardare, e il metodo con cui affrontarle.
Le conclusioni del Consiglio sono solamente un primo passo per guardare con speranza e coraggio al futuro, ricordando le radici per cui è venuta al mondo.