E’ arrivata dopo l’appello dei partiti di centrodestra a Mattarella la convocazione delle opposizioni da parte di Conte per discutere e valutare i prossimi provvedimenti normativi volti a contrastare l’emergenza Coronavirus.
Un appello lanciato da Meloni, Salvini e Berlusconi subito dopo la conferenza stampa notturna del premier di sabato sera, in cui annunciava ulteriori restrizioni alla cittadinanza.
Oltre al modo di comunicare del Premier, quantomeno opinabile ma di sicuro molto criticato, c’è un altro punto cruciale, secondo la leader di FdI Giorgia Meloni: quello che riguarda le libertà fondamentali. “A causa dell’emergenza si sta progressivamente limitando la libertà individuale dei cittadini a colpi di decreti del Presidente del Consiglio, ma noi siamo in una democrazia e provvedimenti così gravi non possono prescindere da un coinvolgimento del Parlamento. Rischiamo che questi Dpcm diventino un pericoloso precedente”.
Per questo, sempre la leader di Fratelli d’Italia ha chiesto che “il Parlamento lavori ad oltranza e venga trasformato in una sorta di unità di crisi permanente nella quale poter lavorare quotidianamente, mettere insieme le energie migliori, fare proposte e dare risposte agli italiani.”
Anche perché la volontà di mettersi a disposizione da parte del centrodestra e da Fratelli d’Italia in particolare, è arrivata sin da subito rispetto all’esplodere dell’emergenza. Il primo incontro Conte – opposizioni del 10 Marzo infatti, si realizzò proprio su richiesta di FdI, Lega e FI, i quali chiesero misure più drastiche per fronteggiare l’emergenza e l’invito a nominare un commissario straordinario. Solo quest’ultimo monito però venne accolto, nominando, già il giorno seguente, l’AD di Invitalia Domenico Arcuri, commissario straordinario per l’emergenza. Tutti gli altri inascoltati.
Le proposte concrete presentate a Conte
All’incontro di ieri invece, oltre ad un maggior coinvolgimento e a questioni di metodo sulla comunicazione da parte del governo, altre due rappresentavo le questioni
+- cruciali per il centrodestra, spiega la Meloni: “In primis quella sanitaria, perché è incredibile che ancora oggi non ci siano abbastanza mascherine e abbastanza tampini e che i medici, in prima linea, continuino ad essere contagiati. E poi la questione economica: serviranno moltissimi soldi da immettere nel sistema, per mettere in sicurezza le nostre imprese, i nostri lavoratori, e dare certezze alle famiglie italiani.
Su quest’ultimo aspetto poi, centrale è il rischio che corrono le nostre ‘aziende strategiche’, per questo ho chiesto al premier di estendere la golden power il più possibile, per salvaguardare i nostri gioielli di famiglia. Ho detto che si tratta di una priorità assoluta. Siamo sotto attacco speculativo e nessuno mi toglie dalla testa che c’è chi ha provato a utilizzare il virus per fare acquisizione a basso costo a casa nostra. Io sono convinta, tra l’altro, che la presidente della Bce Lagarde non abbia fatto una gaffe l’altro giorno quando ha detto che la Bce non può fare nulla per contenere gli spread, ma che quella frase fosse meditata. Abbiamo chiesto al Copasir di andare fino in fondo sugli attacchi speculativi che ci sono stati contro le nostre imprese. Su questo mi auguro siamo tutti d’accordo”.
Mentre sull’utilizzo da parte dell’Italia dei fondi del “Mes”, tema al centro del dibattito politico da diversi giorni, Giorgia Meloni spiega: “ho posto la questione facendo riferimento a quei Paesi che ci hanno sempre dato lezioni. Al presidente Conte ho detto chiaramente che non possiamo in alcun modo rischiare l’attivazione di condizionalità che sarebbero mortali per i risparmi degli italiani e ci ridurrebbero come la Grecia. Forse è meglio che ci riprendiamo i soldi che ognuno ha messo il quel fondo. Punto. L’Olanda dice che non consentirà l’attivazione senza condizionalità. Allora io ho detto a Conte: vi do un consiglio, andate alla riunione dell’Eurogruppo a porre il problema di quelle Nazioni che in Europa hanno attivato paradisi fiscali. Chiedete sanzioni per quei Paesi, come appunto l’Olanda, che drenano soldi dagli Stati membri consentendo alle grandi aziende di non pagare le tasse in Patria. Così vediamo se queste Nazioni, così brave a dare lezioni agli altri, abbassano le penne”.
Pronti dunque a lavorare insieme, in special modo sui temi economici, è la sintesi dell’incontro di ieri, in attesa però (e con l’auspicio) “che arrivino altri decreti, perché quello c.d. di marzo, il ‘Cura Italia’, non lo riteniamo assolutamente sufficiente, mentre se è il primo di una serie di interventi siamo pronti a discutere i prossimi. Ma non decreti comunicati, bensì decreti condivisi” specifica Giorgia Meloni, chiarendo anche un altro concetto fondamentale: non si può pretendere una costruttiva collaborazione di tutte le forze politiche senza un loro corretto e democratico coinvolgimento. Sembra un concetto scontato, ma per questo governo non lo è.