“Rinunciamo all’ acquisto di 5 fucili per sostenere le vostre iniziative. Pensate che sia stata una cosa facile? Non è stata una cosa facile. Lo abbiamo fatto a bilanci già approvati, a programmazione già avanzata. L’obiezione della Difesa è stata: ‘ Eh, ma ci saranno 5 dei nostri senza fucili’ . E io ho risposto: va bene, vorrà dire che andranno nelle retrovie a parlare di pace. Ringrazio il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, perché ha compreso subito l’importanza dell’iniziativa”
Questa la surreale dichiarazione rilasciata dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, durante la sua visita a Rondine, dove ha accolto la proposta avanzata dal presidente della Cittadella, Franco Vaccari. Il Premier pentastellato ha voluto che Il ministero della Difesa rinunciasse all’acquisto di 5 fucili, così che la somma risparmiata venga impiegata dal governo italiano per sostenere una borsa di studio della World house, studentato internazionale di Rondine Cittadella della pace di Arezzo.
Giorgia Meloni, Presidente di Fratelli d’Italia, denuncia la “vergognosa propaganda anti militarista del Presidente del Consiglio Conte…
… degna dei “figli dei fiori”. Ha annunciato che la Difesa rinuncia all’acquisto di cinque fucili per finanziare una borsa di studio sulla pace, aggiungendo strafottente che i militari rimasti senza armi “andranno nelle retrovie a parlare di pace”. È solo l’ultimo di una serie di episodi analoghi fatti da questo Governo per smantellare e umiliare le nostre Forze Armate: dalla censura del video dell’esercito alla prossima parata del 2 giugno dedicata “all’inclusione”. Piena solidarietà di Fratelli d’Italia alle nostre Forze Armate che difendono i confini, la libertà e l’indipendenza della Patria, nonostante gli insulti di chi ci governa.”
Cornacchione, il Generale che rompe il silenzio per protestare.
Ma i malumori dei militari da tempo in sofferenza contro la componente grillina di questo Governo, sono sfociati nella dichiarazione generale di Corpo d’armata Giorgio Cornacchione, alpino, comandante del contingente dell’operazione Antica Babilonia in Iraq, poi alla testa del Comando Operativo di vertice Interforze e Consigliere Militare del Presidente del Consiglio (2012-2014).
Ecco la lettera del militare indirizzata al Presidente del Consiglio
Presidente,
ho appena visto, sul sito della Presidenza, il video del suo intervento a Rondine Cittadella della Pace (Arezzo) e Le esprimo tutto il mio disappunto. Mai avrei pensato di giungere a questo e di sentire il bisogno forte di manifestarlo pubblicamente, non fa parte della cultura di chi ha prestato -come me- giuramento alla Repubblica!
Ho servito in uniforme il mio Paese per quasi 44 anni. Avendo iniziato la professione militare negli anni ‘70, sono abituato da sempre a registrare le critiche e le avversioni da ogni parte politica alla mia scelta di servire in uniforme; me ne sono sempre fatto una ragione in quanto, come recita un nostro motto, “uso a obbedir tacendo”. Ma oggi no. Dopo aver visto il Suo sorriso e sentito le espressioni ironiche da Lei pronunciate, sto tradendo per la prima volta quel motto.
Io ho avuto l’onore, e il profondo dolore, di accompagnare in Italia dall’Iraq e dall’Afghanistan le bare di molti nostri caduti in quelle terre. Ho visitato e incontrato in ospedale e fuori tanti nostri feriti e mutilati in maniera grave e permanente, inchinandomi sempre davanti al loro senso del dovere, all’accettazione serena di ogni menomazione convinti e orgogliosi di averlo fatto per l’Italia. Non parlavano di guerra, non si esaltavano al ricordo degli scontri a fuoco, erano convinti -come me, loro Comandante- di aver fatto quello che il Paese voleva da loro, con paura certo, ma con grande coraggio!
Io penso che oggi Lei li abbia profondamente offesi, la sua frase detta sorridendo e sollevando le risate della platea “andranno nelle retrovie a parlare di pace” non può essere accettata, nemmeno in campagna elettorale.
Voglio chiudere con un riferimento personale. Nelle settimane scorse ero negli USA e mi è capitato più volte di qualificarmi come “veteran” ma italiano, senza grado o altre qualifiche, ogni volta venivo immancabilmente ringraziato -con mio grande imbarazzo- con la mano sul cuore per il servizio reso al mio Paese. Altra cultura, altro senso dello Stato espressi dai semplici cittadini che mi trovavo di fronte.
Generale di Corpo d’Armata (riserva) Giorgio Cornacchione, 152° Corso dell’Accademia Militare di Modena
già Consigliere Militare del Presidente del Consiglio (2012-2014)