I dazi di Donald Trump applicati a mezzo mondo, incluse Italia ed Europa, oltre ad aver provocato pesanti contraccolpi nelle principali Borse globali, ad iniziare da Wall Street, contraccolpi però previsti e riassorbibili a detta dell’Amministrazione USA, stanno portando la politica, di maggioranza e di opposizione, in Italia e altrove, a reagire. Non si tratta naturalmente di un tema banale ed è normale che i partiti dicano la propria in svariati modi, ma in Italia qualcuno si è distinto per una particolare sventatezza, ripugnante e degna di nota. Questo qualcuno si chiama Giuseppe Conte. L’ex, ben poco rimpianto, premier ed attuale capo del Movimento 5 Stelle, per commentare la situazione venutasi a creare con i dazi americani, ha accusato il Governo Meloni di dilettantismo e ha chiesto al Presidente del Consiglio di scusarsi quanto prima, (sic!), con il presidente cinese, e dittatore di fatto, Xi Jinping.
Perché mai Giorgia Meloni dovrebbe fare delle scuse a Xi? Secondo il capo pentastellato, per avere abbandonato la Via della Seta, ovvero, la Belt and Road Initiative, iniziativa strategica della Cina per il miglioramento dei suoi collegamenti commerciali con i Paesi dell’Eurasia, sottoscritta a suo tempo dal Governo Conte I e lasciata invece dall’attuale esecutivo. Il sempre più assurdo “Giuseppi” è dell’avviso che occorra riprendere subito l’adesione italiana alla Via della Seta, con tanto di capo cosparso di cenere dinanzi ai potenti del Partito Comunista Cinese, al fine di diversificare i commerci internazionali e che Giorgia Meloni abbia la grave colpa di aver ignorato Pechino e di essersi consegnata alle bizze di Trump.
Intanto, il leader di un partito scalcagnato che è stato occasione di carriera per personaggi come Luigi Di Maio, Vito Crimi, Danilo Toninelli ed altri scappati di casa, quando parla di dilettantismo, beh, dovrebbe anzitutto fare un giro attorno a sé stesso. Il suo ultimo governo, quello giallorosso con il PD, è già nella Storia, tristemente però, per avere gestito in maniera orribile il Covid e demolito i conti dello Stato. Il suo M5S, per cercare di mettere in piedi una manifestazione, si rivolge oggi a soggetti singolari come la tiktoker napoletana Rita De Crescenzo. Accipicchia, che alternativa di governo! Anche per Elly Schlein il Governo è arrivato impreparato davanti alla questione dei dazi, quindi, la segretaria del Partito Democratico segue a ruota i deliri di Conte, ma d’altra parte i due, che sono un po’ alleati e un po’ antagonisti al tempo stesso, non si è capito ancora molto bene, competono per il maggior numero di voti persi e per una quantità industriale di stupidaggini proferite.
Il Governo Meloni, attraverso le chiare parole della premier e di alcuni ministri, non sottovaluta la portata delle nuove misure doganali e tariffarie adottate dagli Stati Uniti ed anzi, considera sbagliati i dazi rivisti al rialzo verso la UE, che possono arrecare danno sia all’Europa che all’America, infatti, Wall Street sta reagendo male come le Borse europee. Tuttavia, si ritiene che la risposta migliore, per l’Italia e il resto del continente, sia trattare con Washington ed evitare i cosiddetti contro-dazi da parte di Bruxelles, magari scaturiti da reazioni impulsive che possono guastare ulteriormente la situazione anziché migliorarla. C’è un problema da risolvere, come ha affermato la premier Meloni, serve confrontarsi con le imprese e le categorie più colpite, cosa che il Governo sta già facendo, occorre negoziare senza arrendevolezza e senza isterie catastrofiste, bisogna infine pungolare l’Europa affinché il Patto di stabilità sia rivisto e il Green Deal nell’automotive subisca uno stop, per ridare respiro agli Stati e alle imprese della Unione Europea.
I dazi di Trump hanno creato uno tsunami, più mediatico che sostanziale, ma non si può ignorare che l’Europa abbia al proprio interno delle gabelle auto imposte e pare che sia giunto il momento propizio per eliminarle. Come ha auspicato Elon Musk, collegato via video al congresso federale della Lega, è importante arrivare ad un futuro senza dazi per l’area USA-UE e a ciò sta lavorando il Governo Meloni. L’obiettivo principale della politica dei dazi deve essere quello di proteggere tutto l’Occidente da pratiche commerciali sleali, le prime sono quelle della Cina, e devono essere scongiurate guerre economiche fra America ed Europa. Il mondo finanziario euro-americano è entrato in fibrillazione dopo l’annuncio trumpiano dei dazi, ma occorre evidenziare, se si vuole raccontare la realtà con obiettività e senza catastrofismi strumentali, come nell’ultima tornata di imposizioni doganali decisa da Donald Trump la percentuale più alta, il 34 per cento, riguardi proprio la Repubblica popolare cinese.
Con gli Stati Uniti si può discutere, negoziare e pure battere i pugni sul tavolo se serve, ma sarebbe suicida rifugiarsi, anche in presenza di relazioni transatlantiche deteriorate, fra le braccia della dittatura comunista cinese come vorrebbe Giuseppe Conte, il quale, già noto per le sue simpatie pro-Cina, ha gettato definitivamente la maschera e si è rivelato per quello che è, un giullare europeo di Pechino, e forse, al contrario di quanto abbiamo scritto, il leader del M5S non è poi così assurdo e incomprensibile nella sua richiesta di scuse da presentare a Xi Jinping, bensì interpreta bene la parte del lacchè di potenze straniere anti- occidentali. Siamo arrivati alla storia dei dazi non tanto o non solo a causa di Trump, ma di una globalizzazione ventennale squilibrata a favore della Cina, ed oggi tocca fare i conti anche con un espansionismo politico-militare del Dragone. Non a caso, il Governo di Giorgia Meloni ha preferito rinunciare alla Via della Seta perché vi ha intravisto, dietro al pretesto del miglioramento degli scambi commerciali, seri pericoli per la sicurezza nazionale come la perdita di sovranità da parte dell’Italia sulle proprie infrastrutture portuali. Altro che scuse, la Nazione, inclusi gli elettori di Giuseppe Conte, deve essere grata a questo Governo.