Con l’arrivo dell’autunno e della nota e assai sbandierata nei mesi addietro seconda ondata, è tornata l’abitudine del premier di emanare i tanto cari decreti, che proprio come le foglie d’autunno tuttavia mostrano la loro caducità. Abbiamo imparato a conoscere nella prima fase della pandemia questi strumenti usati e abusati da Conte, ne abbiamo saggiato la pervasività, abbiamo assistito alle mirabolanti imprese di vigili urbani impegnati a farne rispettare le a volte bizzarre prescrizioni e ci siamo spesso chiesti se e quanto questi atto potessero davvero incidere sui nostri diritti e doveri.
Oggi ci troviamo a rifare l’esperienza e non avremmo dovuto, atteso che si sapeva da mesi che ad ottobre ci sarebbe stata una reviviscenza del virus e nulla è stato fatto per affrontare in maniera adeguata la situazione.
E dunque di nuovo il governo, anzi più correttamente il presidente del consiglio, ci riappioppa una caterva di prescrizioni, obblighi e raccomandazioni per il tramite di questo strumento invero originale.
E la domanda è sempre la stessa: è possibile? Si può comprimere o comunque indirizzare la libertà dei cittadini con un dpcm?
E come un mantra siamo costretti a ripetere che in Italia le fonti del diritto prevedono all’apice della piramide gerarchica la Costituzione.
La costituzione è il parametro su cui ogni provvedimento legislativo deve necessariamente essere tarato e misurato. In particolare, le libertà fondamentali dei cittadini, come la libertà personale e la libertà di circolazione, possono subire limitazioni solo con legge o atti aventi forza di legge (decreti legge e decreti legislativi). Il dpcm non lo è. È un atto amministrativo, assunto in beata solitudine dal presidente del consiglio, non soggetto ai procedimenti di approvazione e di sostanziale controllo dall’unico organo che può fare le leggi in Italia: il Parlamento, che è espressione del popolo sovrano.
E alla domanda ormai con fermezza tetragona occorre rispondere no! Il presidente del consiglio non può limitare le nostre libertà con un atto amministrativo. E si deve aggiungere, con altrettanta fermezza, non può più, perché dopo mesi dalla dichiarazione dello stato di emergenza, da quel fatidico 31 gennaio, di acqua sotto i ponti ne è passata e non si può più giustificare neanche con la necessità e l’urgenza l’adozione di questi atti. La situazione pandemica è strutturale non più emergenziale e dunque il dpcm è fuori dalla legittimità costituzionale tanto nel metodo quanto nel merito, sia nella forma che nella sostanza. E se già ad aprile fior fior di costituzionalisti come Cassese e Baldassarre criticavano questi strumenti in quanto fuori dall’alveo della costituzionalità, non osiamo immaginare cosa diranno ora, che oltre a mancare il presupposto di diritto per il loro utilizzo, manca anche il presupposto di fatto: l’emergenza. Ed è il caso che qualcuno dica a Giuseppi di riporre la penna, perché gli italiani sono stufi di essere presi per i fondelli e di sentirsi scaricare sulle spalle responsabilità che non hanno con la disinvoltura di chi si scrolla di dosso ogni addebito. Sarà dunque il caso che Conte eviti di apporre altre firme in calce ad altrettanti illegittimi e sconclusionati decreti, perché questi avranno il solo verosimile effetto di portare al tracollo la nazione.
Perché in una situazione in cui c’è una forte pressione sul sistema sanitario si è deciso un po’ tutti di accantonare situazioni giuridiche delicate. Come attestato anche dalla sentenza n. 516/2020, molto chiara a riguardo anche di semplici spiegazioni sulle fonti del diritto e che consiglio di leggere integralmente, i d.p.c.m. non hanno natura legislativa di definibile applicazione legittima. Non si interviene per dare priorità al sistema sanitario, ed a chi dietro le quinte ha forte potere economico e decisionale, poiché un debito che è ad oggi definito “pubblico” ma che lo si deve a “privati” che ti stampano la moneta (e che pochi sanno bene di cosa si tratti), prima o poi…VA PAGATO! Il tuo ristorante, palestra, negozio fallisce? “Bene”, quanto vale? Me ne approprio io… Esempio: mi devi 20 mila euro? quanto vale quell’orologio che hai al polso? 1000 euro? benissimo, toglitelo e dammelo, poi pensiamo a come mi darai gli altri 19 mila.
Abbiamo un avvocato costituzionalista che può difendere cittadini che infrangono il DPCM?
Conte e un personaggio che ignora e viola la costituzione. Non può violare la libertà dei cittadini,e reato ei chiedo perché nn lo hanno ancora fermato la magistratura.
quello che non capisco è perchè gli si dà tutto questo potere e nessuno interviene in tal senso! Se i suoi DPCM sono incostituzionali, perchè sopportiamo tutto questo?