Contro la barbarie dell’utero in affitto: anche Papa Francesco chiede che sia reato universale

“Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro”: è quanto recita l’articolo 12, comma 6, della legge 40/2004 che regola, proibendola, la cosiddetta procreazione medicalmente assistita. Ciononostante, non è abbastanza: a differenza dell’Italia, infatti, la pratica è accettata in altre zone del mondo, come India e Stati Uniti, dove nel corso degli anni si è creato un vero e proprio sistema di mercificazione del corpo della donna gestante e del nascituro in cui la maternità surrogata è praticata in entrambe le sue varianti: la surrogazione di concepimento, in cui l’aspirante madre non provvede a nessun apporto biologico, e l’utero in affitto, in cui l’ovocita dell’aspirante madre già fecondato dallo spermatozoo dell’aspirante padre viene impiantato nell’utero della gestante. Questa situazione ha provocato la nascita del cosiddetto turismo procreativo, complice il vuoto legislativo creato dalla legge: per ovviare a ciò, già da anni si sente parlare circa la volontà di Fratelli d’Italia di rendere la gestazione per altri reato universale, aggiungendo al comma 6 di cui sopra che “le pene si applicano anche se il fatto è commesso all’estero”, come vuole un disegno di legge di cui Carolina Varchi, deputato di Fratelli d’Italia, è prima firmataria.

Il campanello d’allarme sulle teorie della GPA è stato suonato anche da Papa Francesco, che si è unito alle voci contrastanti la pericolosa deriva gender. “La via della pace – ha spiegato il Santo Padre – esige il rispetto della vita, di ogni vita umana, a partire da quella del nascituro, nel grembo della madre, che non può essere soppressa, né diventare oggetto di mercimonio”. Il riferimento di Francesco è a quanto accade nel resto del mondo: in India la maternità surrogata ha creato un business di circa due miliardi di euro, con donne che, nel migliore dei casi, con surrogazione legale guadagnano circa ottomila euro, ma si stanno affermando anche vie illegale, che pagano meno e non assicurano assistenza sanitaria post parto alle gestanti. Le “volontarie” che si prestano alla pratica ovviamente sono donne povere, che provengono dalle periferie e che svendono il loro corpo in cambio di denaro, nel silenzio delle femministe di tutto il mondo. “Ritengo deprecabile – ha tuonato Bergoglio – la pratica della cosiddetta maternità surrogata, che lede gravemente la dignità della donna e del figlio. Essa è fondata sullo sfruttamento di una situazione di necessità materiale della madre”. E si aggiunga pure la turpe pratica della scelta delle caratteristiche somatiche del bambino: “Un bambino è sempre un dono – dice Francesco – e mai l’oggetto di un contratto”. La sua richiesta è chiara: che si proibisca “a livello universale tale pratica”.

La maternità surrogata lede qualsiasi principio di dignità umana, mercificando il corpo della donna e del bambino che porta in grembo. In pratica, una barbarie. “Si rischia una vera e propria mercificazione del corpo della donna – commenta l’onorevole Varchi – ma, secondo noi, il denaro non può e non deve comprare ogni cosa. Il Santo Padre l’ha ricordato oggi a tutti, con parole forti e chiare che spero – conclude – facciano breccia nelle coscienze di tutti”.

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