Non praevalebunt. È questo lo spirito che anima alcuni imprenditori del “Veneto felice”. L’estinzione demografica italiana, tra le più infelici nel tramonto generalizzato dell’Occidente, trova in “Benvenuta Cicogna!” un argine imprevisto, un “katéchon” mondano, sociale e civile che infonde speranza, una iniziativa locale capace di contagiare – il bene ha una carica virale altissima – persone, imprenditori, famiglie e territori diversi. Siamo tra Vicenza e Padova, e Roberto Brazzale, titolare della “Brazzale Spa”, la più antica realtà lattiero-casearia italiana, ha riunito un gruppo di “capitani coraggiosi” in quella che non è una utopia sociale, né la distopia di qualche setta, ma una realtà in carne e ossa, di vite che nascono, di madri che lavorano, di famiglie che crescono, oltre lo Stato, i sindacati e le burocrazie previdenziali. Brazzale e compagnia pagano 1.500 euro lordi alla nascita o all’adozione di un bambino per qualsiasi lavoratore. E non importa se con defiscalizzazione o meno.
“L’Italia è vittima di una dittatura senile che domina sindacati, partiti e mass media, assorbe il 17 per cento del Pil in pensioni, accresce senza sosta il debito pubblico, che scarica irresponsabilmente sulle nuove generazioni, ma non è disponibile a mettere a disposizione dei giovani nemmeno una minima parte di quelle risorse pubbliche (1 per cento) per introdurre la misura decisiva per invertire il suicidio demografico: il prolungamento a tre anni del congedo parentale retribuito e con garanzia del posto di lavoro. Questa malia nefasta brucia 300 mila vite all’anno, tre volte il Covid, ma senza speranza di vaccini o immunità di gregge, nella più totale indifferenza.” Così Brazzale in una intervista rilasciata al settimanale “Tempi”.
“Sembra fantascienza”, prosegue l’imprenditore: “Sono 12 anni che battiamo ogni record negativo, 40 anni che in Italia non si raggiunge il ricambio generazionale, ogni tre morti solo due nati, una follia; ormai ogni anno si perde una città come Firenze, ma fatta di neonati: nemmeno Erode.” Incredibile. E non solo Stato e Inps non riconoscono la procreazione come valore ma infieriscono con lacci e lacciuoli burocratici di ogni tipo.
In Veneto, però, non si sono persi d’animo e si sono rimboccati le maniche: congedi parentali a due anni, contratti part time oltre i termini di legge, senza obbligo di presenza e retribuiti al 30%, e ancora, bonus per asili nido o baby sitter, provvidenze e molta flessibilità negli orari di lavoro. Si tratta di comportamenti virtuosi interamente a carico di questi datori di lavoro che si sobbarcano oneri fino a 10 mila euro per beneficiario: “nei paesi civili vengono sostenuti dal sistema previdenziale. In Repubblica Ceca il congedo parentale è fino a quattro anni con indennizzo di oltre 11 mila euro, spalmato sul periodo di astensione.” In Italia, invece, gli imprenditori sono soli e maltrattati dal Leviatano fiscale. Eppure, in Veneto si è accesa una luce, una luce che può trasformarsi in un incendio di bene, tanto che alla chiamata di Brazzale hanno risposto anche dalle Terre di Bari: “6 mila euro alla nascita, 300 euro in busta paga”, offrono alla Plastic-Puglia di Monopoli, dove nell’ultimo anno e mezzo “sono già nati 20 bambini”. A “Benvenuta Cicogna!” hanno aderito anche la Rivit di Calatrano, nel vicentino (“sette anni di scuola pagata, con un tetto di 500 euro netti al mese in caso di asilo nido e di 250 euro netti al mese in caso di scuola materna. Bonus di 2 mila euro lordi per ogni dipendente a cui nasce un secondogenito, 3 mila euro in caso di un terzo figlio”), la Scae di Dueville e la Vellar Claudio Srl di Asiago, sempre in provincia di Vicenza; e infine la Fondazione San Nicolò di Noventa Padovana che con i suoi 160 dipendenti offre 1.000 euro, 300 con il certificato di gravidanza e 700 alla nascita, con premi e sostegni per le visite mediche.
“Un paese che smette di fare figli è un paese destinato a soccombere”, dicono in Veneto e rilanciano con proposte politiche molto precise: allungamento a tre anni del congedo parentale, a carico del sistema previdenziale, con stipendio almeno del 30 per cento e garanzia del posto di lavoro. “È in questa misura la chiave di tutto, come si fa a non capirlo? Non abbiamo l’umiltà di guardare le esperienze di successo all’estero e copiarle. In Repubblica Ceca è un tripudio di carrozzine, mica carrozzelle, e la maternità è in un momento aureo che ispira emulazione nei più giovani. Qui balbettiamo di rimedi non incisivi come l’assegno unico, necessario ma assolutamente inadeguato allo scopo, o spartani asili nido dove parcheggiare traumaticamente i neonati, oltretutto a costi elevatissimi. Gli unici che immediatamente possono innescare un rinascimento e salvare il paese dalla miopia gerontocratica […] siamo noi imprenditori. Abbiamo un potere immenso, esercitiamolo subito, smettiamola di fare solo ciò che i sindacati o lo Stato hanno normato per noi.” Brazzale è ispirato.
Qualcuno lo ascolterà o nemo profeta in patria?
Ci vuole un rivolgimento politico per salvare la Patria ma in quanti se ne rendono conto ? Il male dell’Italia é bene per altri che hanno piu potere e coesione degli italiani.