Cortocircuito in Francia, ora sui migranti danno ragione al Governo Meloni

La progressista e democraticissima Francia inizia a levare il velo di Maya sul tema della migrazione.

Un tema complesso che l’Italia per prima ha posto sul tavolo europeo e che ora gli altri Stati membri, anche i più progressisti e aperti, intendono affrontare con il metodo della fermezza, che è il modo più serio e responsabile per agire, ben lontano da quanti lo accusano di essere liberticida o dittatoriale.

Dopo lo scivolone del Ministro dell’Interno Gèrard Darmanin, che imputava a “madame Meloni” tutti i mali della migrazione a causa della sua presunta “incapacità di gestire la crisi”, adesso i francesi fanno un passo indietro, dopo che già alcuni articoli della stampa d’Oltralpe avevano manifestato condivisione del punto di vista del governo italiano e il suo modo di porsi sulle questioni nazionali e non.

Oltre alla stampa, che sembra affossare sempre di più la gestione macroniana, anche dal punto di vista istituzionale la linea del presidente francese non convince, nemmeno i suoi alleati. Tanto che nelle scorse ore il Ministro dell’Economia Francese Bruno Le Maire ha affermato che “i migranti illegali devono essere obbligati ad andarsene”, e che l’amministrazione Macron non può essere “rilassata” nell’affrontare la questione.
Secondo Le Figaro, Le Maire è del parere che l’approccio del Paese all’immigrazione debba cambiare, spingendo perché il governo neoliberista sia “fermo” nel contrastare i clandestini.
“La fermezza non significa che faremo cose contrarie al diritto europeo o alla Costituzione”, ha spiegato. “Fermezza significa: uno straniero in situazione irregolare deve partire, uno straniero deve parlare francese se vuole venire in Francia”. Un approccio che ricorda molto quello proposto dall’Italia.

E quindi perché se a proporlo è un progressista francese appare come una valida soluzione, mentre se a metterlo in atto è un governo di centro destra italiano questo viene definito “incapace”?
Ma non solo. Perché il capo del partito di Emmanuel Macron Renaissance, Stéphane Séjourné, parlando della situazione italiana ha dichiarato: “Si deve denunciare la loro incompetenza e la loro impotenza. Meloni fa tanta demagogia sull’immigrazione clandestina: la sua politica è ingiusta, disumana e inefficace”.
Ora, senza voler entrare nel merito della politica interna francese, come sarebbe opportuno facessero anche gli esponenti che si permettono di giudicare situazioni a loro esterne (forse perché oramai a corto di argomenti), appare comunque necessario sottolineare come queste parole, oltre ad essere lesive ed offensive, siano in forte contraddizione con quanto la Francia sta sperimentando, ad esempio, sul confine franco-italiano che separa Ventimiglia da Mentone. È proprio qui, infatti, che l’azione francese appare molto più discriminatoria e aggressiva rispetto a quella italiana, dal momento che le autorità francesi stanno aumentando il numero dei respingimenti in Italia, con un numero sempre crescente di donne, con figli anche molto piccoli al seguito, a cui non è permesso lasciare il territorio italiano. Una politica, quella francese, che da tempo mantiene una linea dura nei confronti dei migranti. Una linea che, incredibilmente, si professa essere aperta all’accoglienza, ma che nei fatti chiude ogni possibilità a coloro che dovrebbero essere accolti. Sembra quindi che l’accoglienza francese possa venir meno qualora si tratti di far rispettare le proprie leggi, le tradizioni, il proprio territorio, insomma, la propria Nazione.

Ad ogni modo, il fatto che tra le più alte istituzioni francesi si stia verificando un cambio di passo nei confronti dell’immigrazione, accettandola come crisi europea, può essere considerato un successo italiano. È stato infatti proprio il Governo Meloni a porre per primo la questione migratoria come una problematica europea, dapprima con una lettera rivolta all’Unione Europea, grazie anche alla quale la prossima riunione del Consiglio Europeo di giugno tratterà proprio questa materia e valuterà i passi in avanti fatti dalla Commissione, e poi lavorando su incontri bilaterali con i diversi leader internazionali.

L’evidenza dei fatti conferma come la politica italiana aveva previsto da tempo ciò che sta accadendo oggi. La crisi migratoria è un problema che c’è e va adeguatamente affrontata, perché è una crisi che intacca non solo la sicurezza nazionale ma quella dell’Europa intera.

Soltanto con la collaborazione e il supporto da parte dell’Europa e dei suoi Stati membri si potrà giungere ad una soluzione efficace e condivisa da tutti, che non solo alleggerirà le pressioni interne ai singoli paesi, ma che al contempo permetterà a quelli che oggi sono costretti a migrare a non lasciare la propria terra e a vedersi riconosciuto il diritto alla libertà e ad una vita dignitosa lì dove sono nati. Il Piano Mattei più volte citato da parte italiana intende fare esattamente questo, sconfiggere l’illegalità nelle tratte dei migranti, garantendo ai popoli dell’Africa di poter sfruttare le proprie risorse, finora troppo spesso usate poco e male. Tutto ciò, ovviamente, sarà possibile solo se l’Europa e tutti i suoi membri si concentreranno sul portare avanti le sfide comuni europee. Senza distinzioni tra un Paese e l’altro.

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