Cospito resta al 41 bis: la decisione della Cassazione segue il governo Meloni

Aveva fatto ricorso Flavio Rossi, avvocato difensore di Alfredo Cospito, rispetto alla decisione del tribunale di Sorveglianza di Roma dello scorso 23 ottobre che confermava per l’anarchico il regime di detenzione al 41 bis. E ora al ricorso ha risposto la Corte di Cassazione, confermando fermamente la decisione: Alfredo Cospito resterà al carcere duro, lì nel penitenziario di massima sicurezza in provincia di Sassari dove è detenuto.
Cospito si trova al 41 bis dal maggio del 2022, quando era stato rilevato che, anche dall’interno del carcere, continuava non solo ad avere rapporti col mondo anarchico, ma anche a incitare a prossimi attentati.

Il regime di massima sicurezza è dunque necessità per la sicurezza dell’intera Nazione contro il crescente rischio anarchico. E infatti è stato il mondo vicino a quest’ultimo a insorgere quando, a fine 2022, il terrorista ha iniziato una protesta contro il regime a cui era stato condannato. Centri sociali e antagonisti furono subito pronti a rispondere al suo sciopero della fame con manifestazioni violente in tutta Italia, ricevendo Cospito solidarietà (e visite in carcere!) anche da politici di sinistra. Istituzioni che vanno a trovare un sovversivo: uno schiaffo alle vittime di Cospito. A Roberto Adinolfi, gambizzato nel 2012, e ai carabinieri fortunatamente scampati all’attacco esplosivo organizzato dall’insurrezionalista.
“Con la decisione di oggi la Cassazione conferma che vi erano e vi sono attualmente tutti i presupposti giuridici per il mantenimento del carcere duro a carico di Cospito – ha commentato il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro -. Una decisione che conferma indirettamente la fondatezza e la legittimità delle posizioni del governo: nessun cedimento, nessun arretramento, nessun tentennamento nel contrasto frontale al terrorismo anarchico, soprattutto – ha concluso – se si connota per la sua attuale carica rivoluzionaria violenta ed eversiva”. Il difensore di Cospito però non ci sta e lamenta il fatto che ci siano state presunta influenze politiche nella decisione. In effetti, le interferenze politiche ci sono state, e sono iniziate quando la sinistra, facendo visita all’anarchico, trasformò la questione da giuridica a politica, accendendo i riflettori sulle cattive condizioni di vita dei detenuti al 41 bis, mettendo in dubbio pure l’opportunità di una simile misura. La sentenza della Cassazione non fa altro che riportare coi piedi per terra una sinistra sempre più distante dal mondo reale: il problema mafioso e anarchico è grave, non va preso alla leggera e non è possibile che anche dalle carceri ribelli mai pentito organizzino attentati che mettono a rischio uomini dello Stato. “PD e benpensanti di sinistra – ha detto Giovanni Donzelli, deputato di Fratelli d’Italia – hanno fatto credere a lungo all’opinione pubblica che Cospito fosse vittima di un sopruso. La Cassazione ha detto che avevamo ragione noi a difendere l’utilizzo dello strumento del carcere duro per arginare – ha concluso – il pericolo rappresentato da anarchici, terroristi e mafiosi”.

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