Per spezzare la monotonia sanitaria del Covid ho pensato bene di fratturarmi una caviglia, quest’estate, ma non è servito a molto poiché la forzata immobilità mi ha costretto nuovamente a sorbirmi passivamente il diluvio di informazioni scientifiche e non, su questo virus che, come una vamp un po’ attempata non vuol saperne di abbandonare il palcoscenico mondiale su cui continua ad esibirsi facendo parlare di sé il mondo intero.
Sono perciò riuscito a cogliere un aspetto che, finora, mi era sfuggito: un articolo di Borgonuovo ha accennato alla possibilità che i renitenti al vaccino siano considerati dei “paurosi” e, come tali, disprezzati o mal giudicati: vi ricordate da ragazzini quando il più esile della cricca rifiutava di fare un esercizio pericoloso nel quale gli altri si erano già esibiti per mostrare il loro coraggio? Era subito un coro di “C’hai paura…! C’hai paura…!”, proprio come sembra stia avvenendo adesso. Forse vale la pena di parlare un po’ della paura, perché anche se è un sentimento scomodo, è lo stesso che ha consentito all’umanità di vivere, proliferare e differenziarsi fino al punto in cu siamo.
E poi, a pensarci bene, non è forse la paura sparsa a piene mani quella che ha convinto milioni di persone a vaccinarsi col sorriso sulle labbra? E se questo è vero, che problema c’è ad ammettere che qualcuno possa avere paura del vaccino? La paura, certamente, è di origine emotiva, ma spesso (e soprattutto nel nostro caso) non è del tutto irrazionale.
Ragioniamoci un momento: non v’è dubbio che questo sia un vaccino tuttora sperimentale, non solo, ma viene prodotto da una decina di case farmaceutiche diverse, perciò non si capisce come si possano fare pararagoni statistici significativi, riguardo agli effetti di immunizzazione usando prodotti di composizione disomogenea. Non sono un virologo, ma esperti di fama mondiale hanno segnalato le analogie tra il Covid e l’HIV, come ad es., il fatto che entrambi, a causa della loro variabilità, non si prestino ad una prevenzione vaccinale, tant’è che per l’HIV non esiste un vaccino ma sono state messe a punto terapie antivirali talmente efficaci da rendere superfluo il vaccino stesso.
Pare che questo stia accadendo anche col Covid rispetto al quale, invece, solo il vaccino viene considerata terapia idonea. Pur non essendo virologo, sono tuttavia Neurologo e so che i virus, per loro stessa natura, hanno una particolare affinità per il tessuto nervoso ed, infatti, molti effetti avversi segnalati consistono in paralisi centrali o periferiche, più o meno estese: per non parlare dell’azione trombofilica del Covid che favorisce la coagulazione intravasale del sangue.
Mi sembra che ce ne sia abbastanza per riflettere ed avere un po’ di paura, no? Ah, certo, dimenticavo, quelle fornite da piattaforme indipendenti sono tutte fake news, mentre le uniche notizie autentiche si riferiscono alla santificazione dei vaccini; ma allora perché i falsari non vengono presi di petto e smascherati da giornalisti d’assalto, anziché essere semplicemente silenziati come fanno con la sporcizia le colf pigre nascondendola sotto il tappeto?
E per finire, qualcuno mi può spiegare il motivo per cui i vaccinandi devono firmare una risma di documenti che, se letti con attenzione, costringerebbero a fare si e no una decina di vaccini al giorno, anziché le migliaia di dosi somministrate quotidianamente. Perché qualche politico coi cosiddetti non ha il coraggio di dire: “Cari signori, il vaccino è obbligatorio, ma lo Stato si assume questa responsabilità, sottoscrivendo (lo Stato, non i sudditi) la dichiarazione liberatoria di garanzia rispetto ad eventuali effetti collaterali.”
Ora scusate, ma devo tornare alla consueta immobilità.