Un anno fa Riccardo moriva nel parco della Madonnetta. Ancora non c’è giustizia.

E’ passato un anno, un anno da una morte senza senso, che si sarebbe dovuta e potuta evitare, la morte di un diciassettenne che aveva una vita davanti e meritava di viverla tutta.

Riccardo un anno fa, di venerdì pomeriggio esce con due amici per tirare due calci ad un pallone, in un quartiere di periferia, Acilia, quella periferia di Roma che mostra il volto ispido e crudele del degrado, che non ha spazi di aggregazione per i ragazzi, costretti ad inventarsi un quadrato di felicità tra la spazzatura e le strutture abbandonate.

“Vado a giocare al parco della Madonnetta” aveva detto a mamma Daniela, lì, a due passi da casa. Ma quel parco da anni è abbandonato, macerie, rifiuti ed una struttura che un tempo era stata l’inizio di un progetto faraonico, completamente abbandonata. Uno stabile enorme con palestre, piscine e campi da gioco, ridotta a un dedalo di corridoi maleodoranti, abitati da senza fissa dimora e teatro di lugubri rituali di cui al mattino si rinvengono le tracce.

Mentre Riccardo si trovava lì con due amici, uno dei clochard di stanza nelle palestre abbandonate, iniziava ad inveire contro i giovani, intimando loro di allontanarsi dalla “sua zona”, per poi iniziare a rincorrere i tre con una bicicletta, brandendo un’ascia e minacciandoli di morte. I giovani si spaventano, iniziano a correre a perdifiato per mettersi in salvo e una volta raggiunta la strada Ricccardo dice: “non ce la faccio più”, si accascia al suolo e muore. Così. Esala l’ultimo respiro lì, davanti ai suoi amici disperati, che chiamano i soccorsi che tardano ad arrivare, accanto ad un pallone a cui non darà mai più calci.

La procura qualche giorno dopo indaga il clochard per il reato di morte come conseguenza di un altro reato, la perizia infatti dice che Riccardo è morto d’infarto non solo per una piccola malformazione cardiaca congenita, ma anche per lo stress determinato dalla paura e dallo sforzo fisico compiuto nella corsa. Oggi l’uomo è a piede libero e ancora bivacca in quella zona, così la mamma del povero Riccardo se lo trova davanti spesso nelle strade di Acilia, ma non può nulla.

Ad un anno dalla tragedia l’8 marzo si celebrerà l’udienza preliminare in cui la famiglia di Riccardo è costituita parte civile. Il legale dei genitori del ragazzo, l’Avv. Roberto Maiorana, racconta le due dimensioni su cui si declina questa vicenda, quella più strettamente personale, che vede un uomo senza fissa dimora, già attinto da denunce per molestie e altri reati, essere ancora libero di girovagare pur avendo mostrato una evidente pericolosità sociale e la dimensione collettiva del dramma, che risiede nell’incuria nella gestione di un bene a servizio della collettività: “al momento si sta per celebrare il processo contro l’indagato, ma abbiamo pronte le carte per portare in giudizio il Comune e inchiodarlo alle sue responsabilità” dichiara l’avvocato.

Il parco della Madonnetta è da anni in uno stato di devastante degrado, la struttura presente al suo interno era stata edificata con i punti verde qualità, poi nel 2015 veniva revocata la concessione all’imprenditore che l’aveva ottenuta e da allora nessuno si è più occupato delle manutenzioni. Oggi l’area è totalmente dismessa e funge da alloggio di fortuna per senza tetto, ma al suo interno ci sono piscine scoperte, botole pericolosissime, travi cadenti e tutto quello che serve per far accadere altre tragedie.

Un’associazione di residenti da tempo denuncia il degrado e l’incuria, ma le autorità non hanno mosso un dito e Daniela, mamma coraggio, dopo la morte di Riccardo si batte quotidianamente per restituire dignità a quel territorio martoriato, e torna ciclicamente all’interno della struttura abbandonata per verificarne le condizioni e per denunciare lo stato dei fatti.

Intanto è passato un anno, ma sembra che il tempo si sia fermato in un terribile fermo immagine: Riccardo esanime, davanti ai suoi amici terrorizzati, la giustizia che tarda ad arrivare, un presunto colpevole ancora libero di fare del male ed una periferia devastata dal degrado, abbandonata a se stessa, che sembra non destare l’interesse di nessuno, anche di fronte a fatti enormi come questo.

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