Croazia, irride le Foibe in tv. Menia (FdI): “Battuta inqualificabile, sentimento anti-italiano ancora radicato”

Una ‘battuta’ infelice, quella pronunciata a MaxSport, un canale sportivo croato che stava trattando della fila di vittorie consecutive del Rijeka contro ben tre squadre allenate da tre italiani: l’Osijek di Federico Coppitelli, la Dinamo Zagabria di Fabio Cannavaro e l’Hajduk Spalato di Gennaro Gattuso.

Tre vittorie importantissime per la squadra del Rijeka, allenata da Radomir Đalović, arrivate tra campionato e Coppa di Croazia, contro compagini che si trovano nella parte alta della classifica del campionato croato. Una coincidenza che però ha lasciato spazio a un commento infelice e mal riuscito, che disonora l’immagine dell’Italia: secondo l’opinionista ed ex giocatore Joško Jeličić, infatti, il montenegrino Đalović avrebbe “conquistato gli italiani in dieci giorni”. Poi il paragone sgradito: “Nemmeno i partigiani nel 1943 hanno fatto così!”. Una battuta che getta del fango e minimizza quella fetta di storia italiana che a fatica, per merito della destra e dei patrioti italiani, si è riusciti a far emergere dopo anni di quasi totale buio. Parole che sembrano far riaffiorare, nella penisola balcanica, un sentimento che si sperava sopito dopo ormai ottanta anni. Invece, a quanto pare, c’è ancora chi sembra apprezzare le modalità criminali con cui l’ex Jugoslavia si impossessò di terre allora italiane, non solo geograficamente, ma anche culturalmente. L’Istria, la Dalmazia, le varie città del lato adriatico dei Balcani. La stessa Rijeka, un tempo Fiume, che fu riannessa con sudore per volontà di molti italiani. Città che parlavano italiano, cancellate nelle loro radici da quella che deve essere considerata una pulizia etnica, compiuta per volere del maresciallo comunista Tito. Atti che, a quanto pare, sembrano graditi ancora a troppe persone.

Menia (FdI): “Gli italiani hanno subito sulla propria pelle la furia dei titini”

Abbiamo intercettato il senatore di Fratelli d’Italia Roberto Menia, primo firmatario della legge istitutiva del Giorno del Ricordo, approvata ormai più di 20 anni fa. E a distanza di due decenni, resistono ancora tentativi di minimizzazione dei crimini jugoslavi e soprattutto di glorificazione dell’operato di Tito: secondo Menia, infatti, quella dell’opinionista croato “non può essere considerata una battuta”, ma soltanto un’uscita che “dimostra quello che è un pensiero purtroppo diffuso dall’altra parte del Mar Adriatico: e cioè che Tito è stato un grande condottiero, è stato un grande statista. Continua ad esserci un sentimento anti-italiano che è fuori dal mondo. Anche perché – ha specificato il senatore a La Voce del Patriota la nostra gente ha subito sulla propria pelle l’avanzata dei partigiani in Istria e in Dalmazia e sa benissimo cos’è stato”. Una battuta, dunque, “che si commenta da sola, che è inqualificabile”. Si tratta di uno schiaffo alle vittime delle foibe e agli esuli che vagarono per l’Italia per anni dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale. Una battuta che stride con il lavoro di approfondimento storico che militanti di tutta la Nazione portano avanti da decenni per far conoscere quello che ormai la totalità degli storici confermano: fu una pulizia etnica a danni degli italiani, indipendentemente dal loro credo politico, mossa da un sentimento fortemente anti-italiano. “Vorrei ricordare – ha tenuto a precisare il senatore Menia – che Fiume ha dato ben 50mila esuli su 54mila abitanti. Si chiedano il perché”. Anche per questo motivo, per i continui attacchi che infoibati ed esuli subiscono ogni giorno, è bene ricordare e soprattutto trovare l’ambita unità nazionale su un tema che dovrebbe essere patrimonio di tutta la Nazione, della totalità dei cittadini italiani.

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.