“Vi dico che questi paesi ci stanno chiamando per baciarmi il culo”. Si è espresso così Donald Trump durante la cena di gala del National Republican Congressional Committee a Washington parlando dei Paesi colpiti dai dazi che vogliono trattare per ridurre le tariffe. Rivolgendosi alla platea dei repubblicani per rivendicare la sua linea dura, il presidente americano ha assicurato che i tanti Paesi colpiti dalle tariffe “muoiono dalla voglia” di fare un accordo. Mostra il petto ai repubblicani ribelli il presidente degli Stati Uniti, non usa mezzi termini per giustificare la sua strategia: “So quello che sto facendo. Non vogliamo necessariamente fare un accordo con loro. Siamo contenti di stare così, prendendo i nostri 2 miliardi di dollari al giorno, ma loro vogliono fare un accordo con noi”, ha affermato, sostenendo che le aziende stanno tornando negli Usa e investendo migliaia di miliardi. “Stanno arrivando i produttori di chip, stanno arrivando tutti. Non abbiamo mai avuto niente del genere”, ha detto.
Come quando era il plenipotenziario del suo programma ‘The Apprentice’ richiama all’ordine i ribelli se non vogliono sentirsi dire “you are fired”: “smetterla di mettersi in mostra” per le loro preoccupazioni riguardo al suo “grande, bellissimo disegno di legge” (di bilancio) che proroga i maxi tagli fiscali del suo primo mandato e dà il via libera a nuove spese per la sicurezza delle frontiere. Il presidente ha sostenuto che questa legge è fondamentale per mantenere il sostegno al partito nel 2026, puntando il dito contro quei pochi repubblicani messi sotto pressione dai suoi dazi. “Dovete solo arrivare al punto. Chiudete gli occhi e arrivateci. È un disegno di legge fenomenale. Basta fare i pavoni”, ha ammonito. “Lasciate che ve lo dica, voi non negoziate come negozio io”.
Cina-Usa: è guerra commerciale
Con la Cina è iniziata la guerra commerciale, gli Usa hanno imposto una nuova ondata di tariffe che entra oggi in vigore per rispondere ai contro dazi cinesi. Le aliquote aggregate sono salite al 104%, frutto del 20% precedentemente imposto, di un ulteriore 34% e di un aumento dell’ultimo minuto del 50% firmato da Trump martedì sera dopo che Pechino non ha ritirato le sue controtariffe al 34% in vigore da domani. Fonti Reuters affermano che “I massimi leader cinesi prevedono di incontrarsi, probabilmente già oggi, per elaborare misure per rilanciare l’economia e stabilizzare i mercati dei capitali. Il governo cinese, almeno per ora, non sembra voler chiamare Trump per trattare, quest’ultimo non sembra invece voler tornare indietro sui dazi, linea dura che non risparmia nessuno, nemmeno i presunti amici del presidente americano.
Meloni incontrerà Trump il 17 aprile
Durante una visita alla Casa Bianca lunedì, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu non è riuscito a convincere il presidente a ridurre i dazi appena annunciati su Israele. Al contrario, Netanyahu è uscito dall’incontro con la promessa di cancellare il deficit commerciale del suo Paese con gli Stati Uniti ma Trump non ha offerto nulla in cambio. Proverà a fare da ponte tra Europa e Usa il presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni, attesa nello Studio Ovale il 17 aprile per cercare un accordo sui dazi del 20% imposti all’Ue. “Considerati i suoi rapporti amichevoli con il presidente e con diverse figure della sua amministrazione, l’Europa difficilmente avrebbe potuto scegliere un’emissaria migliore”, scrive Politico. Parole sintomo del prestigio internazionale che ha conquistato Meloni in due anni di governo.