Decaro bombardato. Da Piantedosi? No, da Michele Emiliano

Il potere logora chi non ce l’ha, diceva Giulio Andreotti, ma in Italia ci sono forze e comunità politiche che hanno senz’altro sempre lottato per divenire maggioritarie nel Paese, e non si sono limitate alla semplice testimonianza, ma si sono rivelate capaci di attraversare anche sterminati deserti, lunghe stagioni  alla opposizione, con un consenso elettorale limitato e all’insegna, a volte, della incomprensione da parte dei più. Senza tuttavia impazzire, bensì, tenendo duro, con la forza di una certa convinzione ideale, sino al raggiungimento di determinati traguardi. Una di queste è indubbiamente la destra di Giorgia Meloni, che, una volta terminati i fasti del berlusconismo, si è ritrovata addirittura senza una casa e con un patrimonio di voti del tutto disperso. Invece di inveire contro il destino cinico e baro, pochi coraggiosi, fra i quali l’attuale premier, hanno ridato un tetto alla destra italiana e ai conservatori, con la creazione di Fratelli d’Italia, non deprimendosi mai, nemmeno per quel 4 per cento dei voti rimasto stabile per molti anni. La tenacia ha pagato e si sono aperte le porte di Palazzo Chigi, ma non tutti riescono a rimanere lucidi, soprattutto se lontani per un po’ dai centri decisionali, e a conservare la caparbietà così come hanno fatto Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia. Per esempio, il Partito Democratico e le varie sinistre satelliti, già abituati ai tempi del PCI ad assaporare il potere pur restando formalmente alla opposizione e poi a governare senza vincere le elezioni, vivono malissimo il loro essere minoranza e il fatto che occorra aspettare diversi anni prima di rivedere la stanza dei bottoni perché l’Italia ha un Governo stabile che peraltro ottiene successi in Patria e all’estero. La lucidità non pare essere più di casa dalle parti del PD e si nota la raggiunta incapacità di azzeccare mosse e posizionamenti. Anche quando la sinistra stima di mobilitare, com’è giusto che sia in democrazia, opinioni e un buon numero di persone in contrapposizione alle scelte del Governo Meloni, avviene puntuale lo scivolone, spesso tragicomico. Tutti i big del centrosinistra o campo largo, da Elly Schlein a Giuseppe Conte e fino a Nicola Fratoianni, si sono quasi trasferiti a Bari, organizzando più manifestazioni, per difendere, e trasformare in martire, il Sindaco piddino della città Antonio Decaro, a loro dire, vittima di un accanimento studiato a tavolino dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, con l’assenso, è ovvio, del Presidente del Consiglio. Il Viminale, come è già stato detto e scritto, anche qui su La Voce del Patriota, ha istituito una commissione d’accesso per verificare se il Comune di Bari può essere oggetto di commissariamento a causa di infiltrazioni mafiose e soggezione degli amministratori alle organizzazioni criminali. Ciò è stato deciso, non per l’appartenenza di Decaro al PD, ma in base alla normativa vigente sullo scioglimento dei Comuni caratterizzati da collusioni con la mafia e a causa di un’inchiesta in corso che ha già portato all’arresto di 130 persone. Ma per PD, M5S e cespugli, Roma vorrebbe soltanto terremotare una sana amministrazione di centrosinistra e si sono dati tutti molto da fare per santificare Antonio Decaro. Sabato scorso è stato organizzato un altro evento di piazza per salvare il “povero” Sindaco, nel quale è intervenuto anche il Governatore della Puglia Michele Emiliano. Quest’ultimo non poteva di certo esimersi dal proteggere il primo cittadino perseguitato da Meloni e Piantedosi, ma se fosse rimasto a casa avrebbe aiutato meglio il compagno Decaro. Emiliano dovrebbe riuscire a mantenere  un po’ di equilibrio, visto che lui il potere ancora ce l’ha, almeno in Puglia, eppure si è reso protagonista di un’uscita devastante per l’immagine del suo allievo Sindaco. Tutti a ripetere che Antonio Decaro è quasi un eroe antimafia, e, fino a prova contraria, ci crediamo, poi arriva lui, il simpatico omone che governa la Regione, a dire di essere stato, circa diciotto anni fa, in visita presso l’abitazione della sorella di un noto boss mafioso condannato all’ergastolo, in compagnia, dulcis in fundo, di Antonio Decaro. Allora, Emiliano era il Sindaco di Bari e Decaro si occupava, come assessore, della Viabilità. Il Comune era intento a pedonalizzare il quartiere di Bari Vecchia e riceveva parecchi pareri contrari da parte della popolazione di quell’area della città, e per qualche motivo, parole di Emiliano e non sicuramente nostre, i due amministratori scelsero di confrontarsi con la sorella del boss Antonio Capriati. Compresa la terribile figura, adesso è tutta una retromarcia sia da parte di Michele Emiliano, che ammette di non ricordare più tanto bene se Decaro si trovasse o meno in sua compagnia, che del Sindaco di Bari, il quale riconosce che forse ha incontrato la congiunta del boss, ma per strada. Ormai, la frittata è fatta e si è trattato di una tranvata micidiale, scagliata su Decaro, non da Piantedosi e dalla commissione d’accesso, bensì da un amico e compagno. Antonio Decaro si procuri dei difensori un poco più prevedibili di Emiliano, e in quanto a Schlein e Conte, beh, possono pure fare ritorno a Roma. 

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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