In principio era Finmeccanica S.p.A, poi divenne Leonardo – Finmeccanica S.p.A. per infine assumere, dal 1° gennaio 2017, la denominazione sociale di Leonardo S.pA., azienda italiana attiva nei settori difesa, aerospazio e sicurezza.
Ma stiamo parlando di una delle tante piccole – medie imprese che permeano il tessuto sociale nazionale? Assolutamente no: Leonardo S.p.A. è una delle imprese di difesa più grandi del mondo, la terza più grande in Europa, con le mani su settori nevralgici quali elettronica, difesa, sistemi di sicurezza, aereonautica e spazio.
Detiene un fatturato stimato in 13,8 miliardi di euro ed ha circa 46.462 dipendenti. Inoltre è partecipata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze nazionale, che detiene circa il 30% delle sue azioni. L’identikit perfetto del colosso finanziario.
E poteva questo colosso della difesa restare immune da una delle peggiori piaghe della italiche, cioè quella che vuole la politica imporre nomi di suo gradimento all’interno dei Consigli di Amministrazione? Certo che no.
Ed è così che in questi giorni è emersa la nomina di Carmine America nel C.d.A. di Leonardo S.p.A., fortemente caldeggiata, voluta, imposta dal Movimento 5 Stelle.
Non per caso, perché il dott. America è legato a doppio filo con i pentastellati: per cominciare, fu compagno di classe, presso il liceo classico “Vittorio Imbriani” di Pomigliano, dell’attuale ministro degli esteri Luigi Di Maio.
In seconda battuta, fu consigliere speciale dello stesso Di Maio quando questi era vice – primo ministro e ministro dello Sviluppo Economico. In terza ed ultima battuta, è tutt’ora consigliere speciale del ministro degli Esteri, nei settori della sicurezza internazionale e difesa. Un vero fedelissimo di Di Maio, quale nome migliore da inserire in un Consiglio di Amministrazione da controllare?
In fin dei conti, abbiamo una lunghissima tradizione di nomine politiche nelle aziende a partecipazione statale, non ci sarebbe nessuna questione di opportunità o meno della stessa, se solo tale nomina non derivasse da un partito che ha fatto del vernacolo contro la casta la sua principale voce in curriculum.
A dire il vero, poi, ci sarebbe un ulteriore problema: il suocero di America – Angelo Fornaro – sarebbe il principale fornitore di alcune delle aziende facenti parte del gruppo Leonardo. E questo apre un’altra questione non da poco, che è sempre stata il cavallo di battaglia dei giacobini a 5 stelle: quella del conflitto di interessi.
Chi può dimenticare gli appelli all’onestà con i quali i grilli hanno riempito le piazze e l’etere sin dalla loro fondazione nel 2009?
Chi può dimenticare il tiro al piccione, perentoriamente verificatosi nei confronti della “vecchia politica”, colpevole di una condotta morale a loro dire deprecabile? Come dimenticare le loro battaglie nel denunciare il conflitto di interessi dell’establishment?
E non sarebbe nemmeno la prima volta che il nuovo che avanza si riscopre vittima del paradosso del Gattopardo: cambiare tutto per non cambiare nulla, sostituire al vecchio un nuovo identico e forse anche peggiore in quanto privo di quella capacità ed acume politico di chi intendeva l’arte politica come mestiere.
Sia chiaro, non è da solo: nello stesso CdA di Leonardo S.p.A. è in compagnia dell’illustre giurista Pietro Guido Alpa, nominato nel 2014, sulle cronache nazionali al momento della nomina a Presidente del Consiglio di Giuseppe Conte per via dei mai del tutto chiariti rapporti tra i due.
Si sa che la gente da buoni consigli sentendosi come Gesù nel tempio, si sa che la gente da buoni consigli se non può più dare cattivo esempio. Ed è così: quel Movimento 5 Stelle barricadero forte della presunta superiorità morale di chi non conta nulla, è morto. E’ morto nel momento in cui è diventato establishment.
E’ morto nel momento in cui è diventato ciò che condannava. E’ morto nel momento in cui, credendosi diverso da chiunque, è diventato più uguale degli altri.