I cambiamenti climatici sono cambiamenti delle temperature e dei modelli metereologici che possono avvenire in maniera naturale o, soprattutto a partire dallo scorso secolo, possono derivare dall’attività umana. Sono ovviamente dei cambiamenti che investono l’intera popolazione mondiale e a cui è fondamentale guardare per salvaguardare la Terra.
In particolare, l’acqua è una delle risorse più importanti per la vita dell’intero pianeta e dunque una sua scarsità può produrre ingenti danni.
La crisi idrica deve essere dunque al centro delle politiche mondiali, perché rappresenta un tema a cui occorre dare una risposta concreta e rapida, che di certo non può essere risolto sprecando migliaia di litri d’acqua per ripulire monumenti deturpati.
Il Governo italiano, consapevole di questa necessità, ha agito approvando lo scorso 14 aprile un decreto legge proprio per prevenire e contrastare la siccità, oltre che per potenziare e adeguare le infrastrutture idriche. Il Senato ha approvato questo dl lo scorso 31 maggio, apportando alcune modifiche.
Il testo è composto da 14 articoli. Analizziamo di seguito i punti salienti, così da comprendere appieno la portata e le innovazioni contenute al suo interno:
- All’articolo 1 viene prevista l’istituzione di una Cabina di regia per affrontare la crisi idrica causata dalla mancanza di precipitazioni. La Cabina di regia avrà il compito di indirizzare, coordinare e monitorare le azioni necessarie, identificando entro 30 giorni dalla sua istituzione gli interventi urgenti da realizzare nel breve termine. Le amministrazioni competenti dovranno comunicare alla Cabina di regia le risorse disponibili per finanziare tali interventi, a meno che sia dichiarata un’urgenza. Entro quindici giorni dalla identificazione degli interventi, il Presidente del Consiglio dei ministri, in accordo con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, emetterà un decreto per riorganizzare le risorse disponibili e approvare il programma degli interventi. A questo punto la Cabina di regia dovrà ricevere rapporti periodici sugli interventi in corso e informazioni sugli interventi dai soggetti coinvolti, in modo da monitorare efficacemente l’avanzamento dei lavori senza lasciare spazio ad eventuali ritardi e/o incomprensioni sulle azioni da portare avanti.
- L’articolo 2, in linea con l’art.1, stabilisce un meccanismo per risolvere le situazioni di dissenso quando un organo di un ente territoriale si oppone all’implementazione di determinati interventi. Nel caso in cui si verifichi inerzia, ritardo o difformità nella pianificazione ed esecuzione dei progetti, vengono previsti i poteri sostitutivi.
- Con l’articolo 3 si stabilisce la nomina del Commissario straordinario nazionale per l’attuazione di interventi urgenti correlati alla scarsità di acqua, che rimarrà in carica fino al 31 dicembre 2023, con possibilità di proroga fino al 31 dicembre 2024. Il Commissario svolge le sue funzioni su tutto il territorio nazionale, utilizzando i dati degli osservatori distrettuali permanenti per gli utilizzi idrici istituiti nei distretti idrografici e, inoltre, si occupa del monitoraggio dell’attuazione del programma degli interventi nei piani di ambito, coordina l’adozione di misure per razionalizzare i consumi e ridurre gli sprechi di acqua, verifica lo stato di avanzamento delle autorizzazioni per i progetti di gestione degli invasi e individua le dighe che richiedono interventi urgenti per la rimozione dei sedimenti. Questa figura, nel caso in cui ci sia inerzia o ritardo nell’attuazione degli interventi, informa il Presidente del Consiglio dei ministri e assegna un termine massimo di quindici giorni per agire. Se l’inazione persiste, il Presidente del Consiglio dei ministri, previa consultazione del soggetto inadempiente, può conferire al Commissario il potere di agire in sostituzione. In questo modo si prevengono antipatici ritardi e l’accumulo di lavori che non produrrebbero alcun risultato, ma provocherebbero un mero spreco di tempo e risorse.
- Gli articoli 4 e 6 sono incentrati sul principio della semplificazione. In particolare, l’art. 4 introduce una serie di disposizioni per semplificare le procedure di realizzazione delle infrastrutture idriche e garantire la sicurezza e la gestione degli invasi, anche attraverso un regime semplificato per la procedura di verifica di assoggettabilità a Valutazione di impatto ambientale (VIA) per interventi di modifica delle dighe esistenti. L’art.6 prevede la possibilità di realizzare vasche di raccolta di acque piovane per uso agricolo senza la necessità di ottenere un permesso specifico, purché il volume massimo di acqua raccolta non superi i 50 metri cubi per ettaro di terreno coltivato, in modo da consentire agli agricoltori di raccogliere e utilizzare l’acqua piovana per le loro coltivazioni senza dover affrontare oneri burocratici aggiuntivi.
- L’articolo 7 si concentra sul riutilizzo delle acque reflue depurate a scopi irrigui nell’agricoltura, così da garantire la sicurezza delle acque reflue depurate destinate all’irrigazione agricola, ma anche per proteggere l’ambiente e la salute umana e animale, e promuovere l’economia circolare. Sempre a questo scopo, anche l’articolo 9 prevede delle misure per promuovere un uso e riuso responsabile delle risorse, in particolare i fanghi derivanti dal trattamento delle acque reflue, che sono da considerare rifiuti solo al termine del processo completo di trattamento effettuato nella struttura di depurazione. I fanghi infatti sono delle vere e proprie risorse da sfruttare, essendo usati per la maggior nell’agricoltura come compost o correttivo del terreno.
- L’articolo 10 prevede una semplificazione per la realizzazione degli impianti di desalinizzazione, purché vi sia una comprovata carenza idrica e la mancanza di fonti idropotabili alternative economicamente sostenibili.
- Vengono inasprite le sanzioni per l’estrazione illecita di acqua e per gli inadempimenti nelle attività di esercizio e manutenzione delle dighe, come sottolineato dall’art. 12
- Infine, secondo l’art.13 si prevede la creazione di un piano di comunicazione sulla crisi idrica, con l’obiettivo di fornire informazioni adeguate sulla persistente situazione di crisi idrica che colpisce il territorio nazionale e sulle conseguenze che ciò comporta sull’economia e sulla società. Tale piano dovrà inoltre garantire ai cittadini e agli operatori del settore di essere adeguatamente informati sul corretto utilizzo delle risorse idriche.
Le misure contenute nel decreto legge analizzate finora guardano per la prima volta al problema della siccità secondo una visione strutturale. Una risposta concreta ad un problema che affligge il nostro paese da circa vent’anni e che ora viene affrontato in modo serio e responsabile.
Il tema generale della crisi ambientale è un tema apartitico che deve interessare tutte le forze politiche indistintamente, perché la salvaguardia Terra non è una prerogativa di uno schieramento piuttosto che di un altro.
E ciò è dimostrato anche dal fatto che l’ambiente, nonostante molti vogliano ancora far credere che sia una tematica indifferente a destra, è stato al centro del programma elettorale di Fratelli d’Italia, con diverse azioni volte a garantire la tutela e la valorizzazione del patrimonio ambientale italiano, promuovendo un modello di sviluppo sostenibile.
Con il Governo Meloni questi obiettivi stanno trovando risposte nel concreto, sempre rimanendo dalla parte dei cittadini e delle aziende.
Semplificazione, uso efficiente e controllo sulla gestione delle risorse idriche sono i punti fondamentali di questo decreto, che rappresenta il primo decisivo passo per la risoluzione di una crisi che è, ovviamente, non solo italiana. Ma che grazie a questa prima azione del Governo rappresenta un segnale importante affinché le cose possano iniziare a girare nel verso giusto anche nel resto d’Europa e del mondo.