Adesso sarebbe ora che la Francia ricercasse, arrestasse ed estradasse in Italia quella trentina di terroristi fuggiti dal Bel Paese nel mezzo degli anni di piombo, riparati oltralpe e che grazie alla famigerata dottrina Mitterrand per decenni hanno potuto godere di una vita serena e normale alla faccia delle loro tante vittime e di tutti gli italiani onesti.
Pare che in proposito il governo si sia mosso con una missiva ad Emmanuel Macron appunto per sensibilizzarlo sulla questione, ma se certo ci si deve regolare sui comportamenti avuti fino ad ora dal presidente francese nei confronti dell’Italia e degli italiani, di speranza ne abbiamo poche. Intanto, tutti i giornali sono pieni di notizie su Cesare Battisti, finalmente assicurato alle patrie galere che lo attendevano da una quarantina d’anni. Dispiace solo che per quanto la condanna che l’aspetta sia dura, per questioni anagrafiche Battisti sconterà solo una modesta parte della punizione che ha meritato.
Al di là di questo, il rientro del delinquente non ha suscitato solo reazioni positive. Qualche voce fuori dal coro purtroppo va sempre messa in conto. Cominciamo col dire che c’è stata anche una certa polemica per la presenza di ben due ministri – Salvini e Alfonso Bonafede – all’aeroporto di Ciampino dove ha fatto scalo l’aereo con a bordo il terrorista. In effetti, la presenza dei due importanti uomini politici è apparsa proprio per quello che è stata: una passerella per aggiudicarsi ancora un po’ di consenso quasi fosse loro il merito per il rientro a casa di Battisti e non della mutata politica brasiliana. Non ci scandalizziamo però più di tanto, perché i nostri politici a queste passerelle ci hanno abituato da sempre, anche se per cronaca riportiamo le parole di Tajani, di Forza Italia, che ha detto: “E’ incomprensibile e disdicevole questa accoglienza eclatante a un ergastolano pluriomicida. Il governo dovrebbe piuttosto preoccuparsi di fargli scontare la pena fino all’ultimo giorno, senza fare propaganda”.
Anche Parrini, del PD, ha avuto parole di fuoco soprattutto nei confronti del ministro degli Interni Salvini: “È indecente che il vicepremier leghista cerchi di usare a fini di speculazione politica divisiva anche la cattura di un assassino latitante di cui va reso merito alla polizia di Stato e che più del novanta per cento della politica italiana da anni e anni concordemente auspica”, ha affermato non a torto.
In tutto questo non poteva mancare la solita voce buonista, questa volta interpretata da Piero Sansonetti che da anni ci ha abituato a queste sue uscite, stavolta giustificate se non altro dal nome del giornale per cui scrive, Il Dubbio. “Tutti esultano per Battisti”, dice Sansonetti, “Tutti sono felici che venga a marcire all’ergastolo. Che lasci il suo figlioletto brasiliano. Che paghi con la vita. Quasi nessuno sa di cosa è accusato. Nessuno conosce le prove: non ci sono. È un rito pagano: tutti fratelli intorno alla forca”, conclude, lasciandoci quasi con le lacrime agli occhi… Ma ricacciamo la commozione e facciamo presente a Sansonetti che 7 processi e 3 gradi di giudizio in ognuno di essi hanno acclarato le responsabilità di Battisti nei reati a lui ascritti. E se comunque avesse voluto dire la sua e difendersi, avrebbe potuto consegnarsi alle autorità e andare in aula a presentare le sue di prove, se mai vi fossero state, cosa che escludiamo. Inoltre, proprio non ci riesce di provare pena per chi, dopo essersi macchiato di delitti tanto tremendi, ha passato la maggior parte della vita in panciolle, sostenuto da compagni di ideologia e da qualche vecchia carampana “innamorata dell’aitante guerrigliero”, che per decenni lo hanno mantenuto a baguette burro e champagne. Adesso i nodi sono giunti al pettine, e non possiamo che provare soddisfazione nel sapere Battisti finalmente in galera. Per quanto riguarda poi il “povero bambino privato del papà”, meglio crescere solo con una mamma che con un pluri-assassino, rapinatore e pure vigliacco.
Sempre per la cronaca, a Sansonetti ha fatto eco anche Scalzone, uno che sul tema “latitanza” potrebbe meritare una libera docenza. “Ho visto il frammento che le tv mandano come un tormentone della discesa di Battisti dall’aereo e del comitato di accoglienza con i ministri Salvini e Bonafede. La prima impressione è il senso di angoscia nel vedere un uomo preso, catturato, avviarsi quella che alcuni vorrebbero fosse la sua tomba anticipata”, ha blaterato, dimostrando anche lui di avere tanta sensibilità per un carnefice e nessuna per le tante vittime di un delinquente.
Per concludere, sui social molte voci si sono sollevate per far notare come all’arrivo di Battisti in Italia fossero molti i politici schierati ad attenderlo mentre al funerale di Antonio Megalizzi, l’italiano ucciso a Strasburgo durante un attacco terroristico, c’era solo il presidente Mattarella con il ministro Fraccaro. Questione di sensibilità o di audience?