A Piazza del Popolo lo scorso sabato, quella manifestazione si è soltanto trasformata in un boomerang per la sinistra. Era nata con l’idea di mostrarsi finalmente unita, soprattutto nei confronti di un centrodestra che riesce a trovare la quadra giusta su ogni questione, anche le più delicate. Però il tentativo della sinistra, l’ennesimo, di unificarsi, è fallito miseramente. L’assenza di una linea politica chiara è emersa limpidamente, la carenza di idee, le divisioni interne, i litigi anche sulle bandiere da esporre durante la manifestazione hanno soltanto contribuito ad alimentare il caos.
Il danno non è solo politico, ma anche d’immagine. Perché dagli ultimi fatti è emerso che quella manifestazione spacciata per istituzionale ma in realtà con un forte connotato politico (basti sentire gli sproloqui dei partecipanti che demonizzavano le destre di tutto il mondo), è stata finanziata anche con fondi pubblici. Tra i primi a essere scoperti, c’è stato il Comune di Roma, guidato dal sindaco dem Roberto Gualtieri. La somma si aggirerebbe intorno ai 270mila euro. Soldi dei cittadini romani usati per una festa politico. Secondo il Giornale, lo staff del sindaco, soprannominato ‘tiktoker’ per i suoi continui video promozionali sulle opere realizzate per il Giubileo, avrebbe anche confermato il finanziamento. La scusa? È che si trattava di “una manifestazione istituzionale e non politica, promossa da sindaci di diversi schieramenti, a sostegno dell’Unione europea”. Poi nei fatti non è stato così.
FdI: “Fare chiarezza sui soldi utilizzati”
Da Roma si è già levata la voce degli esponenti capitolini di Fratelli d’Italia contro l’utilizzo dei fondi comunali: “Il sostegno economico di Roma Capitale ad un’iniziativa di una parte politica è indifendibile” secondo Marco Perissa, deputato e presidente del coordinamento romano del partito. Il perché è presto detto: “È prerogativa di un’istituzione rappresentare tutti i cittadini e non privilegiare una parte politica. Risparmio la riflessione sulle reazioni che avremmo avuto se la giunta in questione fosse stata di centrodestra. Siamo stanchi di vedere la cosa pubblica trattata come se fosse ad appannaggio di pochi, i cittadini romani eleggono un sindaco per governare una città e non per farsi spiegare quale sia la migliore visione dell’Europa. Gualtieri deve delle spiegazioni a tutta la città che, ricordo, non è un oggetto nelle proprie mani. Per questi motivi, convocheremo la Commissione di Controllo, Garanzia e Trasparenza di Roma capitale e nei municipi perché vogliamo assolutamente fare chiarezza su questa vergognosa vicenda”.
Firenze e Bologna scalpitano
Il guaio è che non solo il Comune di Roma si è trovato coinvolto in un macello simile. Delle simil-feste di partito, con un connotato poco istituzionale e molto politico, sarebbero in procinto di essere organizzate da altri comuni. Lo ha annunciato Matteo Lepore, il sindaco di Bologna che ha fatto sventolare la bandiera palestinese dal balcone. Di casa sua? No, ma della casa comunale. Ecco Lepore: “È il momento in cui tutti quelli che amano l’Europa e tengono a un’Europa di pace e democratica si devono impegnare e dar da fare. Anche per questo, insieme alla sindaca di Firenze (altra dem, ndr) stiamo pensando di organizzare una manifestazione insieme. Oggi più che mai sentiamo l’urgenza di impegnarci a promuovere e difendere i valori che ci hanno uniti in questi decenni”. Bene, anzi male. Perché se il modello resta quello di Gualtieri a Roma, allora vorrà dire che verranno usati altri soldi pubblici. Una opzione che i rappresentanti del centrodestra, locale e nazionale, chiedono di evitare. Vedremo cosa accadrà, con una frase che ci rimbomba nelle tempie: cosa sarebbe successo a parti invertite?