Dopo tre giorni si accorgono del gestaccio di Prodi

Dopo giorni di tentennamenti, di alibi e di negazioni, da qualche ora circola il filmato della verità. Sì, Romano Prodi ha strattonato una giornalista. Non avevamo parecchi dubbi: per lanciare un’accusa del genere contro un ex Presidente del Consiglio bisogna conoscere bene la verità. Il filmato ora ha chiarito tutto: si vede chiaramente che alla domanda della giornalista, Lavinia Orefici, il fondatore dell’Ulivo si lascia scappare una tirata di capelli, al limite tra il paternalismo e il sessismo, irritato dalla domanda sul manifesto di Ventotene. Una domanda legittima come qualsiasi altra (della serie, ‘rispondere è cortesia’), peraltro giunta in un contesto in cui l’argomento era al centro del dibattito politico. Una reazione senza senso dopo la quale non sono seguite scuse né prese di posizione nette da parte della sinistra. Si è preferito restare nel solito limbo dell’incertezza, con la paura di toccare un intoccabile come il Mortadella.

Due pesi due misure, dunque. Come sempre. Come ogni volta in cui a sbagliare – e lo possiamo dire col favore delle immagini – è qualcuno di sinistra. Tutto il mondo progressista ha preferito non parlarne, quello politico così come quello giornalistico: i principali quotidiani di area hanno parlato dell’intervista incriminata, della domanda della giornalista, della risposta stizzita di Prodi, ma non della mano allungata in modo anomalo. Non una semplice dimenticanza, ovviamente. Orefici è stata snobbata anche da molti colleghi, incapaci di ammettere che Prodi aveva esagerato. Hanno cercato delle giustificazioni, piuttosto. Hanno provato a sostenere, in modo alquanto sibillino, che l’ex premier ha la sua età e che a ciò è dovuta una tale reazione. Ma, vista la situazione, meglio restarsene a casa che fare queste figuracce – verrebbe da obiettare.

Poi d’un tratto, qualcosa si risveglia e la vicenda di Orefici viene finalmente presa seriamente in considerazione dai suoi colleghi. Notano finalmente la strattonata di Prodi, ma solo in relazione a un nuovo caso, scoppiato ieri pomeriggio, quello di Giovanni Donzelli che si è rifiutato di parlare in presenza di Giacomo Salvini, del Fatto Quotidiano, autore del libro Fratelli di Chat, in cui ha condiviso le chat private degli esponenti del partito di Giorgia Meloni risalenti al periodo dell’opposizione. In questo caso, la reazione di Fnsi, il sindacato dei giornalisti, è stata fulminea. Nel caso della collega di Quarta Repubblica, invece, meglio aspettare tre giorni e soprattutto qualcosa con cui controbilanciare. La Commissione delle Pari Opportunità – ha fatto sapere – “fa giungere la propria solidarietà alla giornalista Lavinia Orefici” e “annota come i giornalisti diano sempre più fastidio ai politici e ai potenti e come questo fastidio possa degenerare in violenza verbale o fisica quando si tratta di una donna, magari giovane. Davvero un brutto episodio che ha colpito la Commissione pari opportunità e, crediamo, molti cittadini e cittadine”. Mentre la segretaria generale, Alessandra Costante, dichiara: “Una tiratina di capelli di qua, un pezzo di m… di là e all’informazione si continua a mancare di rispetto. Che sia la giornalista Lavinia Orefici di Quarta Repubblica o il collega Giacomo Salvini del Fatto Quotidiano, tutti i cronisti hanno diritto di poter esercitare il proprio mestiere in maniera libera e senza censure”. Belle parole, ma forse un po’ in ritardo.

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