Draghi si riprende pure Arcuri. Consulenza milionaria per lo scialacquatore seriale.

Il Boiardo di Stato Arcuri ritorna in pompa magna, con una consulenza di ben 4 milioni di euro per, udite udite, coadiuvare il governo nella corretta gestione di una serie di finanziamenti. E ci duole dover rispondere alla provocatoria domanda della Meloni, che dopo aver appreso la notizia ha esclamato “ma siamo su scherzi a parte?!” … no, è tutto vero. E chi ci rifila questa sontuosa “sola” come si dice a Roma, è il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Tabacci, che sembra ricoprire l’incarico di riciclatore seriale di figure improbabili, considerato che è anche l’artefice del ritorno nell’agone politico della Fornero. Ma ciò che sconvolge di questo ripescaggio inaspettato è che il governo sta affidando ad Invitalia, la struttura partecipata dal MEF e guidata da Arcuri, l’incarico di “rafforzare la capacità delle strutture di governo per il monitoraggio dell’avanzamento finanziario e procedurale degli investimenti pubblici”, in parole povere gli si chiede di aiutare a spendere bene i soldi. L’incarico risulta essere stato affidato nel mese di marzo, quando Tabacci era stato da poco nominato sottosegretario, ma solo pochi giorni prima, il presidente Draghi aveva defenestrato il nostro, a seguito degli innumerevoli disastri collezionati in qualità di commissario a tutto. Ed è il caso di dire che quello che era appena stato gettato fuori dalla finestra è istantaneamente rientrato dalla porta. Arcuri: plurinominato dall’ex avvocato del popolo, che sembrava non poter fare un passo senza affidare a Mimmo suo una responsabilità apicale, in un anno di pandemia è stato in grado di fallire su tutto, dalle mascherine cinesi, passando per i componenti dei ventilatori di cui autorizzava l’esportazione, senza dimenticare Immuni, i banchi a rotelle (troppo spesso attribuiti solo all’incapacità conclamata della Azzolina) per finire con le mitiche primule vaccinali e le forniture di aghi. In buona sostanza uno scialacquatore professionista. Ma nei giorni scorsi è emerso anche di più, la Deloitte, revisore dei conti di Invitalia, ha espresso sul bilancio della società un giudizio con dei rilievi preoccupanti, le svalutazioni immobiliari infatti sarebbero state iscritte in una riserva di patrimonio netto, mentre avrebbero dovuto essere riportate nel conto economico, cosa che avrebbe portato a una superfetazione degli utili di circa 20,5 milioni. In buona sostanza l’utile di circa 36 milioni dichiarato ammonterebbe invece a 16 milioni e mezzo. Conti indebitamente gonfiati?
Ed è di rara evidenza che ne basterebbero la metà per far fuori il più solido dei raccomandati e invece, nonostante tutto, il nostro uomo sembra essere un muro di gomma, gli rimbalza tutto addosso e flop dopo flop si è costruito un curriculum che ancora oggi pare allettare assai. È così, per intercessione di Tabacci, il condottiero dei responsabili pro Conte, poi furbescamente insinuato nella multiforme maggioranza con un posto di tutto rispetto, Mimmuzzo se lo ripiglia anche il governo dei migliori, che tanto migliori poi non sono se per spendere bene cercano consiglio proprio da chi di soldi ne ha buttati a vagonate.

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